La Gazzetta dello Sport

BENVENUTI FA 80 «SONO STATO FORTE MA MAI CATTIVO»

- Valerio Piccioni Giorgio Lo Giudice

Giovedì compie 80 anni. Nino Benvenuti taglia un altro traguardo. Per la festa l’appuntamen­to è a Roseto per gli Europei Youth. Noi lo incontriam­o invece a Roma, al Villaggio Olimpico, un luogo che ci porta subito al ricordo dei Giochi del 1960 e della sua medaglia d’oro. «Il mio trionfo più grande. Il titolo di campione del mondo lo conquisti, ma poi lo perdi. Campione olimpico lo sei per sempre».

Perché si è dato alla boxe?

«Per mio padre. Ci aveva provato pure lui sul ring, la sua passione e l’educazione che mi ha dato sono state decisive. Per questo posso dire: sono nato pugilatore».

Il pugno ce l’hai quando nasci o quando lo costruisci?

«Il pugno ti cerca e ti trova, se ti trova: voglio dire che è qualcosa che devi avere già dentro. Poi c’è tutto il resto: la palestra, la vita, il pesce di mio padre».

In che senso?

«Lavorava alla pescheria centrale di Trieste. Il pesce è qualcosa di vivo, di naturale: anche vedere mio padre all’opera mi ha formato. Come i miei chilometri in bicicletta per andare ad allenarmi. Anche io facevo Isola d’Istria-Trieste. Fino a quando ci portarono via la casa di Isola e ci trasferimm­o a Trieste».

Lei ha detto che un campione non si vede soltanto dai titoli ma dagli incontri con altri uomini. Ne ha avuti diversi.

«E da tutti ho avuto qualcosa di importante. Ognuno ha lasciato dentro di me un’impronta».

Il più grande chi è stato?

«Ali. Il più intelligen­te di tutti, quello che aveva capito il pubblico più di tutti. Aveva un dono di Dio, era un predestina­to a diventare campione, fuori e dentro il ring».

Anche lei sente di aver avuto un dono da Dio?

«A mio modo sì, sono stato un uomo fortunato. Ho vinto tutto quello che c’era da vincere. Ho fatto felice mio padre e mia madre. I genitori mi hanno dato delle regole e mi hanno insegnato a rispettare quelle che c’erano fuori».

Che effetto le fanno certi papà e certe mamme che vedono il figlio sempre e comunque come una vittima?

«Preferisco non rispondere. Dico solo che non li concepisco, che non sopporto atteggiame­nti del genere».

Che cosa accadde veramente con Carlos Monzon? È vero che si sentì vulnerabil­e già dai giorni precedenti?

«Un match, un avversario, si studia prima. Da come si esprime, capisci il suo valore, comprendi cos’ha dentro. Tutto questo con Monzon non esisteva, era chiuso, irrazional­e. Aveva un segreto che teneva nascosto. L’ho capito soltanto dopo, se l’avessi fatto prima non avrei perso così nettamente».

E che cos’è che la spinse a raggiunger­lo dopo, quando era sceso all’inferno, dopo l’uccisione di sua moglie?

«Il desiderio di capire tutto quello che aveva dentro e che non avevo saputo scoprire».

Con Griffith ci riuscì di più? Com’era diversa la cattiveria di Griffith da quella di Monzon?

«Cattiveria non è la parola giusta per la boxe, il grande pugile non ha bisogno di essere cattivo. Emile era meraviglio­so e modesto, e aveva una caratteris­tica: dava il meglio di sé solo quando riteneva l’avversario vicino al suo livello. Non voleva mai essere forte con i deboli».

Che cos’è il pugilato?

«Un mestiere, un lavoro, sicurament­e non un gioco. E il mestiere lo impari da chi ne sa più di te, non c’è un’altra strada. Poi è chiaro che devi metterci del tuo».

Perché non ha fatto l’allenatore?

«Perché non ho mai avuto la presunzion­e necessaria».

E la boxe la vede in television­e?

«Se non c’è un grande match, cambio canale. Ma a volte mi incuriosis­ce il giovane in cui vedo qualcosa di speciale».

Sta per compiere 80 anni, che cosa vuol fare da venerdì?

«Correre i 100 metri! Scherzo, però l’atletica è sempre stata una grande passione. Se non avessi fatto il pugile avrei voluto essere un mezzofondi­sta o magari un atleta del pentathlon moderno. Pentathlon che scoprii quando preparavo le Olimpiadi, nel 1959 a Orvieto. Cinque sport, hai voglia a dimostrare quanto sei bravo...».

«HO VINTO TUTTO E RESO FELICI I MIEI CHE MI HANNO DATO LE REGOLE»

NINO BENVENUTI TRA TRIONFI E VALORI

GIOVEDÌ L’EX CAMPIONE TAGLIA IL TRAGUARDO: «OLIMPIONIC­O

PER SEMPRE, IRIDATO A TEMPO. OGNI RIVALE HA LASCIATO IN ME QUALCOSA D'IMPORTANTE: ANCHE MONZON L’IRRAZIONAL­E»

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? CHE CARRIERA Nino Benvenuti, oggi nella foto Lapresse, è nato a Isola d’Istria il 26 aprile 1938. Oro olimpico ‘60 nei welter, record dilettanti: 120-1. Da pro’, iridato superwelte­r Wba-Wbc‘65-66, iridato medi Wba-Wbc 1967-70. Record pro’: 82-7-1. Si...
CHE CARRIERA Nino Benvenuti, oggi nella foto Lapresse, è nato a Isola d’Istria il 26 aprile 1938. Oro olimpico ‘60 nei welter, record dilettanti: 120-1. Da pro’, iridato superwelte­r Wba-Wbc‘65-66, iridato medi Wba-Wbc 1967-70. Record pro’: 82-7-1. Si...

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy