SE SCAMBIASSIMO SARRI E ALLEGRI?
Lettere alla Gazzetta
Nel momento chiave della stagione, ancora una volta il Napoli si squaglia. E non vincerà niente. A che serve il coro di elogi assordante se poi il risultato grosso non viene? Mi sa che ha ragione Allegri: il calcio non è uno spettacolo circense. Lo dico da tifoso napoletano deluso, che vorrebbe più concretezza e meno estetica. Forse per sostenere quel gioco si spendono troppe energie, a maggior ragione se non fai entrare quasi mai le seconde linee. Antonio De Filippo
Questa battuta sul circo, non mi stancherò di dirlo, è fuorviante. La Juve vince per due motivi: ha l’organico migliore e spesso gioca bene. Vedi Madrid, l’acuto dei quattro anni di Allegri. La sua amarezza sul Napoli mi pare in buona parte ingiustificata. Al suo posto mi chiederei: sei punti di distacco (per il momento) non descrivono bene il gap fra le due rose? A me pare proprio di sì. Domanda corollario: secondo lei, ad allenatori invertiti, cioè con Sarri a Torino ed Allegri a Napoli, la bandaInsigne avrebbe fatto meglio? Rispondere affermativamente sarebbe un bell’azzardo. Aggiungo che l’organico della Roma mi sembra pienamente all’altezza di quello del Napoli: allora quei 17 punti di vantaggio in classifica da dove escono se non dal gioco?
Rimane in piedi, fin dai tempi di Sacchi, il cui gioco è un’evidente matrice di quello di Sarri, un dubbio sulla sostenibilità atletica e mentale di questa feroce applicazione tattica per un’intera stagione. I cali primaverili di quel Milan (salvo il primo anno) furono evidenti. Al giorno d’oggi, quando la critica accenna ad un declino fisico di queste squadre, i tecnici in questione talvolta si ribellano citando test atletici mirabolanti. Naturalmente si tratta di dati segretissimi (gli unici che non trapelano mai nel mondo del calcio) e dobbiamo fidarci sulla parola. Resto sospettoso a riguardo, ma va anche sottolineato il dispendio mentale, ben poco misurabile, e il relativo logorio di chi gioca con geometrie ferree e continui scatti in avanti alla massima velocità: mi sembra evidente che pesi. In effetti, come la Gazzetta ha ben mostrato, la squadra di Sarri ha fatto meno bene in campionato da quando non ha più impegni di coppa e quindi in teoria avrebbe dovuto essere più riposata. Una contraddizione che andrebbe spiegata: un risultato può essere casuale, un trend di 6-7 partite no.
Il Napoli un primato l’ha già raggiunto: i suoi vertici di spettacolarità di gioco sono ammirati in Italia e in Europa. Questo è solo inutile materiale «circense»? Io lo nego: una crescita di immagine ha ricadute positive su tutto un ambiente. Un giocatore interessante proveniente da un campionato estero sa che sotto il Vesuvio si gioca un calcio europeo e affascinante: l’appeal di questa piazza, che in anni passati non era ai vertici delle scelte, è molto cresciuto. «Non vince niente» è un’altra espressione che mi fa venire la pelle d’oca: ci sono decine di squadre in Europa in questa condizione e molte hanno budget superiori a quello del Napoli. Eppure qui c’è un moltiplicatore di valore che potrà risultare un’ipoteca positiva sul futuro del club: quanto valgono oggi sul mercato, e quanto valevano due-tre anni fa, giocatori come Mertens, Insigne, Koulibaly? Il Real sarà anche il club più forte del mondo, ma lo scudetto lo sta stravincendo il Barcellona. Le oscillazioni di rendimento sono un portato del calcio d’oggi, frutto di calendari assurdi, soprattutto: dobbiamo imparare a conviverci, senza trarre conclusioni affrettate dai momenti «down». Anche lo scarso utilizzo delle seconde linee di Sarri, un dato oggettivo, non necessariamente è una prova a carico. Non vedo dei Douglas Costa o dei Cuadrado su quella panchina. Forse le cose sono molto più semplici di quello che sembrano.