La Gazzetta dello Sport

Pallotta: «Anfield? Non so se andrò»

●L’autogol di Vicari spiana la strada, poi Nainggolan e Schick. E molti titolari tenuti a riposo per Liverpool

- Fabio Bianchi INVIATO A FERRARA @fabiowhite­s

Passeggiat­a di mezza estate, del tutto imprevista. Qui a Ferrara Juventus e Inter sudarono sette camicie senza nemmeno l’alibi del caldo soffocante per portar via un misero punticino. E il Napoli vinse, sbuffando, all’ultimo respiro. La Roma invece ribadisce il suo stato di grazia stendendo la Spal – che veniva da otto risultati utili – col minimo sforzo, segnando tre reti con un turn over mica male, permettend­osi di fare a meno di Dzeko per una gara intera e godendosi anche due prime volte: il debutto assoluto dell’argentino Silva e, soprattutt­o, l’esordio al gol in campionato del talento tanto atteso e pagato a peso d’oro: Patrik Schick. Ma sì, la Roma è chic per davvero e fa un passo avanti per la Champions sistemando­si da sola, per il momento, al terzo posto. Di Francesco non poteva immaginare riscaldame­nto migliore prima di scalare il monte Liverpool. Ha vinto, ricordando tra l’altro che in trasferta è micidiale: perso solo con la Juve e decimo clean sheet esterno. Ha fatto riposare un po’ di giocatori che saranno titolari: Dzeko, Florenzi, Kolarov e De Rossi. Qualcuno l’ha alternato. E ha portato a regime chi potrebbe servire, come Schick appunto. Meglio di così.

LA CHIAVE Di Francesco aveva predicato grande concentraz­ione per questa sfida. Non aveva torto. La Spal che non perdeva da 8 giornate e l’esigenza del turn over obbligava a non distrarsi. Non si aspettava certo una Spal così arrendevol­e e forse non se l’aspettava nemmeno Semplici. Anche se qualche sentore negli allenament­i deve averlo avuto perché nel suo 3-5-2 ha inserito in mezzo Everton, uomo di battaglia, per Grassi, e Schiattare­lla invece dell’annunciato Viviani. Anche in questo caso più gambe che piedi. Non è bastato. A parte il fatto che poteva godere di un rigore al 12’ del primo round per uno scontro Antenucci-Fazio, ha subito dall’inizio alla fine. Non si può mai dire, ma l’impression­e è che anche se Tagliavent­o avesse concesso il penalty e Antenucci l’avesse segnato, sarebbe cambiato poco. I motivi sono semplici: quando non c’è gara sulla qualità in campo, se nemmeno la condizione ti sorregge, son guai. La Spal è sembrata sulle gambe, se non bollita. Arrivava sempre tardi sui palloni e, soprattutt­o, la stanchezza annebbiava le idee in uscita. Quanti passaggi sbagliati dai difensori, in giornata da incubo, e dai centrocamp­isti... E spesso su quegli errori si creava l’opportunit­à per la Roma, al solito alta nel pressing e in generale nel baricentro, di avere occasioni da gol. ● (ma.cec.) Più forte l’amore o la scaramanzi­a? Il presidente Pallotta ci pensa su. «Lunedì (domani, ndr) volerò a Londra, così potrò andare a Liverpool – dice al «Guardian» –. Però non sono andato a Barcellona, mentre c’ero al ritorno a Roma, quindi non so che fare. Devo seguire le mie superstizi­oni, ma puoi eliminare chiunque se giochi 94’ come col Barcellona. Se vuoi essere tra le prime 10 squadre al mondo, però, devi avere i ricavi. Per questo serve lo stadio. Non avevamo un settore commercial­e o digitale, né una tv o una radio. Adesso sì. Spendiamo milioni di dollari per mantenere tutto. Perciò non puoi stare lì seduto e pensare: “Lo stadio verrà rimandato ancora un anno”». E il rischio c’è. Dieci tiri, cinque in porta, in 45’. Fin quando Everton ha tenuto zompando sulle caviglie di tutti e dalle fasce Mattiello e Lazzari servivano qualche palla per Antenucci, la Spal ha sofferto ma è sopravviss­uta. Dopo l’autorete del povero Vicari, entrato in scivolata con Strootman su cross di Pellegrini, è crollata. Ci si aspettava una reazione nel secondo round, invece è stato un one man show gialloross­o. Dopo 7’ raddoppio di Nainggolan con una rasoiata da fuori, dopo 15’ la prima gioia di Schick, di testa, su cross di Pellegrini. Poi il passeggio e le alternanze di giocatori in vista Liverpool.

LE GARE PESANTI Semplici ha provato a dare uno scossa cambiando sistema e uomini già al tramonto del primo round. Fuori Vicari che, autorete a parte, non ne ha indovinata una, dentro Grassi a sinistra con Kurtic a destra e arretramen­to di Lazzari (il più generoso) e Mattiello per una difesa a 4. Nell’intervallo è tornato al 3-5-2 inserendo Simic. Ma i polmoni sgonfi e le idee confuse non hanno consentito alcuna reazione. Per dire, Alisson si è guadagnato la pagnotta per l’unico tiro della Spal di Paloschi (già sul 2-0) fin lì controllat­o senza problemi da Manolas. Il gran recupero di Bruno Peres sulla deviazione ad anticipare Antenucci ha sventato del tutto il pericolo. Probabile che a quel punto la Spal abbia pensato alla fondamenta­le sfida-salvezza di domenica con il Verona. Umano, di fronte a una Roma determinat­a e sicura di sé, che da qualche tempo ha acquistato finalmente la consapevol­ezza della sua forza. Peccato per quel periodo nero, perché come qualità e gioco avrebbe avuto i mezzi per sfidare Juve e Napoli. Ora c’è un sogno da inseguire. Un grande sogno. Altro che distratta Roma da Champions sola al terzo posto Spal sulle gambe

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