Seppi si arrende al rinato Nishikori Gasquet: è la vittoria numero 500
Non c’è dolore nell’addio. La corsa di Seppi si infrange su Nishikori, il samurai di Shimane che rischiò di perdere la mano destra ed è tornato a macinare il suo tennis percentuale con tanta corsa e pochi errori. Eppure Andreas non può coltivare rimpianti dopo un torneo di eccellente qualità che lo riconcilia con una superficie mai troppo amata e ne rilancia le quotazioni per un’altra stagione da top 50 (adesso è 62), a 34 anni e con mille battaglie sulle spalle: «Sono contento, da almeno due anni non giocavo così bene sul rosso, significa che ho lavorato bene». INCUBO E RISCHI L’avvio del match è da incubo, un 6-0 in 25 minuti per il giapponese cui non par vero di scambiare con un avversario sotto ritmo e sempre lontano dalla palla. Forse è il lascito delle due battaglie precedenti, o forse è solo la solita partenza lentissima del biondo di Caldaro. Infatti, non appena ritrova aggressività, Seppi riprende a tessere una ragnatela complicata per Nishikori, cui a settembre quattro medici avevano consigliato l’operazione per saldare l’ulna che si stava separando dal tunnel carpale e invece lui optò per la soluzione conservativa ad Anversa dallo specialista che rimise a nuovo la Cljisters. Peccato solo che nel terzo set, con la contesa ancora in equilibrio, l’ex n°4 del mondo sceso al 36 si inventi un game in risposta perfetto sul 3-2 per lui: «Forse avrei dovuto essere più aggressivo nei suoi turni di battuta analizzerà l’azzurro -, ma lui è stato bravo a non regalarmi nulla. Comunque posso essere soddisfatto, avevo cominciato la stagione con tanti punti da difendere e il rischio di ritrovarmi oltre il centesimo posto, quindi con difficoltà a entrare nei tornei più grandi: la preparazione in Colorado mi ha aiutato».
RISORTI Con Nishikori, la giornata premia altri convalescenti eccellenti, a partire da Goffin che gioca e si allena con una lente a contatto speciale da quando al torneo di Rotterdam una palla schizzata da una sua volée steccata gli si è infilata nell’occhio sinistro. L’anno scorso il belga gentile viaggiò fino alle semifinali, dove si sciolse contro Nadal dopo un lungo alterco con l’arbitro Mounier per una palla chiamata su un segno diverso, e con il suo gioco lineare e con tante soluzioni può disegnarsi ancora un ruolo importante. Rinasce pure Gasquet dopo i guai recenti a un polpaccio e a un ginocchio ed è un pomeriggio di festa: diventa il primo francese dell’Era Open a raggiungere il traguardo delle 500 vittorie in carriera, con la prima conquistata proprio qui, nel lontanissimo 2002,a 16 anni, contro Squillari. Richard impedisce il derby in famiglia tra i fratelli Zverev battendo Mischa, il maggiore, mentre Alexander raggiunge i quarti a Montecarlo per la prima volta nel derby con Struff, ma continua a essere troppo alterno anche all’interno della stessa partita per poterlo considerare un serio contendente al titolo, anche se la classe rimane enorme. E poi lui è fiducioso: «In Davis ho giocato bene nonostante le poche ore di allenamento sulla terra, presto ritroverò la condizione dell’anno scorso». Quando, va ricordato, non ancora ventenne si prese lo scettro di Re di Roma. Per adesso senza guida: «Non è corretto, io un coach ce l’ho ed è il migliore: mio padre ha portato me e Mischa ai livelli che vedete tutti». Ma nell’ombra c’è sempre Lendl.