MA ATTENTI, IL LIVERPOOL È L’OPPOSTO DEL BARÇA
Il rischio vero per la Roma è restare «prigioniera» del Barcellona e di una notte irripetibile. Stasera sarà tutta un’altra storia, non è detto più difficile, e ripensare all’Olimpico farebbe forse perdere di vista il fatto che il Liverpool, tra le semifinaliste di Champions, è forse il più lontano dal Barça. Quel 3-0 memorabile non dev’essere un capitolo chiuso ma il punto di non ritorno nel processo di consapevolezza (come per la Juve la semifinale 2015 contro il Real). Però adesso si cambia. Il Liverpool è meno presuntuoso del Barça, più affamato e ha una carica psicologica spaventosa pari ai giallorossi. Non palleggia, verticalizza. Non aspetta Messi, ma innesca Salah. Non sa rinunciare alla propensione offensiva, ma perde consistenza dietro. Su questi aspetti dovrà giocare Di Francesco che ha dimostrato di interpretare i rivali come pochi altri tecnici. Anche la difesa a tre potrebbe essere messa da parte, dovendo affrontare una squadra che ha nel tridente offensivo il punto di forza. Si rischierebbe di concedere l’uno contro uno a quei tre indemoniati di Salah, Firmino e Mané, oppure di abbassarsi sempre a cinque. Meglio forse un centrocampista in più.
Il Liverpool conosce la Roma: non si farà sorprendere tra le linee, non imiterà gli imbolsiti catalani che non sono riusciti a trovare una mossa alternativa all’usurata «palla a Messi». Ma ad Anfield dovrà comunque fare la partita. E questo può concedere un vantaggio tattico alla Roma, la possibilità di gestire linee della difesa e tempi delle ripartenze. In trasferta non sempre i giallorossi hanno convinto, ma già in Inghilterra, contro il Chelsea, hanno dato spettacolo. Quello che si chiede loro è di non rinunciare mai a giocare: nel tempio di Anfield, con quello che c’è in gioco, non gli perdoneremmo mai il contrario.