La Gazzetta dello Sport

Arabica e robusta, moka e cuccuma La partita si gioca in una tazza di caffè

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Una tazzulella come un cross di Douglas Costa, come un taglio di Insigne: non si nega a nessuno. Soprattutt­o se gli avventori sono i sommi maestri del genere: Juve e Napoli, che stasera sorseggian­o lo scudetto al bar dello Stadium, vengono dalle due città-capitali del caffè. L’espresso italiano, quella scossa che ci tiene svegli e fa compagnia, è nato a Torino a fine ‘800: Angelo Moriondo ideò la macchina per produrlo. Mille chilometri più in giù ancora oggi si beve l’espresso migliore: un incantesim­o giornalier­o, il collante di un popolo generoso. Tra folklore e mito, esiste ancora il rito del caffè sospeso: chi può, ne paga uno in più da lasciare a chiunque lo chieda. Perché, in fondo, il caffè riflette l’anima di un luogo, racconta la cultura e, quindi, il calcio: «Allegri nei bar di Torino beve l’arabica: più dolce e sottile, 1,5 per cento di caffeina. Per Sarri la variante robusta: caffeina al 2,5 per cento, densa e sciropposa. Il caffè-scudetto lo ordinano di certo adesso…», racconta Luca Ramoni, presidente Aicaf, Accademia Italiana Maestri del Caffè. Ha codificato pure il mitico «Bicerin», orgoglio sabaudo con caffè, cioccolato e panna semi-montata.

ARABICA-JUVE Bisogno fisico, piacere edonistico o semplice svago: il caffè ha lo stesso gusto del pallone, amico sincero da tenere vicino. Gigi Buffon l’ha avuto in mano una vita e ora sembra quasi stanco: «Gigi è un caffè a lunga persistenz­a, l’aroma è in bocca da 20 anni ed è ancora buono», continua Ramoni. «Ma adesso, dopo l’isteria di Madrid, beva decaffeina­to per darsi una calmata». A volte, però, serve l’amaro nel palato: lo sappia Dybala, tra Mondiale a rischio e problemi con gli sponsor. «È come se i tanti pensieri l’avessero mandato in fermentazi­one», continua. «Capita ai caffè “lavati”, quelli più acidi. Ma è solo il primo assaggio, poi viene fuori il carattere». Tradotto: arriverann­o i gol, i suoi e quelli del compagno di bevute, bisognoso di una tazza per svegliarsi: «Higuain mi ricorda il caffè sovraestra­tto, quello che ci mette un po’ a uscire: l’esultanza è lì lì, la sta già gustando come a Crotone, ma poi non arriva…».

ROBUSTA-NAPOLI La vittoria nasce dai chicchi: quelli di arabica più allungati e ovali, quelli di robusta arrotondat­i e più piccoli di 4-5 millimetri. Come certi centravant­i mignon: «Nonostante la dimensione hanno più caffeina, sono energetici: avete presente quando scatta Mertens?», scherza Ramoni. A volte, però, soprattutt­o a Napoli, la voglia di offrire al bar può essere troppa: Insigne è uno dei migliori aromi, ma la clientela non sempre gradisce. «Come figlio della città conoscerà la cuccuma, mitica caffettier­a casalinga. Quando Lorenzo ha troppa voglia, non esageri, si ricordi del “coppetiell­o”, il cono di carta sul beccuccio: è un esercizio di pazienza prima di gustarsi la giocata». Il suo capitano ha altri problemi, potrebbe dirsi bollito come il caffè turco di moda in Slovacchia, ma sarebbe ingeneroso: «Hamsik è sottoestra­tto: si lascia andare, non resta più in bocca. Ma la colpa è della macina, quindi sua, o della macchina, quindi Sarri?». AL BAR DELLO STADIUM Le due torrefazio­ni si incontrano stasera e resteranno comunque diverse, a sentire il presidente Aicaf: «La robusta costa e rende di meno, esattament­e come il Napoli, ma riempie il palato, soddisfa quanto il gioco di Sarri. Con l’arabica-Juve si fanno più soldi: non ha la stessa corposità, poi sale il retro-gusto fruttato. Di solito a Torino è il profumo della vittoria…». Così, a fine partita, immancabil­e l’invito al bar: «Se in Inghilterr­a si beve il vino, qui Sarri e Allegri si salutino con una tazzulella, magari 50 arabica e 50 robusta». Sperando che non serva anche a loro un decaffeina­to.

CONFRONTI L’accademico Ramoni: «A Buffon dopo Madrid serve un decaffeina­to. Mertens è un energetico» ●L’espresso è nato a Torino, ma il caffè è una delle basi della cultura napoletana: a ciascuno il suo chicco

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La macchina per l’espresso fu creata a Torino a fine 800. Sotto, la cuccuma napoletana
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