Nadal frena la corsa del futuro
●Rafa domina Khachanov e vola ai quarti contro Thiem, giustiziere di Nole
La grandezza risiede nello sguardo. Nella copertina della brochure quotidiana del torneo c’è una foto di Nadal che fissa la pallina e sembra spaccarla in due per carisma e magnetismo. Un ascendente che il numero uno del mondo cala con prepotenza sul Next Gen Khachanov fin dal primo passo in campo e poi dal primo colpo, confermando una volta di più la vera qualità del campione inimitabile: far pesare da subito i rapporti di forza, specialmente con i giovani in crescita e ambiziosi. Ma anche negli occhi di Djokovic, dopo aver conquistato il tie break del primo set con una rimonta possente (Thiem aveva servito per il set sul 5-3), si scorge una scintilla antica, una voglia di tennis e di vittoria dal sapore quasi dimenticato: se il gioco non è ancora all’altezza dell’epoca d’oro, la tempra e il carattere paiono finalmente rinvigoriti.
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Il destino dei dominatori del Principato (12 vittorie in due nelle ultime 13 edizioni, con la sola intrusione di Wawrinka) si divide, ma è l’aria che si respira attorno alle loro prestazioni a corroborare speranze e ambizioni.
Sul rosso, Rafa è il solito Rafa anche se da gennaio ha giocato appena quattro partite: una macchina infernale che ti arpiona con il dritto (16 vincenti) e che ammortizza l’unico passaggio a vuoto (controbreak subito nel 7° game del primo set) con il successivo game conquistato a zero, facendo calare il sipario su una sfida impari. Il povero Karen, avido lettore di classici russi, dovrebbe servire molto meglio del 40% di prime per scrivere un altro romanzo, perché Nadal lo massacra in risposta, ma è anche vero che all’inizio della contesa gioca tre dritti che sarebbero sassate imprendibili per chiunque e invece si ritrova sempre la palla tra i piedi. Il diavolo maiorchino, come ama ripetere, non è particolarmente appassionato di matematica, ma l’11a perla monegasca si sta calando giorno dopo giorno nel filo di una collana leggendaria: «Il mio obiettivo era solo di vincere questo match e raggiungere i quarti, niente di più. Non posso essere al 100% fisicamente con così poco agonismo alle spalle, quindi valuto le cose giorno per giorno. E ho giocato meglio rispetto al turno precedente, ho servito meglio, mi sono mosso meglio e ho tenuto meglio il controllo degli scambi».
PAZIENZA
Questo è il suo giardino, e oggi vorrà ricordarlo pure a Thiem, l’eversore di Djokovic, che l’anno scorso fu il suo rivale più duro sulla terra (lo batté a Barcellona, Madrid e Parigi, ma ci perse a Roma). L’austriaco alla lunga si impone di pura forza fisica su Novak, ma fino a quando la condizione atletica del Djoker regge e gli scambi viaggiano sulla lama sottile dei nervi, il serbo offre una versione di sé capace di cancellare le troppe perplessità seguite ai guai al gomito. Certo, i 25 gratuiti di rovescio e i 40 complessivi rimangono un lascito pesante alle sorti della sfida, ma il Principato battezza probabilmente una fede rinnovata nel futuro: «Porto a casa solo positività da questo torneo: nessun dolore al gomito, tre match molto tirati con momenti di tennis brillante. Ovviamente ho ancora troppi alti e bassi e ho bisogno di giocare molto, realisticamente non sono ancora al livello che vorrei. Ma so che mi serve solo pazienza». Per raggiungere un obiettivo finalmente illuminato dalla speranza in fondo al tunnel dei dubbi: «Voglio tornare a essere tra i più forti del mondo, avvicinarmi di nuovo il livello più alto. Servirà tempo, ma finalmente ho ritrovato la gioia di stare in campo». Non a caso recuperata con accanto il compagno d’avventura più fidato: «Io e coach Vajda rimarremo insieme per tutto il periodo dei tornei sulla terra, poi ripartiremo da lì per valutare cosa fare». Ci è voluto un amico.