Il progetto due punte dura mezzora Il Diavolo non sa come rifornirle
●Chiusi gli spazi centrali, i rossoneri producono solo cross innocui: con il tridente almeno si libera Bonaventura
Isintomi cominciano a essere conclamati e i tentativi di cura non danno benefici. Il Milan fa una fatica tremenda a segnare, anche a una squadra che ne ha presi 78 in campionato. Il «dottor» Gattuso procede con esperimenti e colture, senza ottenere risultati. Stavolta il Milan ha cominciato con le due punte di berlusconiana memoria, André Silva e Cutrone insieme, con Bonaventura e Suso a battere le fasce. Soluzione improvvisata e senza meccanismi che la sorreggano: le due punte si passano il pallone quattro volte, e per tre il passaggio non arriva a destinazione. Tiri, neanche a parlarne, perché l’unica occasione André Silva la cicca davanti alla porta e soprattutto perché il sistema rossonero è inchiodato dalla disposizione del Benevento: Sandro monumentale davanti alla difesa a coprire gli arretramenti di Silva, poi una linea da quattro che devia sugli esterni gli attacchi milanisti, con cross quasi sempre innocui (8 su 43 a destinazione). La squadra di De Zerbi non disdegna il possesso, dimostrando una volta di più la capacità di giocare il pallone con disinvoltura (e un’uscita dal basso a sinistra sviluppata fino a portare al tiro Cataldi dal centro destra ne è l’esempio più lampante): il portatore di palla ha sempre due o tre scelte dettate dal movimento dei compagni. Eccellente. Fino al gol, frutto di una combinazione che fa parte del bagaglio tattico della squadra: l’imbucata centrale per il taglio della punta. Diabaté aveva segnato così al Sassuolo e se n’era mangiato un altro con l’Atalanta sullo 0-0, Iemmello firma il sacco di San Siro.
CAMBI Fatto sta che dopo 35’ e sotto di un gol, Gattuso deve abbandonare il «progetto due punte» e tornare al più familiare tridente, allargando Cutrone a sinistra e avanzando Borini. La mossa serve però soprattutto per liberare le incursioni centrali di Bonaventura (che va al tiro ben 4 volte, tutte nello specchio ma deboli o troppo centrali). Con Suso per Borini, nella ripresa arriva anche un po’ di qualità in più, ma l’occupazione dell’area resta sempre approssimativa: gli attaccanti – anche Kalinic – si dividono male gli spazi. E anche l’assalto della ripresa non dà frutti.