Milan come balla Mirabelli
Il d.s. ad alto rischio: Elliott spinge per un nuovo corso tecnico
Poco più di un mese fa, dopo la vittoria in rimonta sul Chievo, non si sarebbe certo raccontato questo scenario. Il diciotto marzo il Milan esultò per un gol di André Silva, sconfisse l’avversario e avanzò a più sette sull’Atalanta consolidando il sesto posto con vista Champions. Un mese più tardi deve invece voltarsi indietro per rivedere un po’ di luce: da allora il Milan ha smesso di vincere infilando quattro pareggi tra due sconfitte, la prima comprensibile contro la Juventus e la seconda molto meno spiegabile contro il Benevento. Il gol di André, stella del mercato d’attacco, ugualmente non ha avuto seguito. E la classifica ha subito le conseguenze peggiori: Milan settimo, superato dall’Atalanta, fuori dalla Champions e con l’Europa League a rischio. Il campo e quello che succede fuori vanno spesso di pari passo: le vittorie avevano portato al rinnovo di Gattuso, la più recente sconfitta porta tensione all’interno del club. Sono giorni delicati nella progettazione del futuro e una storia è la spia che accende il caso. BERNARD O meglio un nome, Bernard Anicio Caldeira Duarte, semplicemente Bernard, ala mancina dello Shakhtar. Un dettaglio l’aveva inserito nella lista dei grandi obiettivi rossoneri: il brasiliano è a scadenza di contratto ed era «il non c’è due senza tre» di Mirabelli, il cui futuro è al centro della discussione in atto. Il d.s., presi Strinic e Reina, era a un passo dal chiudere il terzo affare della nuova stagione. Alt, ecco arrivare lo stop cinese. Indiscrezioni orientali riferiscono dell’amarezza della proprietà per l’ultimo k.o. e più in generale per l’intera conduzione della stagione. Oltre alla Cina c’è da guardare all’altra parte del mondo, all’America. Qui, negli States, ha sede Elliott, sempre più presente nella gestione del club. Lo dimostra il documento con cui all’Uefa si è posto come fondamento della continuità aziendale in caso di mancato rifinanziamento. L’a.d. Fassone, impegnato in questo e in altri delicati fronti, deve dunque relazionare Mr Li e gli altri azionisti. Nel frattempo ecco Elliott: se l’ipotesi che diventi padrone del Milan non è prioritaria è anche vero che il fondo ha necessità di tutelare il proprio investimento e tra le tutele che vorrebbe porre in atto c’è il rafforzamento del management sportivo. E’ già stato chiarito che le spese dell’estate scorsa non potranno essere replicate nella loro ricchezza: sarà un mercato più «povero», anche perché l’ultimo non ha lasciato soddisfatti. L’idea potrebbe allora esser quella di affiancare un altro manager a Mirabelli, o magari arrivare - nell’ipotesi più drastica - a sostituirlo.
BASI Il d.s. si sente forte della fiducia degli altri dirigenti ma il caso è stato riaperto dalla sconfitta di sabato sera. Mirabelli ci ha messo la faccia aggiungendo le sue scuse a quelle già chieste dall’allenatore. La figura è stata pessima e ha rimesso in discussione il progetto intero: è valsa la pensa spendere 240 milioni per perdere in casa dall’ultima in classifica? Trovare spiegazioni è complicato: il valore tecnico dei giocatori è senza dubbio superiore, quindi è altrove che vanno ricercate le cause, magari in un grosso difetto di personalità. Come ogni progetto anche quello rossonero ha bisogno di tempo, è consuetudine gettare le basi al primo anno e poi edificare nelle stagioni successive. E il Milan una buona base oggettivamente ce l’ha. A partire da Donnarumma, rimasto a dispetto dei contrasti con Raiola e – sottolineano spesso da Casa Milan – senza mai scendere a patti con l’agente. Inoltre altri rinnovi importanti sono stati sottoscritti e, oltre agli acquisti, va considerato il mercato in uscita con cessioni estive non «scontate». Tra i rinnovi c’è anche quello di Gattuso, il cui futuro è stato spesso legato a quello del direttore sportivo, a cui si deve l’intuizione di Rino allenatore a grandi livelli. Nessuno, neppure Psg o City, altri «ricchi» esempi, hanno raccolto i frutti del lavoro al primo anno. Basterà per calmare Cina e America?