Varese da playoff «Okoye il simbolo A Venezia la svolta»
●Da ultima a 7a in 11 giornate Caja racconta la volata: «Fortuna, difesa e scelte azzeccate»
AVRAMOVIC TALENTO FISICO HA GAMBE IMPRESSIONANTI
Ultima al giro di boa con 8 punti, settima ora, dopo aver grattato 9 posizioni in 11 giornate. Varese è una freccia puntata verso i playoff. Attilio Caja, come ha fatto? «Crescita costante. Questa è la chiave. Un buon precampionato, un discreto girone di andata dove abbiamo raccolto meno di quanto seminato e senza mai prendere imbarcate come dimostra il saldo dei canestri fatti e subiti. La squadra ha sempre giocato, poi la fortuna è girata anche dalla nostra, bisogna essere onesti».
Modesto. Nove vinte e due perse nel ritorno. Evidentemente c’è dell’altro.
«Fiducia e autostima sono cresciute e ci hanno fatto vincere partite come quella di Capo d’Orlando e contro Reggio anche con giocate difficili».
Il momento della svolta?
«La settimana prima della trasferta di Venezia che ha aperto il ritorno. Venivamo da k.o. brucianti con Bologna e Torino: Ale Gentile, gli arbitri e Patterson avevano fatto i numeri, Waller si era infortunato. Il gruppo ha reagito, lì è scattato qualcosa. Poi le vittorie con le big, quella contro Cantù e l’apoteosi con Brescia. Grazie innanzitutto a una solidità difensiva importante».
Il giocatore simbolo della sua Varese?
«Senza nulla togliere agli altri dico Okoye. È stato il nostro primo acquisto, siamo partiti da lui perché lo conoscevo già e come mi disse una volta Adriano Galliani puoi sbagliare gli altri acquisti ma non i tuoi cavalli. Comunque non voglio incensarlo troppo, altrimenti ce lo portano via».
E Avramovic è il suo Pozzecco?
«No, il Poz era talento tecnico, Avramovic è un talento fisico: ha gambe esplosive, impressionanti. L’anno scorso era ai margini, in otto mesi ha svoltato
IL COACH BIANCOROSSO SUL PLAY SERBO
senza piangersi addosso. Perso Wells, Aleksa e Stan sono diventati insostituibili e devo farli riposare tenendoli in campo. Detto ciò non dimentico Ferrero, il nostro capitano, Cain, Tambone, Natali e i nuovi innesti: tutti sono cresciuti. E tanto».
Si è iscritto ai playoff, quanto ci crede?
«Abbastanza. Con Wells ci avrei creduto di più, mi dava rotazioni importanti. E poi non dipende solo da noi. Intanto, come accade nei concorsi, essere iscritti significa avere i requisiti e questo è già un successo che mi gratifica e che voglio condividere con staff tecnico e società. Potermi confrontare con gente come Coldebella e Bulgheroni per me è fondamentale».
Chissà quanti complimenti, quello che le ha fatto più piacere?
«Che la squadra ha una sua identità. Per un allenatore è importante. Spesso si vedono partite di cui si fatica a capirne il senso. Poi sentirmi dire che lo status dei miei giocatori è cresciuto sensibilmente rispetto all’inizio».
Lotta playoff. Chi è dentro?
«Trento è sicura, visto il trend. Bologna ha fatto un passo importante vincendo a Torino e per me è dentro. Le altre, da Varese a Torino, sono iscritte».
La lotta per il vertice, invece, come la vede?
«Milano è cresciuta tanto in difesa, ora ha la capacità di bloccarti con continuità usando il proprio strapotere fisico. Ti annichilisce per due-tre azioni e il gioco è fatto. Venezia è più tattica, ti incarta e quando riesci a prenderle le misure è già scappata via. Ma non sottovaluterei Brescia e Avellino, specie se riesce ad inserire un altro giocatore».