La Gazzetta dello Sport

Strano sentirsi innamorati a Milano? Non per i napoletani: una colonia felice

●Sartoria, cucina, teatro, arte: i legami molteplici di due città così diverse da risultare quasi complement­ari. E vicine

- Alessandra Bocci

Salgono, come dicono loro, e si innamorano. «Quando sono arrivato alla Stazione Centrale con tutti i miei pacchi mi sentivo veramente come Totò e Peppino, ha presente? Avevo diciott’anni. Milano mi ha cambiato la vita». Marco D’Amore, da attore a prossimo regista nella serie Gomorra, ha studiato recitazion­e alla Paolo Grassi. «Mi mantenevo facendo il cameriere, ho lavorato in una piadineria, ho consegnato pizze. Porta Genova era il mio quartiere, lo ricordo con tenerezza e mi manca. Napoli è il nord della mia bussola, Milano il mio sud. E’ una città alla quale sono grato ed è stato bello tornare da profession­ista con Servillo al Piccolo Teatro. E’ stata la chiusura di un cerchio, come restituire alla città qualcosa di quello che mi aveva dato. Milano per me resta speciale, ma sono tifosissim­o del Napoli e spero che Ringhio sia meno arrabbiato del solito e ci lasci qualcosa. Noi possiamo solo vincere».

SU MISURA Milano ponte fra varie anime d’Italia, Milano città che ti plasma, come nel caso di D’Amore, o ti dà comunque tante possibilit­à, come è successo a sarti, imprendito­ri, artisti. La sartoria napoletana ha fatto scuola a Milano. Racconta Gianni Marigliano, sartorie a Napoli, ma anche in Brera: «Sono venuto a Milano su insistenza di Roberto Mancini, che non è l’unico dei miei clienti famosi. Uno dei migliori è l’a.d. del Milan Marco Fassone, persona squisita ed elegante. Abito a Milano da otto anni, la amo e Milano ama i napoletani: ce ne sono tantissimi che si sono affermati in tutti i campi. C’è un rapporto speciale fra queste due città, forse proprio perché sono così diverse. Avrei potuto scegliere di aprire in altre metropoli, ma Milano ha qualcosa di diverso». Conferma Maurizio Marinella, il mago delle cravatte. «Berlusconi per noi è stato un grande testimonia­l. Una volta mi chiamò a Villa Grazioli, era quasi Natale, voleva ordinarmi 2.400 cravatte, ci siamo accordati su 600 perché di più era impossibil­e. Un cliente formidabil­e, ma devastante», scherza.

AMICI «Aprire a Milano, per noi che fino al 2000 siamo stati soltanto a Napoli, è stato naturale», continua Marinella. «Ricordo lo scalpore che abbiamo suscitato comprando la Stivaleria Savoia, era la prima volta che un’azienda napoletana acquisiva una milanese. Amo Napoli e resto tifoso malato, con il trauma di un figlio milanista, ma a Milano mi sento più a casa che a casa mia. Solo che quando salgo a Milano per lavoro devo nasconderm­i perché ci sono tanti di quei locali di amici che dovrei mangiare otto volte al giorno». E fra gli imprendito­ri della pizza spicca Gino Sorbillo, con i punti vendita che si moltiplica­no. «Mi piacciono i milanesi: se hai un progetto chiaro, il successo è garantito. Una volta forse per qualche napoletano andare a Milano era come fare un viaggio al di là dell’oceano, ma Milano è una città accoglient­e e in movimento. C’è attenzione per le intolleran­ze, per la qualità delle materie prime, per le tradizioni culinarie degli altri. Per me un viaggio a Milano è un toccasana. E’ una città che amo sempre di più».

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● 1 Gino Sorbillo ANSA 2 Maurizio Marinella ● ANSA 3 Gianni Marigliano ● BOZZANI 4 Marco D’Amore ● ANSA 1 3
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