LASCIATO LO SPAZIO, A MAGGIO TENTERÀ LA SCALATA ALLA CIMA DELLA TERRA: «UN’ALTRA SFIDA CON ME STESSO»
Dallo spazio alla vetta del pianeta terra. Per Maurizio Cheli, ieri provetto astronauta e oggi aspirante alpinista, non fa molta differenza. L’importante è salire in alto, ma stavolta non lo farà volando in una navicella spaziale bensì camminando sulle proprie gambe. La nuova missione per Cheli, dopo quella del 1996, quando fece parte dell’equipaggio dello Shuttle Columbia STS-75, è la scalata alla cima dell’Everest, un progetto sul quale Cheli lavora da oltre un anno. «Voglio precisare che la mia non vuole essere un’impresa, perché in tanti sono già saliti sull’Himalaya e altri ancora saliranno, ma si tratta di una sfida con me stesso. La interpreto come un viaggio che mi riporta verso il cielo. Un percorso che non si può improvvisare».
Tra lo Shuttle e l’Everest come ha sviluppato la sua carriera?
«Mi sono congedato dall’Aeronautica militare nel 1996. Dopo ho fatto il pilota collaudatore per velivoli da difesa, ma Top gun è un appellativo che rigetto. Oggi sono anche imprenditore e conferenziere. L’alpinismo è una passione recente che mi sta impegnando molto».
E’ un amante della montagna?
«Mi piace, ma non sono mai stato un vero montanaro. Così come non sono nato aviatore: nessuno nella mia famiglia era mai salito su un aereo prima di me. Tre anni fa è scattata quest'idea. Così mi sono cercato una guida alpina che mi avviasse a questa esperienza. L’ho trovata in Marco Camandona, un vero esperto a livello internazionale. Insieme abbiamo creato un piccolo equipaggio, come in una navicella. Martedì partiamo in 4 per Katmandu, gli altri due sono François Cazzanelli e Sergio Cirio. Camandona è già salito sull’Everest, scalando