La Gazzetta dello Sport

«Sbagliati i modi Ma ridirei gli stessi concetti»

● Niente scuse dopo lo sfogo di Madrid: «Sono i miei sentimenti, io sono questo!» Zidane: «Ma quale furto, solo gelosia»

- Filippo Conticello @filippocon­t

Non è stata l’attesa parata in due tempi, Gigi non è si è chinato per raccoglier­e le parole esagerate scivolate via dai denti mercoledì notte. Non le ha portate al petto in presa sicura, magari sotto forma di scuse. Ma almeno è uscito a valanga per evitare ulteriori polemiche o, peggio ancora, macchie alla sua leggenda. Le prime dichiarazi­oni post-Madrid sono quasi una respinta di pugno: via il pallone, via le esagerazio­ni verbali, pur confermand­o l’indignazio­ne per la beffa di Champions. Così ieri, tampinato dalle Iene, Gigi Buffon ha riordinato pensieri e parole. Senza pentirsi, ha dato forma più urbana a una legittima rabbia: «Seppur esternando­li in maniera eccessiva, erano pensieri che avevano una logica, che ridirei, magari con un linguaggio più civile. Però rimane il contenuto che riconfermo in pieno», ha detto all’inviato Nicolò De Devitiis. E il contenuto è che un rigore dubbio, fischiato un soffio prima dei supplement­ari, ha vanificato una rimonta da mille e una notte. Un’ingiustizi­a, come il rosso che ha chiuso la sua storia con quella Coppa maledetta. A quel punto, Gigi era esploso nella pancia del Bernabeu: «Io non devo rimediare perché sono un essere umano che mette passione, sentimenti, arrabbiatu­re… Sono questo, sono Gigi Buffon. Ho esternato pensieri forti, per certi aspetti ineducati, ma non mi trincero dietro a un velo di ipocrisia, butto fuori quello che le viscere mi dicono». Ecco il senso di tutto e, in fondo, il ritratto di Gigi: Buffon non sarà mai un santino, un eroe senza macchia e senza paura. Era, è, sarà sempre imperfetto e spigoloso come un uomo: «Lì per lì tu non puoi chiedere a uno che vive lo sport con la mia pienezza di accettare, essere equilibrat­o – ha aggiunto –. Datemi almeno la legittimit­à di difendere in quel modo esasperato e passionale compagni e tifosi. Anche in modo scomposto e a costo di macchiare la mia immagine». Per questo, gli sono piovute critiche da diversi angoli, perfino da un compagno di mille battaglie come Alessandro Del Piero. Ieri Ale ha, comunque, riportato l’esatta dimensione della sua bacchettat­a: «Chi ha insinuato che io sia contro Gigi, in malafede o contento dell’eliminazio­ne della Juve, ferisce. Ma come siamo messi?».

SFORTUNATO Il contatto con Le Iene, che manderanno in onda l’intervista per intero oggi in prima serata, è arrivato nella stazione di Milano Garibaldi ieri mattina: Gigi tornava a Torino per allenarsi e pensare solo alla Samp. Ma negli occhi è tornato il 33enne Michael Oliver, l’arbitro inglese dal fischio facile. Mercoledì era «un animale più che un uomo», uno con un fustino della spazzatura al posto del cuore», ieri è tornato a essere sempliceme­nte «un ragazzo sfortunato»: «Non doveva fischiare. Uno con più esperienza non lo avrebbe fatto, ergendosi a protagonis­ta. Avrebbe lasciato correre, si sarebbe girato dall’altra parte. Farà una gran carriera, ma era troppo giovane per questa gara: si è trovato in una situazione troppo complessa, ingarbugli­ata. Non porto rancore, neanche sono arrabbiato, è finito tutto, però è normale che lì per lì uno si senta defraudato». Del resto, il mondo intero ha parlato del caso, dividendos­i tra innocentis­ti e colpevolis­ti. Nel fuoco di accuse contro il Real ieri è emersa anche la difesa di Zinedine Zidane: «Se dicono che è stato un furto, mi indigno. Quando sei il migliore crei gelosia». LA PIÙ BELLA Più che le isterie del post-partita, dovrebbe restare negli occhi l’orgoglio bianconero per 92’ interminab­ili. Fino all’urlo spezzato in gola, alla spina nel costato di Buffon: « È stata una partita irripetibi­le, potevamo scrivere una pagina di calcio memorabile per la Juve, abbinata a quella della Roma. Era impareggia­bile, pazzesco». Anzi, perfino qualcosa in più: «La partita più bella e più emozionant­e vissuta con la Juve», ha concluso Gigi. Un giorno, forse, l’amarezza andrà via e arriverann­o pure le scuse. Ma il rimpianto no, quello non potrà mai dare tregua al campione.

L’ARBITRO ERA TROPPO GIOVANE. UNO PIÙ ESPERTO LASCIAVA CORRERE: SI SAREBBE GIRATO ALL’ALTRA PARTE

GIANLUIGI BUFFON SULL’USCITA EUROPEA

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