Mussolini e quella partita che non avrebbe voluto mai far giocare
●Il Duce, impegnato nella Battaglia per il Grano, non potè assistere al derby allo stadio della Rondinella, ma avrebbe preferito fondere la Lazio nella Roma per la sua propaganda
L’appuntamento era solenne, impossibile rinunciarvi. Ad attenderlo, glielo avevano preannunciato, «una folla oceanica» che aveva riempito il Teatro Argentina di Roma e, fuori, la gente che premeva, fin dalle prime ore del mattino, perché non voleva perdersi lo spettacolo. Pur tenendo moltissimo all’evento per il quale aveva steso un lungo e appassionato discorso, e pur conoscendo l’importanza politica che le sue parole avrebbero avuto sul popolo italiano, Benito Mussolini avrebbe volentieri cambiato programma. Anziché recarsi alle Celebrazioni della Battaglia del Grano, anche se non sarebbe stato opportuno o, come si dice adesso, politicamente corretto, il Duce avrebbe desiderato essere da un’altra parte. Allo Stadio della Rondinella, per la precisione. Dove si disputava il primo derby tra la Società Sportiva Lazio e l’Associazione Sportiva Roma. E, di sicuro, alla faccia di chi avrebbe preteso un atteggiamento super partes, non avrebbe nascosto la sua simpatia per i neonati «giallorossi», visto che proprio il Partito Nazionale Fascista era stato il padre della nuova creatura, nell’intento di dare alla capitale una squadra forte e valorosa, come la retorica del regime imponeva, che potesse sfidare le grandi società del nord. Per inciso La Battaglia del Grano fu lanciata nel 1925 allo scopo di perseguire l’autosufficienza produttiva di frumento dell’Italia. La campagna ebbe successo nell’ottenere l’aumento della produzione di grano e nella conseguente diminuzione del disavanzo della bilancia commerciale, ma andò a scapito di altre col-