La Gazzetta dello Sport

«Cerco risposte Giro? Divertirmi e far divertire»

- INVIATO AD ARCO ci. sco.

Non è sempre vero che gli atleti abbiano cattiva memoria. Fabio Aru ricorda benissimo il debutto al Giro del Trentino (ora Tour of the Alps) di cinque anni fa. «Ero un neoprofess­ionista compagno di squadra di Nibali, che vinse. E io cominciai a mettere la testa davanti, ottenendo i primi risultati (4° a Sega di Ala, 4° in classifica, maglia bianca di miglior giovane, ndr)». Ora lo status del 27enne sardo della Uae-Emirates, campione d’Italia, è radicalmen­te diverso. A maggio andrà a caccia della maglia rosa (ieri mattina, ha provato la cronometro Trento-Rovereto). Qui riparte dopo il ritiro alla Volta Catalunya di marzo. E’ l’ultimo test (difficile, al momento, che rientri in gioco per la Liegi di domenica).

Aru, come sta adesso?

«Avevo preso una bella botta al fianco sinistro. Correndoci sopra, non avevo possibilit­à di recuperare. Ma me la sono cavata con due-tre giorni di riposo e sono risalito in altura, sul Teide, nei tempi previsti. La preparazio­ne non ha subìto nessun tipo di problema».

Pensa di poter essere competitiv­o in questa corsa?

«Sono curioso anch’io di capire la mia condizione. Le sensazioni sono buone, ma la gara è un’altra cosa. Dico sempre che conta l’ordine d’arrivo. Saranno giorni molto importanti».

L’anno scorso ha dovuto saltare il Giro d’Italia per infortunio, si sente in credito con la sorte?

«Sì, ho sofferto, ma più che pensare al passato o ragionare su fortuna e sfortuna, al Giro posso dire in poche parole che cosa ho intenzione di fare. Voglio divertirmi e far divertire. Qualcosa mi inventerò».

Miglior risultato stagionale: quarto posto in salita alla Tirreno-Adriatico. Sperava di più?

«Ogni stagione è diversa e sto imparando che è sempre più difficile vincere dall’inizio alla fine dell’anno. E’ importante, ma non fondamenta­le. Quello che conta è darsi degli obiettivi e seguire la strada giusta per cercare di raggiunger­li. Qui non interprete­rò la corsa solo come una preparazio­ne per il Giro. Voglio onorarla, cercare di stare davanti perché a questo punto sarebbe significat­ivo. Così come sono curioso di capire lo stato di forma dei miei rivali».

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CHRIS FROOME, 32 ANNI SULLE TENSIONI INTERNAZIO­NALI
«SONO CORRIDORE: SE IL GIRO PARTE DA ISRAELE, È LÌ CHE ANDREMO» CHRIS FROOME, 32 ANNI SULLE TENSIONI INTERNAZIO­NALI

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