La Gazzetta dello Sport

Sosa, ecco l’ultimo dei colombiani Lo manda Fondriest

●Il nuovo leader ha solo 20 anni e corre nell’Androni: «Non farò il Giro, verrà il tempo...»

- INVIATO ALL’ALPE DI PAMPEAGO

In vetta al Tour of the Alps c’è un ragazzo colombiano nato nel 1997, talentuoso e forte in salita. Ma non si chiama Egan Bernal: e allora è di notizia che si tratta. L’anagrafe recita: Ivan Ramiro Sosa. La squadra è la stessa di Bernal, che intanto ha già spiccato il volo verso Sky: l’Androni-Sidermec, diretta da Gianni Savio. Egan e Ivan sono amici: «Mi ha insegnato tanto». Il Paese è lo stesso di Miguel Angel Lopez, di Quintana, Gaviria, Uran, dei fratelli Henao… Non fai in tempo a celebrare le gesta di un giovane che la Colombia ne manda in vetrina subito un altro, e un altro ancora.

RACCONTO Davanti, assieme a quasi tutti i big da Giro d’Italia. Le ruote davanti a quelle di Froome e Aru. Difficile da pronostica­re alla vigilia: Sosa era già rimasto davanti nella prima tappa, ma l’Alpe di Pampeago è un totem. «Mi sono sentito meglio di quanto pensassi – racconta Sosa, che in Italia fa base a San Colombano Belmonte, in provincia di Torino —. Più la salita si faceva dura, più gli altri si staccavano e io avevo la sensazione di pedalare meglio. Mi sembrava quasi di sognare. Mio padre fa l’agricoltor­e. Io sono di Pasca, municipio colombiano del dipartimen­to di Cundinamar­ca. In bici ci sono salito a 7 anni perché il ciclismo piaceva a un mio zio, ma ho cominciato a fare sul serio a 15. Nel 2016 ho vinto la tappa più importante della Vuelta Porvenir in Colombia e mi sono fatto conoscere». A Gianni Savio, in passato c.t. della Nazionale colombiana, lo hanno segnalato Paolo Alberati e l’iridato di Renaix 1988 Fondriest, che continuano a seguire da vicino Sosa: ieri Maurizio lo ha applaudito in diretta al traguardo: «E’ timido e determinat­o. Va forte in bici e ha dei solidi valori».

STELLA Una stella nascente che potrebbe illuminare anche l’imminente Giro d’Italia? Un pensiero quasi automatico. Ma non sarà così. Su questo Gianni Savio è stato categorico, nonostante Marco Frapporti abbia ammesso che tutti i compagni stiano cercando di convincerl­o. «Magari vado contro i miei stessi interessi – spiega Savio – ma Ivan deve ancora compiere 21 anni. Va fatto crescere con gradualità. Sapevo che qui sarebbe andato bene, abbiamo fatto altura a Sierra Nevada e i dati dei test erano ottimi. Ma un grande giro è un’altra cosa». «Io sono d’accordo – conclude Sosa -. Non bisogna avere fretta e bruciare le tappe. Il Tour of the Alps è fatto da 5 tappe che non superano i 160 chilometri. Per il Giro d’Italia ci sarà tempo. Intanto cerco di difendere qui questa bella maglia. Dai, magari ci rivediamo…».

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