La Gazzetta dello Sport

Julio Cesar dice addio al calcio: «Romario, Messi, Triplete... un sogno»

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NATO A DUQUE DE CAXIAS (BRA) IL 3 SETTEMBRE 1979

RUOLO PORTIERE

ALTEZZA 186 CM PESO 79 KG

Cresciuto nel Flamengo, ha giocato per sette stagioni nell’Inter, protagonis­ta della squadra del Triplete. Poi Qpr, Toronto e Benfica. In carriera ha vinto 1 Champions, 1 Mondiale per Club, 5 scudetti, 3 Coppe Italia, 4 Supercoppe di Lega, 3 campionati portoghesi, 1 Coppa di Portogallo, 1 Coppa di Lega e 1 Supercoppa di Lega portoghesi. Nel Brasile 87 presenze tra 2004 e 2014, con 1 Coppa America e 2 Confederat­ions Cup.

cose di cui poi ti puoi pentire».

Le è mai successo di arrabbiars­i così?

«Non in momenti così importanti. Dissi di tutto a Rocchi (Inter-Napoli 0-3, ottobre 2011) quando parai un rigore di Hamsik e lui non si accorse che Campagnaro entrò in area in netto anticipo per segnare sulla respinta. E me la presi molto con Rizzoli (Inter-Milan 4-2, maggio 2012) che mi fischiò un fallo da rigore su Boateng che non c’era. Infatti poi disse pubblicame­nte di aver sbagliato».

Ha detto: con Handanovic ho lasciato l’Inter in ottime mani.

«Io non mi sono mai sentito l’erede di Toldo, con cui ho avuto un rapporto bellissimo, e Handanovic non è stato il mio erede: lui è un grande portiere, ma l’Inter sarà sempre più importante di qualunque suo giocatore».

Quanto tornerà a Milano, per vederla a San Siro?

«Spero di tornare per una partita di Champions League. Dunque presto, spero».

Ce lo racconta un segreto di questi vent’anni?

«Ero arrivato all’Inter da poco: seconda di campionato, Palermo-Inter. Mancini in settimana mi fa: “Corini lo conosco bene, se sulle punizioni gli sistemi la barriera al contrario lo mettiamo in difficoltà”. Ero perplesso, ma gli dico: “Tu sei il boss, faccio come mi dici”. Il sabato, punizione di Corini e palla all’incrocio. Tre settimane dopo andiamo a Torino a giocare con la Juve. Mancini: “Con Nedved ho giocato, occhio che le punizioni le tira basse sul tuo palo”. Punizione di Nedved: sopra la barriera e 2-0. I giornalist­i iniziano a martellare: che scarso Julio Cesar sulle punizioni. Alla ripresa prendo il Mancio da una parte: “Boss, facciamo così: se sbaglio, sbaglio io, ma d’ora in poi scelgo io. Ok?”».

E se potesse scegliere come essere ricordato, da domenica in poi?

«Con il mio sorriso, il sorriso di uno che ha cercato di essere amico di tutti. Un buon compagno di squadra. Anzi, ex compagno. Purtroppo».

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Ritorno a casa Julio Cesar, 38 anni, chiude la porta in Brasile, nel Flamengo

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