Pallotta: «Anfield? Non so se andrò»
●L’autogol di Vicari spiana la strada, poi Nainggolan e Schick. E molti titolari tenuti a riposo per Liverpool
Passeggiata di mezza estate, del tutto imprevista. Qui a Ferrara Juventus e Inter sudarono sette camicie senza nemmeno l’alibi del caldo soffocante per portar via un misero punticino. E il Napoli vinse, sbuffando, all’ultimo respiro. La Roma invece ribadisce il suo stato di grazia stendendo la Spal – che veniva da otto risultati utili – col minimo sforzo, segnando tre reti con un turn over mica male, permettendosi di fare a meno di Dzeko per una gara intera e godendosi anche due prime volte: il debutto assoluto dell’argentino Silva e, soprattutto, l’esordio al gol in campionato del talento tanto atteso e pagato a peso d’oro: Patrik Schick. Ma sì, la Roma è chic per davvero e fa un passo avanti per la Champions sistemandosi da sola, per il momento, al terzo posto. Di Francesco non poteva immaginare riscaldamento migliore prima di scalare il monte Liverpool. Ha vinto, ricordando tra l’altro che in trasferta è micidiale: perso solo con la Juve e decimo clean sheet esterno. Ha fatto riposare un po’ di giocatori che saranno titolari: Dzeko, Florenzi, Kolarov e De Rossi. Qualcuno l’ha alternato. E ha portato a regime chi potrebbe servire, come Schick appunto. Meglio di così.
LA CHIAVE Di Francesco aveva predicato grande concentrazione per questa sfida. Non aveva torto. La Spal che non perdeva da 8 giornate e l’esigenza del turn over obbligava a non distrarsi. Non si aspettava certo una Spal così arrendevole e forse non se l’aspettava nemmeno Semplici. Anche se qualche sentore negli allenamenti deve averlo avuto perché nel suo 3-5-2 ha inserito in mezzo Everton, uomo di battaglia, per Grassi, e Schiattarella invece dell’annunciato Viviani. Anche in questo caso più gambe che piedi. Non è bastato. A parte il fatto che poteva godere di un rigore al 12’ del primo round per uno scontro Antenucci-Fazio, ha subito dall’inizio alla fine. Non si può mai dire, ma l’impressione è che anche se Tagliavento avesse concesso il penalty e Antenucci l’avesse segnato, sarebbe cambiato poco. I motivi sono semplici: quando non c’è gara sulla qualità in campo, se nemmeno la condizione ti sorregge, son guai. La Spal è sembrata sulle gambe, se non bollita. Arrivava sempre tardi sui palloni e, soprattutto, la stanchezza annebbiava le idee in uscita. Quanti passaggi sbagliati dai difensori, in giornata da incubo, e dai centrocampisti... E spesso su quegli errori si creava l’opportunità per la Roma, al solito alta nel pressing e in generale nel baricentro, di avere occasioni da gol. ● (ma.cec.) Più forte l’amore o la scaramanzia? Il presidente Pallotta ci pensa su. «Lunedì (domani, ndr) volerò a Londra, così potrò andare a Liverpool – dice al «Guardian» –. Però non sono andato a Barcellona, mentre c’ero al ritorno a Roma, quindi non so che fare. Devo seguire le mie superstizioni, ma puoi eliminare chiunque se giochi 94’ come col Barcellona. Se vuoi essere tra le prime 10 squadre al mondo, però, devi avere i ricavi. Per questo serve lo stadio. Non avevamo un settore commerciale o digitale, né una tv o una radio. Adesso sì. Spendiamo milioni di dollari per mantenere tutto. Perciò non puoi stare lì seduto e pensare: “Lo stadio verrà rimandato ancora un anno”». E il rischio c’è. Dieci tiri, cinque in porta, in 45’. Fin quando Everton ha tenuto zompando sulle caviglie di tutti e dalle fasce Mattiello e Lazzari servivano qualche palla per Antenucci, la Spal ha sofferto ma è sopravvissuta. Dopo l’autorete del povero Vicari, entrato in scivolata con Strootman su cross di Pellegrini, è crollata. Ci si aspettava una reazione nel secondo round, invece è stato un one man show giallorosso. Dopo 7’ raddoppio di Nainggolan con una rasoiata da fuori, dopo 15’ la prima gioia di Schick, di testa, su cross di Pellegrini. Poi il passeggio e le alternanze di giocatori in vista Liverpool.
LE GARE PESANTI Semplici ha provato a dare uno scossa cambiando sistema e uomini già al tramonto del primo round. Fuori Vicari che, autorete a parte, non ne ha indovinata una, dentro Grassi a sinistra con Kurtic a destra e arretramento di Lazzari (il più generoso) e Mattiello per una difesa a 4. Nell’intervallo è tornato al 3-5-2 inserendo Simic. Ma i polmoni sgonfi e le idee confuse non hanno consentito alcuna reazione. Per dire, Alisson si è guadagnato la pagnotta per l’unico tiro della Spal di Paloschi (già sul 2-0) fin lì controllato senza problemi da Manolas. Il gran recupero di Bruno Peres sulla deviazione ad anticipare Antenucci ha sventato del tutto il pericolo. Probabile che a quel punto la Spal abbia pensato alla fondamentale sfida-salvezza di domenica con il Verona. Umano, di fronte a una Roma determinata e sicura di sé, che da qualche tempo ha acquistato finalmente la consapevolezza della sua forza. Peccato per quel periodo nero, perché come qualità e gioco avrebbe avuto i mezzi per sfidare Juve e Napoli. Ora c’è un sogno da inseguire. Un grande sogno. Altro che distratta Roma da Champions sola al terzo posto Spal sulle gambe