Derby di emozioni Tra Roma e Lazio mancano solo i gol
La Lazio è sprecona Roma ferma sui pali Il derby finisce qui
Scontro aereo tra Florenzi e Lucas Leiva. Un’immagine simbolica: il testa a testa è per la Champions
In sottofondo, mentre la gente sta uscendo dall’Olimpico, non si sentono i frastuoni dei tuffi giallorossi nelle fontane e neppure l’entusiasmo laziale riacquistato dopo aver vissuto due rimonte terribili, quella romanista sul Barcellona e quella del Salisburgo. Il pareggio è giusto, con il disappunto distribuito in parti uguali: due occasioni da brivido per la Lazio, un palo e una traversa per la Roma. Lo 0-0 segue la logica dei due feriti che sono meglio di un morto, sostenuta anche da portieri famosi, prima di dedicarsi alla cardiologia arbitrale. Ma le ferite qui sono leggere escoriazioni, visto che il punto tiene sotto il ghigno di Luciano Spalletti: nella volata finale per due posti da Champions, Roma rimane unita davanti all’Inter.
I MOTIVI Il pareggio diventa così il rifugio ideale per tutte le tempeste. Il derby è sempre il terrore dei tifosi ipersensibili, che magari non vorrebbero mai giocarlo per allontanare l’ansia della sconfitta. Quindi l’esito sta bene a tutti. Ma se i tiri in porta sono soltanto 2 non significa che sia stata una serata noiosa.
Un terzo di tensioni, un terzo di imprecisioni (manca sempre qualche centimetro al gol) e il resto di apprezzabile movimento tattico pur nelle stanchezza dovuta agli impegni europei. D’altronde le romane si conoscono e interpretano bene le mosse dell’avversario. Quindi la Lazio non è stupita dagli spostamenti nel primo tempo di Nainggolan, però non sempre riesce a evitarli. Il belga va da solo ma secondo schemi prestabiliti, non è un esterno sinistro, ma una variante continua tra trequarti e il lato. La più gustosa giocata giallorossa è un taglio alle spalle di Lulic da vero dieci, si potrebbe definire alla Totti, ma qui si deve stare attenti a menzionare i monumenti. Il palo sulla conclusione di Bruno Peres non rende giustizia a quell’invito delizioso. Ma anche la Lazio ricambia con altrettanta grazia, nel secondo tempo, con un cucchiaino-assist di Milinkovic a Immobile. La conclusione va fuori, però la giocata riscalda. ROMA E PALI Arriva così a 20 la somma di pali e traverse della Roma, solo l’Inter ne ha uno in più. La testa di Dzeko nel recupero avrebbe dato a questa settimana romanista un posto nell’immortalità: rimonta sul Barcellona e derby vinto al 91’. Sarebbe stato anche troppo, meglio tenere qualcosa per il Liverpool, pensano sulle tribune. Il nuovo abito tattico sfoggiato contro in Champions (34-2-1) ha retto di nuovo in difesa, quasi silenziando un attacco da 109 reti stagionali, ed è stato in parte modificato, fra gli spostamenti di Nainggolan, anche trequartista o falso nove, quando è calato però di lucidità. Ma nel finale, con la Lazio in dieci per il rosso a Radu, Di Francesco ha provato con il 4-2-3-1, ricavando le due chance da infarto per i laziali. La seconda è una testata di Dzeko respinta da Strakosha.
●Solamente 2 tiri in porta, però le emozioni non sono mancate: due chance per Inzaghi, che chiude in 10, due legni per Di Francesco, con traversa di Dzeko al 92’. Corsa Champions: romane a +1 sull’Inter JESUS RISCHIA L’ESPULSIONE EL SHAARAWY OK NO RIGORE
LAZIO RESISTENTE Anche per la Lazio va messa in conto la fatica, ha iniziato questa partita circa 70 ore dopo aver finito quella di Salisburgo. Dietro non ha subito gol dopo i 10 nelle ultime 5 uscite. Davanti Inzaghi ha tentato con due tipi di soluzioni: al via il doppio sprinter, con Felipe Anderson titolare con Immobile e non Luis Alberto. Più anarchico, il Mazzoleni porta a casa un derby nervoso che si è acceso nel finale: al 91’ episodio controverso quando sul cross di Strootman c’è il colpo di testa di Dzeko con Bastos, bruciato nello stacco, che forse devia il pallone con una mano. Difficile valutare il tocco vista la distanza minima, ma si poteva rivederlo con la Var. Subito dopo va a terra in area El Shaarawy, ma non c’è fallo di Marusic. Nel primo tempo, entrata da arancione (piede a martello) di Juan Jesus su Parolo: solo ammonito. Rischia il 2° giallo Leiva. Ok giudicare involontario il gomito di Manolas in area, mentre dall’altra parte Radu respinge di ginocchio. È giusto, infine, il 2° cartellino a Radu: trattenuta su Under. brasiliano, però pure più contundente nella corsa palla al piede e senza una zona fissa: è partito da destra però per finire a calpestare anche altri terreni. Anche se non è andato male, l’allenatore lo ha cambiato nel secondo tempo e con Luis Alberto si è vista anche di più una sistemazione “2+1” dietro a Immobile. Al solito, Leiva doveva essere la chiave nelle due fasi, ma quando non lo si è potuto cercare, per eccesso di attenzione e pressing romanista, le traiettorie laziali si sono alzate, con i lanci da dietro. La Roma è stata così “alta” e soprattutto precisa, come l’assistente Preti, che nella prima parte i biancocelesti sono finiti spesso in fuorigioco (sei volte nei primi 26’). E quando Parolo è scattato a tempo, su eccellente chiamata di Milinkovic, ha affrettato troppo la conclusione, ciccandola. Ma nel secondo round, la Roma non ha più pressato in avanti con ordine, quindi i laziali sono arrivati nell’area opposta e Marusic, appena dopo l’espulsione di Radu, ha avuto la chance dell’apoteosi, ma su di lui ha recuperato El Shaarawy, cambio efficace come Under per lo spento Schick. Nessuno ha vinto però la gente è contenta di averla scampata.
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IL NUMERO
Solo un tiro in porta per la Lazio: si tratta del suo record negativo in questo campionato