La Gazzetta dello Sport

QUANTO PESA L’ASSENZA DI BROZOVIC

Il pareggio contro l’Atalanta

- Di LUCA CALAMAI

Stavolta l’Inter non ha grandi rimpianti. Si porta a casa un sofferto pareggio che le consente di agganciare, per una notte, Roma e Lazio al terzo posto. Ma per almeno un’ora è sembrata l’Atalanta la squadra in corsa per la qualificaz­ione in Champions. Gasperini, un altro ex tecnico nerazzurro avvelenato dopo Mazzarri, ha mandato in confusione gli avversari con il pressing alto, con i duelli in ogni angolo del campo, con la linea difensiva che ha accettato l’uno contro uno. Con un’aggressivi­tà da paura. Tutto questo nonostante assenze pesanti come quelle di Spinazzola, Petagna e Ilicic. L’Inter ha avuto occasioni da gol ma ha fatto un passo indietro sul piano del gioco rispetto alla sconfitta di Torino e al derby. Spalletti, «l’uomo in più» del girone d’andata con le sue invenzioni anche in corso d’opera, non riesce più a fare la differenza. Stavolta, ad esempio, non ha convinto la scelta di puntare sulla difesa a tre. Inspiegabi­le anche l’approccio alla partita di alcuni dei calciatori più importanti che il tecnico toscano, scatenato davanti alla panchina, ha cercato in tutti i modi di svegliare. La sensazione è che in mezzo al campo Brozovic, ieri assente per squalifica, sia diventato indispensa­bile. Per conquistar­e un posto in Champions la squadra nerazzurra dovrà trovare in questo finale di campionato qualcosa in più. Oltre ad aver bisogno come il pane dei gol di Icardi, a digiuno da tre partite. L’unica consolazio­ne è il buon finale di gara a testimonia­nza di una condizione fisica in crescendo.

L’Inter continua a galleggiar­e in zona Champions e oggi c’è il derby della Capitale che ridisegner­à la classifica. Sulla carta non c’è partita. La Roma è un inno alla gioia e aspetta il Liverpool nella semifinale di Champions; la Lazio è uscita a pezzi dalla disastrosa eliminazio­ne dall’Europa League. La squadra di Di Francesco ha avuto due giorni in più di riposo e può pescare in una rosa ottima per qualità e ricchezza; Simone Inzaghi sta addirittur­a pensando a un cambio di modulo per proteggere una difesa che ha subito dieci reti nelle ultime cinque partite e 60 nelle 48 gare ufficiali e ha un De Vrij in condizioni fisiche precarie. Ma il derby è una storia diversa. Tante volte le stracittad­ine hanno capovolto sul campo pronostici che sembravano già scritti.

Poi, c’è il testa a testa scudetto. La Juve ritrova Dybala. Tanta roba. L’argentino arriva alla non facile sfida con la Samp senza portarsi dentro la delusione e i veleni del dopo Real. Allegri non poteva avere arma migliore. Dybala vuole vincere un altro scudetto e cercare di convincere il cittì della Seleccion a regalargli una delle ultime maglie ancora libere per il mondiale in Russia. La Juve vuole arrivare allo scontro diretto con almeno quattro punti di vantaggio. La condizione ideale per affrontare Insigne e compagni con un prezioso vantaggio tattico. E psicologic­o. Tra i pali ci sarà Buffon. Gigi non riesce a «chiedere scusa» per come si è comportato al Bernabeu. Peccato.

E il Napoli? La squadra di Sarri non ha più calcoli da fare. Deve solo pensare a vincere. Partita dopo partita. Nel testa a testa contro la Juve oggi rischia di più perché il Milan di Gattuso ha un’anima e un’identità tattica. Certo, le assenze di Bonucci e Romagnoli sono un bel regalo per gli azzurri che hanno la necessità di ritrovare in questo finale di torneo i gol di Mertens e l’allegria di Insigne. Niente di impossibil­e. E attenti a Milik che non è più una riserva di lusso ma un titolare in più. Gli scudetti non si vincono con undici uomini. Ormai anche Sarri lo ha capito.

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Bomber triste Mauro Icardi è fermo a quota 24 reti
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