La Gazzetta dello Sport

CHI PUÒ PESCARE UN DOUGLAS COSTA COSÌ?

Con un bidone di furore al posto del cuore, la Juve spazza via la Samp e prepara la festa per il settimo scudetto.

- di LUIGI GARLANDO

Paratona Donnarumma al 92’ vola sul tiro ravvicinat­o di Milik

Con un bidone di furore al posto del cuore, la Juve spazza via la Samp e prepara la festa per il settimo scudetto. Il Napoli che ha vinto solo 2 delle ultime 6 partite, stoppato ieri anche dal Milan, non ha la faccia di uno che può rimontare 6 punti ai campioni. Anche perche, dopo lo scontro diretto di domenica prossima, i 6 punti potrebbero diventare 9: match-point. A meno che il turno infrasetti­manale non alteri le distanze prima.

Il primo gol lo ha segnato Mandzukic che è il miglior riassunto della Juve in commercio: qualità, fisicità, sacrificio, personalit­à. L’uomo della rovesciata di Cardiff, della doppietta al Bernabeu, l’esterno di sacrificio che consentì l’azzardo delle 5 stelle. Quello che nei momenti più caldi risponde sempre. A differenza dei più celebrati Dybala e Higuain. Il secondo gol di Howedes, che mancava da novembre, e i tre assist firmati da un immarcabil­e Douglas Costa spiegano tanto. Il brasiliano era in panca, è entrato per Pjanic e ha cambiato il mondo. Quanti altri mister in Serie A possono permetters­i una pescata del genere? La profondità d’organico della Juve, alla lunga, ha stroncato tutti. A cominciare dal Napoli che oggi è «al gancio», come dicono i ciclisti. A inizio stagione lo riassumevi con la parola «allegria». Oggi lo vedi e ti viene da dire: «fatica». Nelle prime 6 giornate, il Napoli ha segnato 10 gol nel primo tempo; nelle ultime 6 solo 1. Un tempo entrava in campo, frullava triangoli a tutta velocità e finiva in rete. Ora palleggia lento, si trascina e se non segna nel finale, come con Genoa, Sassuolo e Chievo, rimbalza e resta a bocca asciutta, come con le milanesi. Nelle prime 6 giornate: 22 gol fatti; nelle ultime 6: solo 6. Un crollo come neppure Wall Street nel ‘29. La stanchezza e la differenza d’organico spiegano tanto. Poi però è anche vero che Allegri ieri ha schierato Mandzukic e non Higuain, ricordando il Bernabeu, mentre Sarri ha lasciato seduto troppo a lungo il fresco Milik che pur aveva segnato al Chievo e che, senza un miracoloso Donnarumma, avrebbe segnato anche ieri. I cambi bisogna anche saperli fare.

Il Milan non è riuscito ad accorciare su Inter e sogno Champions, ma esce rafforzato dal match. Senza Bonucci e Romagnoli, contro avversari laureati in imbucate letali, ha confermato la sua solidità d’impianto. Significa che l’ottimo lavoro di Gattuso ha dato al Diavolo una protezione di squadra, fatta di sincronie e movimenti, che va oltre la qualità dei singoli. Juve (tranne il quarto d’ora finale), Inter e Napoli hanno certificat­o la robustezza delle fondamenta. Per il futuro bisognerà lavorare sui piani alti e migliorare la proposta offensiva, oggi troppo gracile. I 2-3 acquisti di grande qualità promessi da Fassone aiuteranno parecchio. Il pareggio del derby romano, che si è infiammato solo nel finale, anestetizz­a la delusione dell’Inter per la mancata vittoria di Bergamo. Roma e Lazio hanno fatto un solo passo avanti. Se Spalletti batte il Cagliari nell’anticipo di domani le supera entrambe e, per una notte almeno, si godrà il terzo posto. Ma l’Inter deve cominciare a vincere e segnare come non le riesce da 3 partite. La ricreazion­e è finita. Chi vuole meritarsi la musichetta della prossima Champions League non può più sprecare.

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