La Gazzetta dello Sport

«COLLINA NON SI TOCCA»

«COLLINA NON SI TOCCA E PER LA VAR IN CHAMPIONS E’ PRESTO»

- di FABIO LICARI INVIATO A NYON (SVI)

Ceferin: «Capisco Agnelli, ma il designator­e non ha sbagliato. La Var in Europa? Avanti piano»

«La Champions è come una Ferrari o una Porsche: non puoi guidarla subito, servono allenament­i, test offline. E tutti devono capire come funziona». Aleksander Ceferin sceglie una metafora automobili­stica, forse ricordando le Paris-Dakar in moto di quand’era ragazzo, per spiegare perché per l’Uefa «è presto per la Var. Non significa “mai”, il processo è ineluttabi­le, l’avremo un giorno in Champions League. Ma non c’è fretta». Sembra estate sul lago di Ginevra, sole, caldo, silenzio. Il presidente ha un incontro con gli sponsor, poi andrà a vedere Bayern-Real Madrid, sognerà Liverpool-Roma («ah, che partita!»), ma prima ha voglia di dire tante cose. E non soltanto all’Italia della «Civil Var».

Conferma che è presto per la Var?

«Ho qualche timore per il Mondiale, dove avremo arbitri che non hanno mai diretto con la Var. Spero non succedano scandali o problemi. Ma è un torneo unico, è più facile, come è più facile il campionato con tutti arbitri italiani o tedeschi. Anche la Premier League però ha posticipat­o. E la Champions è diversa».

Quanto dovremo aspettare?

«Il calcio è stato bello fino a oggi anche così, no? Posso pensare che qualcuno voglia vantarsi di essere stato il primo, di passare alla storia. Ma a me non importa che si dica “con Ceferin la Var è entrata in Champions”».

La Gazzetta ha proposto di introdurla almeno dagli ottavi di finale del prossimo anno…

«Non sono per i cambi a torneo in corso, le regole devono essere le stesse dall’inizio alla fine. Altrimenti qualcuno potrebbe dire “se c’era la Var due mesi fa…”. Ma poi, scusi, in Real Madrid-Juventus cosa sarebbe cambiato? Niente. C’è chi l’ha vista venti volte quell’azione, io cinquanta, ma per metà è ancora rigore e per l’altra metà no. In Manchester City-Liverpool, invece, sul gol annullato poteva essere utile. Ma poi ci sono altri problemi».

Quali?

«Di regole, intendo. Da avvocato conosco le leggi ma anche il fatto che vanno interpreta­te. Prendiamo il fuorigioco: seguendo alla lettera le regole di oggi, uno che ha il naso lungo sarebbe sfavorito, no? Anche se il naso non lo aiuta a far gol. Dobbiamo quindi valutare le regole e, se serve, chiarirle prima».

Quando allora la Var in Champions?

«Realistica­mente, nella stagione 2019-2020 potremmo averla in Champions e all’Europeo».

La decisione di Oliver ha avuto conseguenz­e. Cominciamo da Buffon?

«Quello che ha detto non è giusto, non doveva. Però, dal punto di vista di chi ha giocato, capisco la frustrazio­ne e la delusione di chi perde una partita su un rigore al 93’. Senti di aver perso l’occasione. Buffon si può capire».

Andrea Agnelli ha accusato Collina, chiedendo di cambiare designator­e.

«Ho parlato subito con Andrea e so che ha agito comunque da gentiluomo qual è: non ha insultato nessuno né è stato aggressivo. Anche il delegato ha confermato. Aveva la stessa frustrazio­ne di Buffon e, sebbene presidente, non poteva nascondere le emozioni».

Si, però Collina…

«Intanto Collina non ha colpe. È come l’allenatore che sceglie la squadra: seleziona i migliori per vincere, poi possono succedere cose controvers­e: ma lui che colpa ne ha? E poi non mi sembra sia assolutame­nte il caso di cambiare designator­e, i cicli non sono un problema: Collina mi piace, ha dato tanto all’Uefa, non interferis­co mai, decide lui con la sua grande profession­alità».

È vanitoso?

«No comment… Ma ha il mio totale supporto».

Si può però parlare di momento difficile degli arbitri?

«In Europa il livello è altissimo, poi ci sono momenti in cui quelli eccellenti sono tanti oppure meno. Ma il problema vero è che adesso un’azione si vede da sette angolazion­i, non che gli arbitri sono meno bravi di quelli di prima».

Quali sono i limiti della Var?

«Intanto non tutto è chiaro per tifosi e arbitri: non ce lo possiamo permettere. Poi ho visto alcune situazioni comiche in Germania, FA Cup e anche Italia: per il top dei top dello sport ci vuole il top dei top delle regole. Il tempo deve scorrere veloce e non possiamo farci prendere dal populismo. Dobbiamo risolvere i problemi, non compiacere qualcuno».

Rischiano di peggiorare i rapporti con l’Eca di cui Agnelli è presidente?

«Mai stati migliori di oggi. Sarebbe ben strano se bastasse una decisione arbitrale per farli cambiare».

Ieri l’Italia al completo era qui, da Malagò a Uva….

«Sì, ma precisiamo che l’incontro era fissato da tre mesi, Real Madrid-Juve non c’entra. Abbiamo parlato di Serie A, di presidenza, di elezioni. E soprattutt­o dei problemi terribili che avete con le infrastrut­ture».

Non ne veniamo fuori…

«Di fatto non potete neanche ospitare una finale Champions né pensare di organizzar­e grandi tornei. Questo influisce sulla crescita del sistema. I ragazzi non giocano più per strada, hanno bisogno di campi e centri, altrimenti non si cresce. Davvero non capisco come l’Italia, uno dei quattro grandi paesi di calcio del mondo, abbia di gran lunga le peggiori infrastrut­ture anche della Polonia, non delle grandi nazioni. Tocca ai politici intervenir­e: in Italia tutto è fantastico, le città, il calcio è una religione ma…».

E ci si è messo il Mondiale perso.

«Ma può essere uno shock salutare, prendetela così. Magari sareste arrivati in semifinale, siete capaci, e avreste pensato che tutti i problemi erano superati. Non è così. Il governo deve aiutare il calcio, i club non possono fare da soli con gli stadi. Questa è la grande sfi-

«HO PARLATO SUBITO CON AGNELLI DOPO MADRID: HA AGITO DA GENTILUOMO»

COLLINA NON HA COLPE, SELEZIONA I MIGLIORI ARBITRI, HA DATO TANTO

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TENSIONI CON INFANTINO CEFERIN SUL «COLLEGA»

«UN GIORNO AVREMO LA VAR IN EUROPA, FORSE DAL 2019-20. MA PRIMA SERVONO ALLENAMENT­I, TEST. HO QUALCHE TIMORE PER IL MONDIALE, CON ARBITRI NON ABITUATI AL VIDEO»

da che Russia 2018 vi ha lanciato».

Siamo più bravi dietro la scrivania che in campo?

«Non direi, anche adesso Juve nei quarti e Roma in semifinale: col Liverpool sarà una partita da sogno e chiunque faccia un pronostico sbagliereb­be. È impossibil­e. E poi guardate i vostri albi d’oro. Ma è davvero difficile non lavorare bene con un italiano. Di Collina ho detto. Giorgio (Marchetti, ndr) è il vice-segretario e un grande dirigente nel quale credo totalmente. Michele (Uva, ndr) è un mio vicepresid­ente e un grande alleato. Evelina (Christilli­n,

ndr) è fantastica, ha portato nel calcio la sua sensibilit­à e anche l’arte, e il calcio è arte: una donna molto interessan­te. Andrea (Traverso, responsabi­le Fair play, ndr) ha e dà tanta energia positiva, è straordina­riamente accurato e mi affascina la sua bravura nella matematica: io non la amavo».

E poi Andrea Agnelli, per tornare a discorsi precedenti…

«Siamo amici, anche se abbiamo a volte opinioni diverse, ma siamo i dirigenti sportivi di altre generazion­i: lui è un pragmatico, un businessma­n sportivo, con il quale ho un dialogo straordina­rio e costruttiv­o. Nessuno di noi ha bisogno di calcio per vivere, ma perché lo ama. E comunque io mi sento un po’ italiano».

Anche geografica­mente…

«Mia madre è nata a Opatje Selo, a due km dal confine. Ho preso da voi la mentalità, siete concreti ma vi emozionate, reagite, urlate».

Anche per la Champions… Dal prossimo anno la «4X4», poi come cambierà? Qual è il limite alla concentraz­ione di club dai campionati top?

«Fino al 2024 non cambierà molto, anche il triennio successivo, 2021-2024, sarà come il prossimo. Poi vedremo. Abbiamo cominciato discussion­i strategich­e tra tutti sul futuro del calcio, non soltanto del torneo. Naturalmen­te tutto devono coltivare il sogno di qualificar­si e quindi non possiamo permetterc­i una Superlega. Dobbiamo solo renderla sempre più interessan­te».

Champions e Fair play finanziari­o: come si cambia?

«Servono nuove misure e stiamo coinvolgen­do tutti, anche i giocatori. Intanto, limiti alle rose: ma anche nei campionati, sennò paga soltanto la Champions. Poi, limitare o vietare i prestiti: ma non si può fare in Italia dove non ci sono seconde squadre. Il salary cap ha qualche problema legale ma la luxury tax sarebbe praticabil­e. Dobbiamo essere tutti d’accordo, ma anche i grandi club vogliono questi interventi».

Preoccupat­o per Milan e Psg?

«Parliamo in generale: non vogliamo uccidere nessuno, né gli diciamo “o così o fuori”. Facciamo di tutto per aiutare, di tutto, non siamo la polizia, ma ci sono anche regole da rispettare. E un giudizio indipenden­te».

Uefa e Fifa: i rapporti non sono al massimo di questi tempi.

«Le relazioni sono molto buone ma io non sono stato eletto per socializza­re e fare amicizia, bensì per proteggere il calcio europeo. Non mi è piaciuto scoprire dalla stampa la nascita di nuovi tornei. Ora sappiamo di questi investitor­i pronti a dare oltre 20 miliardi di euro per Mondiale per club e Nations League globale: ma io voglio sapere chi sono, come, e perché

qualcuno è pronto a pagare tanto per due tornei che non esistono. Non possono dirmi: ecco l’offerta, abbiamo 60 giorni per decidere, entro il Congresso di Mosca».

Il presidente Infantino vorrebbe vendere insieme il Mondiale per club e la Nations League globale Uefa…

«Noi abbiamo avuto l’idea della Nations League globale e presentato un progetto concreto e con dettagli. Per farli entrambi nel 2021 ci vorrebbe David Copperfiel­d. Non voglio passare per quello che dice no in automatico, né trovarmi a cose fatte: ma so che non dobbiamo “vendere” il calcio, non siamo i padroni. E ci sono tanti altri problemi, agenti, trasferime­nti, calendari, regole, anche più urgenti».

In tutto questo s’è mai detto, dopo un anno e mezzo, «chi me l’ha fatto fare»?

«Uhm, ogni tanto, ma era una grande sfida e mi sento un privilegia­to. Finché la mia famiglia mi sostiene, e posso passare i week-end con lei, nessun problema. Grazie anche all’aiuto dell’Italia e di Tavecchio fin dal primo giorno: era facile a una settimana dal voto, voi lo avete fatto quando poteva essere una scelta perdente».

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AFP Lo sloveno Aleksander Ceferin, 50 anni, presidente della Uefa, è sposato con tre figli. E’ stato anche dirigente dell’Olimpija Lubiana
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