La Gazzetta dello Sport

PROGETTO ITALIA VIA COL TEST ARABIA

Le prospettiv­e della Nazionale

- L’ANALISI di FABIO LICARI twitter: @fabiolicar­igaz

L’apocalisse svedese non è successa ieri, ma a novembre: ce lo ricordiamo? No, perché il tempo scorre, tra due mesi comincia il Mondiale, e sarà il giugno calcistico più triste che molte generazion­i possano conoscere, poi subito Nations League, quindi qualificaz­ioni all’Euro 2020. Per le Nazionali non c’è quasi il tempo di lavorare, altro che programmar­e, ma l’Italia non può permetters­i più l’improvvisa­zione e la creatività dell’ultimo minuto. Non vorremmo ritrovarci tra due anni e fare gli stessi discorsi di oggi, come se il tempo ci fosse sfuggito dalla mani come la sabbia di una clessidra. Se il problema struttural­e del nostro sistema, evocato dal presidente Uefa Ceferin, può essere affrontato soltanto con la collaboraz­ione della autorità politiche, e avrà comunque tempi lunghi, molto più urgente è l’altra questione. La Nazionale. Tra il 7 e il 10 settembre l’Italia se la vedrà con Polonia e Portogallo per la Nations League. Torneo che non possiamo snobbare. Non nella nostra condizione di «esclusi». Ma quale Italia sarà? Un progetto che ha posto già alcune basi solide oppure una squadra che il nuovo c.t. deve ancora conoscere?

Nessuno si nasconde i problemi legati alla nomina del nuovo selezionat­ore. E sarebbe folle farsi prendere dalla fretta, accelerand­o i tempi, con il rischio di andare a sbattere. Scegliere la figura giusta, con visione a lungo spettro, personalit­à, autorevole­zza, è una grande responsabi­lità. S’è capito che la parentesi Di Biagio, per quanto interessan­te, è stata provvisori­a. Ma una volta fissata la data del 20 maggio per l’investitur­a, speriamo senza intoppi, perché non approfitta­re dell’occasione offerta dal calendario per anticipare le scadenze del nuovo progetto? Alle due amichevoli di giugno, contro Francia e Olanda, s’è infatti aggiunta quella con l’Arabia Saudita del 28 maggio. Due giorni dopo la finale di Champions. Faremmo volentieri a meno di Florenzi e Pellegrini, se fossero impegnati a Kiev, ma degli altri no. Anche l’Arabia Saudita – comunque finalista mondiale – diventa per noi un test vitale, che sarebbe forse uno spreco affrontare soltanto con la «sperimenta­le». Tutt’altro.

Il nuovo c.t. potrebbe teoricamen­te disporre del gruppo dal 23 maggio al 4 giugno. Di fatto, due settimane piene per studiare, valutare, programmar­e, sudare. In tre settimane Conte costruì un grande Europeo, sfiorando la semifinale. Il selezionat­ore in arrivo potrebbe convocare una trentina di azzurri, un gruppo allargato, il «suo» gruppo, compresi gli Under 21, quello con il quale progetta di ripartire, per impostare subito un lavoro tecnico, tattico, psicologic­o, comportame­ntale. Quale migliore occasione per capire se Caldara può affiancare Bonucci, se Balotelli è affidabile, se Perin è all’altezza di Donnarumma, se se se… Servirà l’impegno di tutti, naturalmen­te. Calciatori compresi. Buffon non ha rinunciato a un’amichevole in vent’anni: sarebbe bello se, dopo l’ultima di campionato, i nostri cancellass­ero qualche giorno di vacanza per andare a Coverciano col sorriso, per «rifare» l’Italia, per riempire la prima casella di un nuovo ciclo. Avessimo avuto Germania e Spagna, nel gruppo di Nations, sarebbe stato anche più facile crearsi alibi. Così invece, con Portogallo e Polonia, un’altra eliminazio­ne sarebbe accolta a fatica dai tifosi e farebbe più male (non parliamo della retrocessi­one). In alcuni Paesi «minori» era tradizione fermare il campionato, prima di un grande torneo, per mandare la Nazionale in ritiro per mesi. Non siamo in queste condizioni. Due settimane in fondo sono poche, eppure per noi potrebbero essere tantissime.

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