QUESTA VALE TUTTO
Gattuso-Sarri, classe operaia per l’Europa e lo scudetto
Gavetta, look, scaramanzia e difesa contro palleggio: gemelli diversi in panchina. Ringhio lancia Kalinic
Il Napoli è la squadra che Nikola si è trovato più volte di fronte, nove. In tre precedenti indossava la maglia del Dnipro, in cinque quella della Fiorentina e in una soltanto quella attuale del Milan. Delle cinque partite in Serie A (le altre così divise: tre in Europa League, una in Coppa Italia) Kalinic non ha mai vinto: ha esultato una sola volta ma senza che il gol evitasse la sconfitta viola. Sono due i motivi che hanno portato Nikola alla maglia da titolare: la necessità di Gattuso di affidarsi all’esperienza e poco agli esperimenti («Quando l’abbiamo fatto siamo stati arruffoni») ed evidentemente lo stato di forma di Kalinic, migliore dei concorrenti dopo il gol decisivo per il pareggio al Sassuolo. Magari, terzo motivo non preso in considerazione da Gattuso, anche il desiderio di sfatare un tabù. Ieri Nikola è stato provato nella formazione iniziale, terzo vero indizio che spinge il croato verso la maglia da titolare: le parole di Gattuso in vigilia («vedremo chi dei tre centravanti giocherà contro il Napoli») sono dunque sembrate superate. L’attaccante era, al solito, l’unico punto di domanda in una formazione che ormai ha solo punti fermi, necessità escluse. Calhanoglu e Suso saranno gli esterni offensivi, Kessie, Biglia e Bonaventura i tre della mediana, Calabria e Rodriguez i terzini e Musacchio e Zapata i sostituti di Bonucci e Romagnoli.