Al giudizio dell’Europa Ducati prima e tormentata, Honda top
●Dovi leader ma dubbioso, crollo Lorenzo Svolta a Jerez?
Tre gare alle spalle, ma a guardare la classifica sembra di essere ancora nel 2017, quando a lottare per il Mondiale erano sempre quei due, Andrea Dovizioso e Marc Marquez. Allo sbarco della MotoGP in Europa, il forlivese il 6 maggio si presenterà a Jerez da leader del campionato, però con il fiato dell’iridato sul collo: 46 a 45. Dovi contro Marquez, ma anche Ducati contro Honda, visto che da 13 gare vincono solo loro: l’ultima vittoria Yamaha risale ad Assen 2017 con Valentino Rossi. A Jerez sarà il turno di Iwata? O della rediviva Suzuki? Abbiamo provato a fare un primo bilancio.
DUCATI Prima nel Mondiale piloti con Dovi, ma solo 3ª in quello costruttori. Se, ascoltando il forlivese ma anche Danilo Petrucci, la GP18 è un passo in avanti rispetto alla 17, le caratteristiche negative di poca percorrenza a centro curva sono rimaste e su due piste come Argentina e Texas si sono viste. Dovizioso sta capitalizzando al massimo quanto ha a disposizione, ora spetta agli ingegneri rendergli la vita meno difficile. «Perché la classifica è bella e importante, ma quel che abbiamo non basta» puntualizza Andrea. Petrucci, che si gioca la carta del team ufficiale nel 2019 manda in archivio due delle piste a lui meno congeniali per caratteristiche tecniche con cambi di direzione per lui penalizzanti a livello fisico, ma dalla Spagna ci si aspetta un’inversione di marcia. Se alla rossa c’è soddisfazione per avere strappato alla Honda Jack Miller, che con la GP17 Pramac sta mostrando il suo talento, la nota negativissima, è Jorge Lorenzo. «È il momento più duro della mia carriera, difficile digerire risultati così, sono triste ma non mollo» raccontava Jorge, 6 punti in 3 gare, domenica sera. Ma delusi, parecchio, da gara e scelte tecniche (la gomma dura posteriore) erano anche gli uomini Ducati. Anche se il d.g. Corse, Gigi Dall’Igna, promette: «Lavorerò per dargli una mano, psicologicamente e tecnicamente. Jerez ultima chiamata? Non è detto. Credo in Jorge, se Jorge crede in noi bisognerebbe chiederlo a lui».
HONDA Due vittorie su tre gare, una con Cal Crutchlow e una con Marquez, sono la punta dell’iceberg di una moto tornata il riferimento del paddock. Marquez avrebbe già potuto essere in fuga se non avesse perduto la testa in Argentina, ma è chiaro a tutti che lui e la RC213V costituiscono il binomio perfetto. Perché se lo spagnolo si conferma il più grande talento di oggi, la Honda è una moto che con lui, lo sfortunato Dani Pedrosa e Crutchlow va forte ovunque e in ogni condizione. «A me la Honda preoccupa molto» è la sintesi di Rossi condivisa da tutti.
YAMAHA Tre podi in tre gare con tre piloti, ma zero vittorie. Delle grandi, la Yamaha è rimasta finora a bocca asciutta, col solo Johann Zarco davvero vicino al successo, sconfitto in volata da Crutchlow in Argentina. La M1 sembra un passo avanti rispetto alla versione 2017, anche se Maverick Viñales e Rossi lamentano come a livello di elettronica il margine da Honda e Ducati resti importante. «Io di sicuro su questa moto mi sento molto meglio, ma sono curioso di vedere cosa succederà in Europa, soprattutto a Jerez ed a Barcellona, dove un anno fa avevamo sofferto tantissimo». La riasfaltatura dovrebbe eliminare la grande sofferenza della M1 in condizioni di poca aderenza. «Se ci sarà un grip anche poco inferiore a Le Mans (dove la Yamaha lo scorso anno dominò; n.d.r.) sarà perfetto» dice Silvano Galbusera, capotecnico di Rossi.
SUZUKI Due terzi posti nelle ultime due gare, Alex Rins in Argentina, Andrea Iannone qui ad Austin, ma anche le buone impressioni dei test invernali e del Qatar, dicono che la Suzuki si è lasciata alle spalle un difficilissimo 2017. La moto è cresciuta, Rins si sta dimostrando un bel pilota, mentre Iannone, pungolato dalle prestazioni del compagno, conferma che è da podio. Serve replicare. APRILIA I risultati sono molto sotto le attese. Le altre Case hanno fatto un grande passo in avanti, ma lo stesso non è accaduto per Noale, che sembra persa nella direzione da seguire. Aleix Espargaro è capace di grandi prestazioni velocistiche, ma dall’interno del team trapela come non sia altrettanto bravo a livello di sviluppo; Scott Redding si sta confermando un ripiego o poco più. Soprattutto, però, ci si interroga sulla volontà di investire pesantemente. Aprilia è un marchio magico, ha senso partecipare senza crederci davvero?
LA SFIDA Fino a settembre niente GP extra UE. Suzuki e Yamaha, in rialzo, affiancano le rosse contro le HRC (2 vittorie su tre GP)
KTM La Casa austriaca è un bel gambero da corsa: al passo in avanti nel finale 2017, ne hanno fatto seguito un paio all’indietro in questo inizio del Mondiale 2018. Pol Espargaro è un discreto pilota, Bradley Smith si conferma una scommessa perduta. L’arrivo di Zarco nel 2019 è atteso come la manna dal cielo.