La Gazzetta dello Sport

Pjanic-Hamsik sull’altalena Talenti dell’Est al duello finale

● Miralem rientra: con lui Juve più produttiva. Marek cerca il riscatto in un anno opaco

- Fabiana Della Valle INVIATO A VINOVO (TORINO)

Ètutta questione di tempo: quello che passa, quello che gestisci in campo, quello che manca alla fine di un campionato, ma anche di un sogno. Miralem Pjanic e Marek Hamsik non hanno lo stesso ruolo e nemmeno la stessa storia: il regista bosniaco è al secondo anno in bianconero; la mezzala slovacca indossa l’azzurro da una vita. Attorno a loro, però, sono migliorate le rispettive squadre. La Juve è cambiata nella scorsa stagione quando Pjanic ha arretrato il suo raggio d’azione prendendo le chiavi del gioco. Il Napoli è cresciuto passo dopo passo, anno dopo anno, attorno al suo capitano. NUOVO RUOLO È tutta questione di tempo e Pjanic lo capì quando era ancora alla Roma. Voleva vincere e voleva farlo in fretta. Così passò alla Juve e accettò di mollare le zolle del trequartis­ta e di muoversi da regista. Allegri da lui pretende una gestione brillante ma oculata: ci sono momenti in cui bisogna esasperare il fraseggio orizzontal­e ed altri in cui bisogna verticaliz­zare di prima.

ULTIMA OCCASIONE? Il tempo, già. Quello che Hamsik vede correre più velocement­e. Ora o mai più, lo pensano in tanti e AP-GETTY sopratutto lui che a quasi 31 anni e dopo aver battuto il record di gol di Maradona vuole solo una cosa: lo scudetto. Chissà se questo Napoli potrà ancora crescere o se ci sarà bisogno di un rinnovamen­to che potrebbe coinvolger­e pure lui. In questa stagione il vero Hamsik si è visto a sprazzi, ma non è troppo tardi per griffare una stagione che può diventare storica.

INDISPENSA­BILE MIRE Di Pjanic pesa l’assenza e i numeri lo confermano: senza di lui la media punti bianconera passa da 2,7 a 1,8 e i gol segnati da 2,5 a 1,8. Per questo il suo recupero è fondamenta­le per Allegri, a sua volta determinan­te per la maturazion­e del centrocamp­ista. A Roma Mire illuminava a intermitte­nza, a Torino è diventato un faro sempre acceso. Vincere è un balsamo anche per l’autostima e la crescita del bosniaco ha avuto un’impennata negli ultimi 2 anni.

MAREK CALMO Lo stesso non si può dire di Hamsik, che negli ultimi anni sembra essersi incagliato: da giocatore desiderato da mezza Europa a sinonimo di normalità. Anche lui con Sarri si è spostato più indietro, quest’anno non ha mai saltato una partita in campionato, però è il più sostituito del Napoli in A. Con l’Udinese è uscito a inizio secondo tempo, la Juventus però è l’avversario ideale per risvegliar­e l’istinto da attaccante: 8 gol segnati a Madama, mai nessuno allo Stadium. E poi c’è Allegri, il tecnico che lo voleva da allenatore del Milan. Marek è rimasto per vincere con il Napoli, Pjanic è andato via da Roma per togliersi di dosso l’etichetta di eterno secondo. Scelte diverse, stesso sogno chiamato scudetto.

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LOTTA A CENTROCAMP­O Miralem Pjanic, 28 anni, e Marek Hamsik, 30 anni

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