Rischiava di pagarne 100
ARMSTRONG PAGA 5 MILIONI CHIUSA LA CAUSA NEGLI USA
Massimo Lopes Pegna CORRISPONDENTE DA NEW YORK
Il caso Armstrong è chiuso. La parola fine è stata scritta ieri dai suoi avvocati che hanno accettato l’offerta di patteggiamento con le autorità federali. Lance si è impegnato a pagare al Governo Usa 5 milioni di dollari, risparmiandosi un sanguinoso (dal punto di vista economico) processo civile, che poteva costargli molto di più. Così, dopo la sua celebre confessione pubblica del gennaio 2013 davanti alle telecamere dell’Oprah Winfrey Show, sulla vicenda viene messa una bella pietra. Nel 2012, la Usada, l’agenzia dell’antidoping Usa, lo aveva inchiodato alle sue responsabilità sulla base delle testimonianze di alcuni ex colleghi e la sua carriera era stata cancellata: un colpo di spugna sulle sette vittorie (dal 1999 al 2005) al Tour de France. Ma i suoi guai legali erano solo all’inizio. Nel 2010 lo aveva citato in tribunale l’ex compagno Floyd Landis, vincitore – poi depennato – del Tour de France 2006, perché trovato positivo al testosterone. Ma la sua posizione si era aggravata in seguito alle rivelazioni televisive. Infatti a quel procedimento si era accodato il Governo Usa, come parte lesa. Siccome Armstrong correva per la U.S. Postal Service, dunque proprietà federale, le autorità ritenevano che Lance, dopandosi, avesse defraudato l’immagine dei postini.
CIFRA RECORD La cifra richiesta come risarcimento era esorbitante: 100 milioni di dollari, somma in grado di mandarlo sul lastrico. Il processo doveva iniziare lo scorso novembre a Washington, ma era stato poi rinviato al prossimo 7 maggio. Intanto, il texano aveva dovuto risolvere altre cause, costategli 20 milioni. Ieri, invece, è arrivata la notizia del patteggiamento. Armstrong pagherà 5 milioni di dollari allo Stato (il 25% andrà a Landis), ma si toglierà di mezzo il rischio di un collasso finanziario. E soprattutto eviterà un processo pubblico nella capitale Usa, che gli sarebbe costato altra pubblicità sgradita. Spiegava Lance: «Anche se credo che la causa non avesse alcun fondamento e sto spendendo tanti soldi per risolverla, dal 2013 mi sono sempre assunto le mie responsabilità per i miei errori. Sono sempre stato orgoglioso di vestire la maglia bianca e blu con l’aquila mentre davo l’anima per vincere». «Posso guardare avanti nella mia vita» ha aggiunto ieri.