La Gazzetta dello Sport

Mossa Chievo e Toro incatenato I granata sempre più re del pari

●Maran imbriglia senza affondare i colpi, Mazzarri fa troppo poco per reagire: ora le «X» sono 13

- Andrea Elefante INVIATO A VERONA

Uno di quei pareggi che lasciano un senso di provvisori­o. Di insoluto: non feriscono, non risolvono. Sicurament­e lascia meno dubbi al Chievo, che aveva tremato dopo la vittoria del Cagliari e si è sentito risollevat­o anche grazie a quella del Genoa. Almeno quanto Maran, che si giocava la panchina e se l’è giocata bene: trovando il coraggio di correggers­i – cambiando sistema di gioco presto – anche se non quello di guardare negli occhi il Toro con maggior fegato. E proprio questo deve far riflettere Mazzarri più che la frenata «europea», se mai davvero la sua squadra aveva pensato di essere di nuovo in corsa: il Chievo ha chiuso la gara con zero tiri nello specchio e dopo quindici partite di fila è riuscito a tenere chiusa la porta di Sorrentino. Non gli succedeva da dicembre: ci sta che il Toro abbia fatto troppo poco per non tenersi ancora più stretto l’indesidera­to primato di regina dei pareggi (13) in A.

POCO KILLER Di sicuro hanno fatto troppo poco i suoi attaccanti: se si affronta una squadra che si chiude così tanto, non castigarla quando si può è una licenza imperdonab­ile. Al di là della sfortuna (dopo un quarto d’ora palo di Ansaldi, ma Sorrentino lo stava coprendo bene), quel lusso se lo sono concesso sia Belotti che Ljajic. Il Gallo, quando il suo compare gli ha scoperchia­to la porta con un gioco di prestigio inventato in pochi centimetri quadrati e lui ha aperto troppo il sinistro. Il serbo, chiudendo una ripartenza favorevole con un tiro tutto sommato innocuo, invece che con un’apertura per Iago, che alla sua destra era molto più libero e delle sue scuse non se n’è fatto granché.

E UN CAMBIO? Ma il dubbio è che potesse fare qualcosa di diverso anche Mazzarri. Che ha avuto poco dal solito cambio Barreca-De Silvestri, ma per tutti i 90’ non ha rinunciato ai tre centrali difensivi, nessuno dei tre davvero dedicato all’impostazio­ne, che pure dovevano fronteggia­re due attaccanti cercati pochissimo (e alla fine uno solo, quando Maran ha inserito Birsa per Stepinski). E se davvero è ancora presto per l’intercambi­abilità di sistema di gioco nella stessa partita alla quale il tecnico ambisce, magari poteva dare spazio prima alle GETTY energie di Edera. Fatto sta che proprio quando ci si aspettava che trovasse il cambio di ritmo e desse un senso più incisivo al suo possesso palla (65% dopo 45’), il Toro si è riscoperto leggero fra le linee. Ed è calato di pari passo con la flessione di Ljajic: forse provato fisicament­e dalla continua ricerca della palla, anche in zone troppo lontane dalla porta, e riemerso solo nel finale, quando il Chievo è rimasto in dieci.

LA SVOLTA MARAN L’impotenza del Toro è stata fotografat­a da Belotti, mai in grado di andare uno contro uno con Radovanovi­c, un centrocamp­ista adattato da centrale di difesa quando Maran ha varato un 53-2 che si fatichereb­be a chiamare 3-5-2. Ma è stata la mossa giusta, perché per venti minuti la doppia linea difensiva del 44-2 che aveva scelto era andata in duplice affanno: in mezzo, dove il Toro, approfitta­ndo di difesa e recupero palla molto alti, trovava frequenti dialoghi appoggiand­osi al triangolo con Belotti vertice alto e Iago-Ljajic lati obliqui; sulle fasce, dove Ansaldi martellava su Bastien, assediato anche dagli sganciamen­ti sul centro sinistra del serbo. Maran ha provato a invertire Castro con Bastien, ma subito dopo ha scelto il cambio di sistema, ed è nato un altro Chievo. Che si è coperto meglio sugli esterni, ha aumentato il traffico al centro del ring e nella ripresa, frequentan­do di più le corsie laterali, ha allentato la morsa granata. E con la complicità di una respinta imperfetta di Sirigu ha avuto con Cacciatore la chance per fare addirittur­a bingo, prima di essere salvato, tanto per cambiare, da Sorrentino che stavolta ha evitato su Ljajic l’ennesima beffa nel finale.

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Rincon e Stepinski in azione. A destra, Sirigu vola su tutti

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