Giro, Froome accende il motore
●Il protagonista più atteso della corsa rosa è arrivato in Italia e oggi prova lo Zoncolan su cui soffrì 8 anni fa: «Lo ricordo tremendo, tanto duro che volevo scendere dalla bici»
Una giornata lunghissima, iniziata all’alba di Madrid, e conclusa a Ovaro, quando il sole era già tramontato da tempo. Una giornata faticosa, impegnativa, snervante. Ma, nonostante questo, senza mai perdere il sorriso. È iniziato così lo sbarco di Chris Froome sul pianeta Giro. L’ultima volta, nel 2010, il britannico era guardato con simpatia e curiosità. Per le sue origini (nato a Nairobi) lo chiamavano «il keniano bianco» e non faceva paura a nessuno. Aveva 25 anni era uno dei tanti del Team Sky e la sua era una storia marginale, perfetta per quei servizi che nei giornali vengono chiamati «colore». Stavolta, cioè venerdì 4 maggio, quando l’edizione numero 101 della corsa Gazzetta prenderà il via da Gerusalemme, Froome sarà il britannico conquistatore di quattro Tour, l’ultimo in abbinata con la Vuelta. Sarà il favorito, il britannico capitano della corazzata Sky. Sarà anche al centro di polemiche per il «caso salbutamolo. Ma, è bene chiarirlo, la partecipazione di Froome è assolutamente nel regolamento.
SBARCO Certo, il contatto diretto con il Giro sarà martedì 1° maggio, quando arriverà in Israele, ma quello iniziato ieri è un week end molto importante Che, prima della corsa di rifinitura - il Tour of the Alps, da lunedì a venerdì prossimi - avrà il suo clou tra oggi e domani, con il sopralluogo sullo Zoncolan, lo studio della 15a tappa, Tolmezzo-Sappada, e infine la prova della crono Trento-Rovereto: tre momenti chiave della corsa rosa 2018. ● Le partecipazioni di Froome al Giro: nel 2009 chiuse 32°, l’anno dopo fu squalificato al termine della 19a tappa per traino sulla salita del Mortirolo GREGARIO La campagna d’Italia di Chris Froome, 32 anni, è cominciata il mese scorso alla TirrenoAdriatico: ha chiuso 34° ma ha aiutato il compagno Michal Kwiatkowski a vincere DAL TEIDE Il primo approccio con l’Italia è alle 11.10, all’aeroporto di Venezia. Il britannico sbarca dalla capitale spagnola dopo un ritiro di 16 giorni in quota al Teide, a Tenerife, accompagnato dal d.s. Nicolas Portal e dall’allenatore Tim Kerrison: persone chiave nel mondo di Froome. Il tempo di ritirare bici e bagagli e via in direzione Treviso, alla Pinarello, per il primo impegno di giornata. Ad attenderlo Fausto Pinarello, l’amministratore delegato della società che fornisce le bici a Sky. Chris appare molto più magro rispetto alla TirrenoAdriatico, l’ultima uscita agonistica. Se non siamo ancora alla percentuale di grasso delle occasioni più importanti è solo questione di piccoli decimali. «Ho perso cento grammi», butta lì come battuta. Poi aggiunge: «Sì, mi sono allenato abbastanza». È tranquillo, si vede. «Di notte dormo, nel mio cuore so di non aver fatto nulla di male, di non aver barato», dice riferendosi alle sue vicissitudini.
MANUBRIO Appena entra in fabbrica, Pinarello gli fa trovare una sorpresa: le bici dell’azienda trevigiana che hanno vinto il Giro, dalla Stelvio di Bertoglio (nel 1975) all’Espada di Indurain (1992 e 1993), passando per Battaglin (1981) e Chioccioli (1991). Chris le ammira, le studia, le solleva, le tocca. Poi guarda il padrone di casa e con un sorriso gli dice: «È passato troppo tempo. Ce ne vuole una nuova». Kerrison prova la eroad bike Nytro; Portal ammira l’Espada come fosse una bella donna. Froome, invece, studia il nuovo manubrio da crono della Most. È un gioiello prodotto in titanio, stampato in 3D dopo avere fatto la scansione delle sulle sue misure. Rispetto al manubrio precedente cambia l’interasse tra gli avambracci che ora sono leggermente più aperti, mentre le estensioni sono BICI&SCARPE Sopra Fausto Pinarello spiega il nuovo manubrio a Froome; sotto Chris è con Dino Signori della Sidi, l’azienda di scarpe da ciclismo leggermente più inclinate verso l’alto. Avanzato anche l’alloggiamento per il Garmin, portato più vicino ai polsi. Poi tocca al manubrio da strada, il Talon, anche questo adattato alle esigenze di Chris. La parte superiore viene stretta a 40 centimetri, la curva resta a 42. Froome, svela altri dettagli: «Ho abbassato leggermente la posizione dell’anteriore per la crono». Alla Tirreno-Adriatico era parso eccessivamente basso di sella sulla bici da strada. Aveva spiegato che, secondo alcuni test, con quelle misure aveva il rendimento ottimale. Stavolta sorridendo confessa: «Poco alla volta, un millimetro per volta, un pochino ho alzato la sella. Ora sto meglio».
SCARPE La tappa successiva è a Maser, alla Sidi. Dino Signori, il grande capo dell’azienda di calzature da ciclismo e motociclismo che ha in Froome il suo «cliente» numero uno, lo saluta con una stretta di mano che stritola, poi lo travolge col suo entusiasmo e la sua competenza. Toni Rossetto lo guida alla prova della Shot Air. La misura è un 46, ma rispetto alla scarpa in commercio – per risparmiare qualche grammo – ha una suola alleggerita e non ha il tallone rinforzato dalla forcella. Chris, che ha nel freddo il maggior nemico, viene attratto da una soletta riscaldante. Ma il tempo stringe. Risale in auto e via, alla volta del Friuli. Vuole provare gli ultimi 50 km della 14a tappa prima dell’attacco allo Zoncolan, da Caneva a Ovaro. Chris pedala per un’ora e mezza. Sale il Duron e la Valcalda («La tappa non è facile nemmeno prima dello Zoncolan» dirà) e arriva a destinazione alle 20.05 con le luci accese sulla bici. Oggi tocca al «Kaiser» della Carnia. «Ricordo una salita tremenda, tanto dura che m’era venuta voglia di scendere dalla bici», dice. Ma quello che arrivò 81° a 22’35” da Basso era un altro Froome.
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I DETTAGLI
Ieri ha visitato Pinarello e Sidi prima di salire su Duron e Valcalda
Visionerà anche la Tolmezzo-Sappada. E domani la crono Trento-Rovereto