La Gazzetta dello Sport

DA CROTONE ALLO SCUDETTO MAX A CACCIA DEI 102 PUNTI

Vincendo le ultime 6 partite Allegri tocca il tetto del ‘14

- CONTICELLO, DALLA VITE, G. MONTI

Un piatto dopo l’altro, quasi senza farsi notare, con un appetito che mai penseresti in quel fisico asciutto: Massimilia­no Allegri detto «Acciuga» è ingordo ma non lo dà a vedere. Con pazienza, naturalezz­a, ha divorato punti come mai prima d’ora e adesso è alla stessa portata del suo predecesso­re, solo all’apparenza più vorace di lui: la sua Juve, che oggi si presenta a Crotone per confermare lo scatto-scudetto, è ad altezza Conte. Quello dei record, della vertigine dei 102 punti nella stagione 2013-14: allora, come oggi, alla 32esima i punti erano 84 con 27 vittorie, tre pari e due sconfitte. Il tempo sembra essersi fermato, cristalliz­zato nel solito dominio, anche se questa Juve è perfino più cannibale: nell’ultima stagione contiana, a +8 dalla Roma, i gol fatti erano 69 e 22 quelli subiti, mentre stavolta il parziale è 7718. Se, nonostante un calendario scivoloso, Allegri vincesse le ultime sei come fece Conte romperebbe ancora la barriera dei 100. E per provarci il primo boccone è perfino più invitante del secondo: «Tra le due partite della settimana, la più decisiva e importante è questa di Crotone, contro una squadra complicata – ha detto ieri a Vinovo -. Dobbiamo essere veloci e pazienti: è decisivo arrivare a +6 allo scontro diretto». Come dire, ci sarà tempo per la sentenza contro il Napoli, anzi anche sul match di domenica prossima Allegri ha mescolato prudenza e pretattica: «Ho sentito parlare di scudetto vinto: finché la matematica non ce lo dà, non si festeggia». E se la politica della casa, almeno a parole, è pensare un morso alla volta, impossibil­e immaginare con Allegri il futuro: «Non abbiamo programmat­o niente col presidente… Ma bisognerà incontrars­i tutti, con Marotta, Nedved, Paratici, per parlare delle esigenze della squadra».

MEHDI E GIGI Esattament­e una settimana fa passava la tempesta: la notte di Madrid di mercoledì scorso è una cicatrice cucita sulla pelle di tutti. Non si può scordare così in fretta, forse mai si scorderà, anche se è meglio iniziare a cancellare il resto. Il “dopo”, quella coda di polemiche, accuse, isterie che si è allungata fino ad oggi: l’ultimo round è nello scambio volgare Crozza-Benatia, col comico ligure che passa il confine della satira in tv e il difensore che risponde da bullo via Social (e che non sarà multato dal club bianconero per le minacce). Pessimo siparietto e anche su questo, su tutti i frutti avvelenati caduti da Madrid. «Giudicare dall’esterno non è mai semplice, ma ora basta - dice Allegri -. Dobbiamo parlare poco, anzi stare zitti: profilo basso perché così disperdiam­o energie e non risolviamo i problemi». Uno strappo, però, è ammesso per Gigi Buffon. Oggi riposerà, ma sulla sua ultima serata di Champions Allegri ha un pensiero originale: «Madrid gli ha fatto bene: gli ha dato una bella scarica di adrenalina, di cui aveva bisogno. I campioni vivono di questo, pure di confusione, casino, tensione, altrimenti ci si addormente­rebbe». Chi, invece, non dorme mai, anzi sembra vivere sui fili dell’alta tensione è Douglas Costa: «Ha tecnica, esperienza e spessore internazio­nale. In questo periodo si esalta ancora di più perché c’è meno ritmo e più stanchezza».

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LAPRESSE Massimilia­no Allegri, 50 anni, al quarto anno alla Juventus
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