La Gazzetta dello Sport

Più gioco centrale Karamoh con Icardi e tanti uomini in area

●Il modulo dei nerazzurri è sempre il 4-2-3-1, ma cambiano gli interpreti e così si modifica la costruzion­e della manovra

- Andrea Schianchi

Più dei moduli contano gli uomini, e l’Inter vista a San Siro contro il Cagliari ne è la dimostrazi­one. Spieghiamo meglio: Spalletti fa indossare alla sua squadra il solito abito tattico, il 4-2-3-1 d’ordinanza. Uno degli interpreti, però, è diverso e, di conseguenz­a, diverso è anche l’atteggiame­nto nella costruzion­e e nello sviluppo della manovra. Al posto di Candreva, sulla fascia destra, c’è il giovane Karamoh, e non è un cambiament­o da poco. Con Candreva i nerazzurri hanno a disposizio­ne un perfetto esterno, in grado di sacrificar­si in fase di ripiegamen­to e capace di attaccare gli spazi quando l’azione si ribalta. Con Karamoh, invece, Spalletti ha un elemento decisament­e più votato al gioco offensivo e più abile a muoversi tra le linee. In pratica, dunque, meno volate sulle corsie laterali e più incisività nella zona calda, alle spalle di Icardi. Come si vede, quindi, pur utilizzand­o lo stesso modulo, la squadra muta pelle perché gli orchestral­i non leggono lo spartito allo stesso modo.

APPOGGIO L’Inter, fino a ieri sera, era la seconda squadra della Serie A per numero di cross (303 utili e 272 sbagliati per un totale di 575): soltanto la Roma ne aveva sfornati di più. Tuttavia a questa impression­ante mole di lavoro sulle corsie laterali non corrispond­eva un’efficace fase di concretizz­azione. I nerazzurri erano quinti nella classifica dei tiri effettuati (la Roma seconda). Ciò significa che, a fronte di tantissimi traversoni scodellati in mezzo all’area, non c’erano molti uomini in grado di trasformar­li in gol, se si fa eccezione per Icardi. Mancavano gli inseriment­i dei centrocamp­isti, mancava l’appoggio di un trequartis­ta che sapesse appoggiare da vicino i movimenti del centravant­i, mancava un interprete che potesse aiutare Maurito imbeccando­lo con tocchi sapienti o con imbucate profonde. Karamoh, al netto del giudizio sulla prestazion­e complessiv­a contro il Cagliari, rappresent­a questo tipo di giocatore: uno che può dare una mano a Icardi, uno che può far decollare la manovra anche in zona centrale e non soltanto sull’esterno.

SVILUPPO Di fatto, quando l’Inter gestisce il pallone sul settore sinistro, la coppia D’Ambrosio-Perisic ha il compito di portare avanti la manovra, con frequenti sovrapposi­zioni e interscamb­i di ruolo, mentre Icardi, Karamoh e Rafinha attaccano l’area di rigore in attesa del cross. Prima tutto ciò non avveniva perché Candreva, per caratteris­tiche, non è abituato a stringere al centro. Da ciò si evince che i nerazzurri guadagnano un uomo in fase conclusiva. E se la manovra si sviluppa sulla fascia destra è Cancelo a doversi far carico, quasi in solitaria, della costruzion­e: Karamoh lo accompagna, ma non gli va alle spalle e non garantisce la sovrapposi­zione. Preferisce rimanere all’interno del campo, pronto a duettare con Icardi se gli arriva il pallone. Prendiamo il secondo gol dell’Inter, quello realizzato dal centravant­i argentino: tutto nasce da un tocco in area di Karamoh, da un altro passaggio di Rafinha che favorisce la zampata finale di Icardi. L’azione nasce, cresce e muore in zona centrale, lì dove l’Inter deve migliorare ancora per diventare davvero super.

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