GUARDIOLA È GENIALE, MA PURE PASQUALE MARINO MI HA DATO MOLTO
CHE PIÙ LO ISPIRANO
che vanta un curriculum di goleador vero, è stato un colpo del presidente. Djuricic e Guilherme hanno tanta qualità, ma pure Billong, Tosca e Puggioni hanno portato valori importanti».
Spesso il suo calcio è accostato a quello di Zeman, in particolare per il dato in comune sulle difese-gruviera. Che cosa ne pensa?
«Zeman è un grande maestro, la sua conoscenza di calcio resta unica. Ma, rispetto alla mia idea, il suo gioco è più verticale ed è codificato. Io preferisco far tenere quanto più è possibile la palla tra i piedi dei miei calciatori. Io e Zeman siamo agli opposti. Tento di capire quale è la strada migliore per arrivare al risultato. Ma non sono certo il depositario della verità».
C’è un filo che unisce il De Zerbi trequartista estroso e il De Zerbi tecnico raffinato?
«Ero un rompipalle da calciatore e lo sono, ancor di più, da allenatore. Se fossi un calciatore, non vorrei un tecnico come De Zerbi. Non vedevo l’ora di smettere di giocare, per cominciare ad allenare e spiegare il mio calcio. Non mi vedrei senza calcio. Il confronto con giocatori navigati come Sagna e Sandro mi arricchisce sempre più: mi stanno insegnando tanto».
Nel Benevento riesce a coniugare talento e tecnica?
«Il talento non si allena; sulla tecnica lavoro tantissimo. E ammetto che, a volte, noi allenatori buttiamo il talento nel cestino. Curo il controllo palla e la postura, fondamentale soprattutto per la ricezione del pallone. Poi, però conta solo il risultato. Il mio Benevento ne ha conquistati pochi. Magari anche perché non ha avuto la cattiveria giusta. Mi dà fastidio sentir dire che sei bello ma hai le ballerine ai piedi... L’aspetto agonistico per me può essere più importante di quello tecnico-tattico».
Quanto è ancorato al sistema 43-3?
«Sarebbe un limite se mi vincolassi a un solo sistema di gioco. Alleno i giocatori ad acquisire conoscenze per cambiare pure nel corso della partita. Se gli avversari ti oscurano una linea di passaggio, devi saper modificare. Punto più sull’occupazione degli spazi liberi che sul sistema di gioco».
Sul suo calcio c’è il marchio di qualche allenatore che in carriera l’ha avuta come giocatore?
«Pasquale Marino, col quale ho lavorato nel 2003. Già allora, era avanti di molti anni rispetto ai suoi colleghi, proponeva qualcosa di nuovo».
Quali sono i tecnici che stima di più?
«Guardiola, che è di un’altra categoria, il più geniale: il Bayern del suo secondo anno è stata la massima espressione di calcio, in assoluto. E poi Bielsa, Gasperini, Tuchel, Luis Enrique, Paulo Sousa, che ho votato per la “Panchina d’oro”, Spalletti, Sarri e Giampaolo ma anche Favre, Schimdt e Nagelsmann. Come squadra, il Napoli sta proponendo il gioco più bello degli ultimi anni. E apprezzo anche la Lazio: è difficile preparare la partita in fase difensiva contro la formazione di Inzaghi, non sai mai dove andare a DEL BENEVENTO Roberto De Zerbi, 38 anni, mostra alla lavagna i suoi schemi. De Zerbi allena il Benevento da fine ottobre, quando ha sostituito Baroni. La squadra gioca bene, ma è sempre ultima
prenderli, sono abili a giocare in spazi diversi».
BRIGNOLA, CON LA SPENSIERATEZZA, SA ESSERE TRAVOLGENTE
SUL TALENTO EMERGENTE
Da allenatore lei non ha ancora vinto eppure da due anni è in Serie A, come tecnico più giovane.
«A Foggia ho perso la finale per la B. Arrivai che c’erano 3.000 spettatori allo “Zaccheria”; vinta la Coppa Italia, nella finale playoff col Pisa, dopo aver sbagliato la gara d’andata, avevamo 30.000 persone allo stadio e 70.000 richieste di biglietti. Di Allegri non si dice che ha perso le finali. E Sarri, se arriva secondo dopo aver lottato sino in fondo con la Juve, per me, è come se avesse vinto».