La Gazzetta dello Sport

«La famiglia, i giovani: la mia vita felice e veloce Pago più tasse? Pazienza»

●Non ha mai voluto lasciare Murcia, nel sud della Spagna Ha quasi 38 anni e nelle Ardenne nessuno ha vinto quanto lui

- INVIATO A LIEGI c. ghis.

Vincenzo Nibali, re della Sanremo, e Julian Alaphilipp­e, padrone della Freccia: ok. Ma dovendo scegliere un nome solo da indicare come favorito della Liegi, la scelta non può che cadere su Alejandro Valverde. I motivi sono molteplici: lo spagnolo ne ha già conquistat­e quattro; in questa stagione ha vinto 9 volte, come nessuno al mondo; è in forma, come dimostrano il 5° posto all’Amstel e il 2° alla Freccia; è probabilme­nte il più veloce in caso di arrivo allo sprint di un gruppetto. «E se vinco anche questa pareggio Merckx. Almeno qui alla Liegi», aggiunge lui con un sorriso un po’ incredulo. A dire il vero, per quanto riguarda le classiche delle Ardenne, Freccia e Liegi, lo spagnolo ha giù superato il Cannibale: 9 a 8. Alejandro ha nel carnet 5 Freccia e 4 Liegi; Eddy 3 Freccia e 5 Liegi.

Valverde, cosa vorrebbe dire eguagliare Merckx?

«Una meraviglia. Una cosa che neppure potevo azzardarmi a sognare da giovane».

Spesso sui giornali e nelle discussion­i si fanno riferiment­i ai record e alla storia. È una cosa a cui lei tiene e che la motiva?

«I riferiment­i alla storia del nostro sport sono piacevoli, ma quello che io voglio è vincere. Una cosa tira l’altra».

Come arriva a questa sfida?

«Molto bene, lo dicono i risultati anche di questa settimana. Contento del secondo posto a Huy? No, avrei voluto vincere. Però alla fine questo è lo sport: a volte si vince, a volte no. Importante è lottare per farlo».

Che corsa ci possiamo aspettare?

«Non sarà una sfida solo con Nibali e Alaphilipp­e. Le côtes nuove sono nella prima parte, non credo cambino la corsa. Però mi aspetto, come è successo alla Freccia, che la battaglia inizi prima del solito. La Roche-aux-Faucons potrebbe fare molti danni».

Il tempo può influire?

«Questo caldo si sente, soprattutt­o per chi è allergico».

Che cosa è per lei il ciclismo?

«Divertimen­to. Un divertimen­to che è anche lavoro, motivazion­i, voglia di dare sempre tutto e fare il massimo».

Dopo al caduta del Tour pensava di tornare a questi livelli?

«Le prime due settimane sono state durissime, difficili. Ho avuto paura. La gamba che non mi serviva a nulla, bloccata. Dopo due mesi ho capito che ero sulla strada giusta».

Ha vinto tanto e compirà 38 anni mercoledì: dove trova le motivazion­i per essere al top?

«Non faccio fatica. Allenarmi non è lavoro, ma piacere. Certo, magari ci sono giorni che ne farei a meno ma sono pochi».

Verità o leggenda che i suoi allenament­i siano sempre abbastanza corti e intensi?

«Verità. Cinque ore mi sono allenato poche volte, di più mai credo. Però ho una media di chilometri settimanal­i alta, perché tutti i giorni faccio trequattro ore. E mi piace allenarmi veloce, mi trovo bene. Mi motiva».

Passano gli anni e lei sembra sempre più forte: il segreto?

«Mi sono mantenuto a buon livello, forse sono migliorato. Non è tanto una questione fisica, ma di testa. Prima andavo alle corse e a volte mi sentivo inferiore agli altri. Ora, anche se non al top, mi sento come gli altri. E anche di più».

Non ha mai lasciato la sua Spagna, la sua Murcia: perché?

«Ho la mia famiglia, la mia vita e il mondo. Fiscalment­e ho una pressione maggiore di chi ha scelto posti agevolati, ma sono felice lo stesso. A volte mi alleno con i ragazzi della mia squadra giovanile. Vedere la loro faccia sognante è impagabile. Mi piace ridare quello che il ciclismo mi ha dato».

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La dedica e le lacrime: Valverde per il suo amico Scarponi BETTINI

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