VETTEL DA TRIS È VICINISSIMO AD HAMILTON BENE RAIKKONEN
●L’inglese svetta nelle libere, Raikkonen, Bottas e il tedesco sono incollati. Niki: «Non possiamo permetterci che la Ferrari faccia tris»
L’inglese brilla nelle libere, le Ferrari restano incollate La gara domani alle 8.10
«Questa gara è cruciale per noi, non possiamo permetterci che Sebastian Vettel vinca per la terza volta. Ma tranquilli, non succederà». Niki Lauda sorride, convinto che la Ferrari non riuscirà a violare un circuito dove la Mercedes, da 4 anni a questa parte, ha sempre vinto. E questo malgrado la tabella dei tempi del venerdì pomeriggio mostri come tra Lewis Hamilton, autore del giro più rapido, e il leader del campionato che chiude il quartetto di piloti Mercedes e Ferrari ci sia un divario risibile: poco più di un decimo. «Mercedes e Red Bull sono molto forti, ma non ci arrendiamo», è la replica a distanza di Maurizio Arrivabene. «Siamo solo al venerdì — spiega Lauda, scuotendo il capo — e io sono ottimista perché la macchina è più veloce e a posto di quanto lo fosse quella del 2017 di questi tempi». Non è per mancanza di prestazioni se la Mercedes resta a digiuno di vittorie: «Abbiamo commesso degli errori, la Ferrari invece ha lavorato meglio di noi — sottolinea Niki —. In Bahrain ci siamo accorti troppo tardi che Vettel non si sarebbe più fermato ed il guaio è che gli ingegneri danno troppa importanza ai loro dati, mentre bisognerebbe essere
più pratici. Se avessimo reagito prima, avrebbe vinto Bottas. Serve una sveglia? Sì, ma è un bene che suoni nelle prime corse piuttosto che a fine campionato». Hamilton però domenica scorsa è stato azzoppato già il venerdì dallo sostituzione del cambio: campanello d’allarme anche per ciò che riguarda l’affidabilità? «No — replica il 3 volte iridato — in quel caso ha ceduto un clip (un gancio; n.d.r.) che era stato mal fissato. Non abbiamo preoccupazioni sulla trasmissione».
E TRE Coprotagonista della copertina del venerdì, insieme a Hamilton, Raikkonen. Per la terza volta, in altrettante occasioni, più veloce di Vettel al termine delle libere. «Non è ancora la Ferrari che voglio. Se qualcuno ha una buona idea si faccia avanti», commenta il leader iridato, lasciando filtrare un po’ di delusione. «Mi sono trovato a mio agio con la monoposto ma di fare bene nelle libere a me interessa poco, se poi non faccio punti», sono invece le parole del compagno di squadra il cui brillante quanto sfortunato avvio di stagione non lascia indifferente il suo capo team: «Sono soddisfatto delle sue prestazioni, è in buona forma e ciò è importante perché, se ricordate, due anni fa ha avuto problemi di schiena. Ora si è rimesso, sta bene ed è concentrato sul lavoro».
LETTERA Ma oltre che di pista, in questo venerdì grigio e freddo, condito anche da un acquazzone serale si parla anche di politica sportiva e di regole future: «Non voglio commentare, non è il mio lavoro, spetta al mio presidente», prova a scansarsi Arrivabene che però rivela: «Per quanto riguarda i motori un mese fa abbiamo spedito una lettera (a Liberty; n.d.r.): noi Ferrari, insieme a Mercedes, Honda, Renault nella quale abbiamo spiegato in maniera dettagliata la nostra posizione». Che Lauda si incarica di svelare: «Siamo disposti a trattare (dal 2021; n.d.r.) sulla messa al bando della MGU-H, ma a patto che il resto dell’impianto della power unit resti quello di oggi. Non ci possiamo permettere di fare investimenti di 50-80 milioni di euro per realizzare nuovi motori, continuando a spenderne altrettanti per sviluppare le power unit attuali (sino al 2020; nd.r.). Tutto questo mentre la Fia ci impone di venderli per soli 11 milioni, è una cosa ridicola». L’obiettivo è arrivare a un accordo entro fine maggio. C’è poi per quanto riguarda la Ferrari anche la spinosa questione da affrontare riguardo al mantenimento del diritto di veto sui cambiamenti regolamentari. Dovesse saltare, come reagirebbe Maranello, viene chiesto allo stesso Arrivabene: «Lo scoprirete se sul nostro volto campeggerà il sorriso o meno».
UNSAFE Al quale scappa un commento infelice quando il discorso scivola sul guaio al pit stop che ha messo k.o. Francesco Cigarini. «Sta bene ed è a casa. Se l’ho sentito? Certo, come mio dovere di team principal sono in contatto con lui ma ricordo che si chiama Francesco, non San Francesco. “Infelice è quella terra che ha bisogno di eroi”(«blessing the hurt who doesnt’ need hero», le due parole pronunciate in conferenza stampa; n.d.r.) e a dirlo non è Maurizio, ma Bertold Brecht». Mah.