La Gazzetta dello Sport

Calcio, Beatles, coppe e dolore Ecco Liverpool rossa di passione

- Stefano Boldrini INVIATO A LIVERPOOL (ING)

È

la città Fab: Fab Music, Fab Football, Fab Nightlife. Musica, calcio, vita notturna: per giovani, giocatori e artisti Liverpool è perfetta. Con i Fab Four, i Beatles, sconvolse negli anni Sessanta il mondo della musica. Con i Fab Reds, lo squadrone che tra il 1976 e il 1984 conquistò quattro coppe dei Campioni, segnò un periodo straordina­rio per il calcio inglese. La vita notturna non ha confini da sempre: porto mondiale della tratta degli schiavi nel 1800, collegamen­to principale tra Europa e Stati Uniti fino al 1930, poi il ciclone Beatles, il calcio, i contrasti con Margaret Thatcher e la crisi degli anni Ottanta, la rinascita all’inizio del terzo millennio.

LO SPIRITO DI KLOPP A Liverpool c’è una nota musicale ad ogni angolo, un pallone che rotola in ogni strada, centinaia di pub dove ti possono raccontare le imprese dei Reds di ieri, di oggi e, dopo un paio di boccali di birra, anche di domani. Non ti senti mai solo, perché c’è sempre una chitarra a regalarti un’emozione, o una maglia da calcio a strapparti un sorriso. Jürgen Klopp è perfetto per questa squadra e per questa città. Non è solo un allenatore: è un trascinato­re di anime. Il suo football incarna lo spirito dell’Anfield: avanti popolo, e chissenefr­ega se ogni tanto becchiamo qualche gol di troppo. La vera cosa importante è segnarne uno in più degli avversari. Il ciclone Klopp ha riportato il Liverpool in semifinale Champions dopo 10 anni. Aveva i Fab Four in attacco – Coutinho, Salah, Firmino e Mané –, ma sono restati in tre dopo la cessione del brasiliano al Barcellona. Per i soldi si può perdere un tenore, soprattutt­o quando governa una proprietà americana molto attenta al denaro, il Fenways Sports Group. Ok titoli e trofei, ma il money ha un profumo irresistib­ile.

GLI ULTIMI ANNI Il Liverpool non vince il campionato inglese dal 1990. I Reds hanno vissuto da comprimari il ciclo del Manchester United, il periodo d’oro dell’Arsenal, la crescita del Chelsea, l’avvento del Manchester City. Hanno dovuto sopportare persino i trionfi di Blackburn e Leicester. Dal 1990 ad oggi, tre FA Cup, quattro coppe di Lega, tre Community Shield. Il meglio è arrivato ancora una volta dall’Europa: la Coppa Uefa nel 2001, due Supercoppe nel 2011 e 2005 e, soprattutt­o, la Champions del 2005, nella famosa notte di Istanbul, splendida per i Reds e un incubo per il Milan.

LA KOP Alla storia vera – 2.771 anni per Roma, 811 ad agosto per Liverpool – i Reds rispondono con quella calcistica, dove non c’è confronto. Liverpool è una parte importante della storia mondiale del football: ha duellato per decenni con Manchester per il primato nazionale e in Europa ha segnato un’epoca. La Kop, roccaforte del tifo Reds, ha un impeto dirompente. Qui non ci sono spaccature, non ci sono divisioni, non ci sono ammutiname­nti: si tifa Liverpool e basta. «You’ll never walk alone» avvolge anima e cuore: all’ingresso in campo, anche i conigli diventano leoni.

LA FORZA DELLA TRAGEDIA Il rapporto città-calcio, nonostante la concorrenz­a dell’Everton per il quale tifa Paul McCartney, è di ferro dopo la tragedia di Hillsborou­gh, la peggiore del calcio inglese, avvenuta il 15 aprile 1989, in occasione della semifinale di FA Cup Liverpool-Nottingham Forest. La strage provocò 96 morti e 766 feriti. Le ragioni principali furono le falle dell’organizzaz­ione, gli errori commessi dalla polizia e le condizioni decadenti dello stadio di Sheffield. Una campagna mediatica orchestrat­a dal Sun contro i tifosi e le deviazioni nel report della commission­e d’inchiesta assolsero in un primo momento i veri responsabi­li del disastro, ma la caparbietà dei parenti delle vittime portò nel 2009 alla formazione di un panel che condusse un’indagine accurata, con faldoni di centinaia di migliaia di pagine. Risultato: revisione della sentenza e incriminaz­ione di chi, in quel 15 aprile 1989, commise errori fatali. L’ex premier David Cameron, nel 2016, chiese pubblicame­nte scusa alla città di Liverpool. All’esterno di Anfield, un mausoleo-memoriale ricorda le 96 vittime. Ogni anno, il 15 aprile, si svolge una cerimonia per non dimenticar­e.

IMAGINE Liverpool è anche questa: ribelle, orgogliosa, indomabile. E’ una città in cui, quando percorri Mathew’s Street, la strada del Cavern Club dove cominciò la leggenda dei Beatles, ti fermi ogni volta a leggere le parole scolpite sui muri di Imagine, la canzone scritta da John Lennon: «Immagina non ci sia il Paradiso/ Prova, è facile/ Nessun inferno sotto i piedi/Sopra di noi solo il cielo/Immagina che la gente/viva al presente/Immagina non ci siano paesi/Non è difficile/Niente per cui uccidere e morire/Immagina che tutti/ vivano la loro vita in pace/Puoi dire che non un sognatore/ma non sono il solo/ Spero che anche tu ti unirai un giorno/e che il mondo diventi uno/Immagina un mondo senza possesso/mi chiedo se ci riesci/senza necessità di avidità e fame/La fratellanz­a tra gli uomini/Immagina tutta la gente/ Condivider­e il mondo intero». Immaginate di leggere queste parole dal vivo e di pensare a quale emozione potreste provare.

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