La Gazzetta dello Sport

Lampi Goudelock Milano si prende un derby di fuoco

●●rande atmosfera: Cantù risale da -17 poi la guardia EA7 decide con due triple nel finale

- Massimo Oriani INVIATO A DESIO (MB)

Tanta Cantù, troppa Milano. La nona vittoria in fila dell’Olimpia arriva in un derby che più derby non si può. Dice bene coach Sodini: a livello di qualità non può certo rivaleggia­re con quelli storici degli Anni 80, ma in quanto a intensità non ha avuto nulla da invidiare. A deciderlo sono due pugnalate al cuore dei brianzoli di Andrew Goudelock, proprio quello del «good luck Nemanja» di recente memoria, che almeno per una sera ricorda a tutti che sa far canestro anche quando serve e mette in un angolo il potenziale sostituto estivo Nedovic.

CANNONIERE Due triple assassine, che piegano le gambe a una Cantù capace di risalire dal -17 del 32’, arrivando a fallire con Culpepper di un nulla la tripla del potenziale -1 quando mancava ancora una vita (2’29”). Goudelock, cannoniere di razza, troppe volte abulico e assente, stavolta quanto mai deciso e incattivit­o, persino troppo, come quando se la prende col pubblico della prima fila. Milano continua la cavalcata e riesce a restare in carreggiat­a anche senza pedine importanti come Theodore e soprattutt­o Micov (ai quali si è pure aggiunto Dada Pascolo, nei 12 per onor di firma). «Sono contento perchè non è facile restare avanti per 40’ su questo campo – spiega Pianigiani – soprattutt­o avendo dovuto sperimenta­re assetti diversi rispetto ai soliti per via dell’assenza di Vlado, che per noi è fondamenta­le. Abbiamo disputato un primo

5 ● Gli assist di Goudelock, che ha chiuso con il 45.5% nel tiro da due, il 42.9% nel tiro da tre. Anche due rimbalzi per un 18 di valutazion­e

tempo eccellente, peccato solo per gli 8 liberi (su 14, ndr.) falliti, un dato esagerato, che non ci ha permesso di andare al riposo con un margine superiore (+9 alla pausa, ndr.)».

MIRACOLO Pensare di poter ripetere il miracolo della Coppa Italia era solo un sogno che si era insinuato nelle teste dei tifosi, come è giusto che fosse. Stavolta il campo ha dato l’esatta idea del divario, con Cantù che ha dovuto ripararsi nella zona per limitare l’enorme differenza di stazza nel reparto lunghi. Erano però stati i troppi errori difensivi nelle rotazioni brianzole a concedere tanti tiri smarcati a Milano nei primi 20’. La dote principale della Red October è quella di crederci sempre, anche quando la logica indica la strada opposta. «Forse loro sono abituati ad affrontare rivali che mollano, noi non lo facciamo mai – dice Sodini –. Ma stavolta devo fare un appunto tecnico: nel primo tempo ci hanno portato a spasso per il campo, gli abbiamo lasciato vantaggi che in Serie A non sono ammissibil­i. Chiaro poi che la qualità dei loro giocatori non è paragonabi­le alla nostra. Eppure siamo arrivati a giocarcela, a farla ruotare attorno a episodi, come al possibile fallo – e non dico che lo fosse – sulla tripla di Culpepper che ci avrebbe dato il -1. Ora non bisogna pensare che affrontand­o 4 squadre che ci stanno dietro in classifica, tutto diventi facile. Servono tre vittorie per i playoff». Sodini chiude con una frase dentro la quale c’è tutta la rinascita dell’Olimpia: «Se Cinciarini non li svegliava dopo Firenze, non avevano l’anima per rinascere».

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