«Lewis è guerriero Seb uomo squadra Nico uno sgobbone»
Ha fondato un paio di team, aiutato a crescere un esercito di piloti che oggi sono tra i protagonisti della F.1 e che hanno riempito la sua bacheca di titoli in GP2, GP3 e F.3, quindi si è aggiudicato il bando per costruire le monoposto di Formula E, attraverso la Spark, quindi ha guidato la Renault in F.1: si farebbe prima a dire che cosa non ha fatto nell’automobilismo sportivo Frederick Vasseur, 50 anni a maggio, e dal 12 luglio 2017 capo della Sauber che oggi porta in pista il marchio Alfa Romeo.
Ingegner Vasseur, se nomino l’Alfa cosa le viene in mente?
«Mio padre. Guidava solo Alfa. Gtv 2.5, Alfetta e Giulietta. La mia prima macchina è stata un’Alfasud. E ora il destino mi ha coinvolto nel progetto di rilancio del marchio».
Quando Sergio Marchionne le ha manifestato la prima volta l’idea di riportare l’Alfa nei GP?
«A luglio abbiamo cominciato a parlare di un rinnovo della fornitura. Il nome dell’Alfa è spuntato poco dopo».
Sente spesso Marchionne?
«Ci confrontiamo spesso. Abbiamo un progetto importante da sviluppare ed è bene conoscerci a fondo».
E che tipo è?
«Uno che ama le corse ma soprattutto vincerle!».
Per ora di Alfa c’è soltanto il marchio su carrozzerie e tute dei piloti: c’è qualcosa di più sostanzioso all’orizzonte?
«Sì, l’idea è di passare da sponsorizzazione a un vera collaborazione tecnica stringente. Ma quando siamo partiti era tardi di più non si poteva fare».
Si parla della possibilità che giovani ingegneri crescano da voi.
«Logico, possiamo pensare a un travaso di conoscenze e di esperienze con chi viene dalla produzione di serie».
In Bahrain la Toro Rosso ha conquistato il 4° posto proprio con il motore Honda che lei non ha più voluto una volta al timone della Sauber. Rimpianti?
«Nessuno perché sapevo che la McLaren avrebbe divorziato dai giapponesi e noi avremmo dovuto ereditarne il cambio. Sarebbe stato un guaio».
Si dice che la sponsorizzazione Alfa sia legata al fatto che la Sauber non abbia in passato onorato completamente gli impegni finanziari con Maranello.
«Questo progetto non ha nulla a che fare con la gestione passata. È una comunione di intenti: Sauber doveva pensare al futuro e l’Alfa voleva tornare».
Ha incontrato l’ex proprietario Peter Sauber?
«Sì, un paio di volte. È giusto tenere a mente che questa scuderia porta il suo nome. Ho rispetto per il lavoro che ha fatto. Non va dimenticato che abbiamo strutture e conoscenze di prim’ordine in fabbrica».
Da team principal ha lanciato tanti piloti ora protagonisti in F.1 Può dare un breve giudizio? Partiamo da Hamilton.
«Un corridore vero, sempre pronto a dare battaglia».
Vettel?
«Carismatico, capace di tenere il team unito, capace di catalizzarne le energie».
Rosberg?
«Attento a ogni dettaglio. Ha avuto un ruolo importante nello sviluppo del mio team in GP2. Lavorava come un matto da mattina a sera».
Questi 3 sono diventati iridati, ritiene che Bottas, altro suo ex, potrebbe un giorno far parte di questo club?
«Ha il potenziale. Ma non è facile: Lewis non lascia spazio».
Ora sta svezzando Leclerc, campione F.2: l’avvio non è stato entusiasmante, per la verità.
«Charles ha vinto un po’ con tutti i mezzi con cui ha corso, ma il salto in F.1 è notevole e a complicare le cose c’è la necessità di imparare i circuiti e la pressione dell’ambiente. Comunque Leclerc sta soddisfacendo le mie aspettative».
Nel frattempo Ericsson le ha regalato i primi punti.
«L’anno scorso, quando abbiamo deciso di tenerlo, in tanti ci hanno criticato. Marcus però ha lavorato duro in inverno, ed è diventato un buon punto di riferimento per Charles».
Non è che facendo bene all’Alfa, poi Marchionne la vorrà pure a Maranello?
«No, no (ride) io sono concentrato sull’Alfa mattina, sera e anche di notte».
Che opinione si è fatto del futuro della F.1?
«Credo che si debba fare in modo che si riduca il divario tra grandi e piccoli team».
È difficile avere sulle questioni politiche una posizione davvero indipendente quando si ha un rapporto con una grande casa?
«Non puoi mai esserlo completamente, devi trovare sempre un compromesso».
Un ultima cosa: guida ancora un Alfa?
«Sì, una Stelvio. Un po’ diversa dalla mia Alfasud».