Ginobili e Messina Amarcord bolognese alla texana
●L’eterno Manu trascina gli Spurs in gara-4 sui Warriors, con il coach che lo allenò alla Virtus
Amarcord, sì in dialetto dell’Emilia Romagna. Perché è impossibile non fare un tuffo nel passato: Bologna, 2001, il 24enne Manu Ginobili e il suo allenatore Ettore Messina insieme in cima all’Europa con la Virtus Bologna. Domenica coach Messina era seduto sulla panchina alla guida degli Spurs, sostituto di Popovich per la morte della moglie Erin, Manu sul parquet, come accade da 16 stagioni. Racconta Ginobili: «Oggi (domenica, ndr.), quando si è arrabbiato e ci ha sgridato, ho avuto dei flashback: mi è sembrato il vecchio Ettore. Sono felice di vederlo allenare a questo livello. Bellissimi ricordi». Amarcord, appunto. Ettòre, come lo chiamano qui, stoppa i Golden State Warriors (103-90) e diventa il primo tecnico europeo a vincere una partita di playoff, anche se il successo non sarà segnalato negli almanacchi Nba (va nel bilancio di Pop). Ginobili, a quasi 41 anni (li compie il 28 luglio), rispolvera l’abito buono e contribuisce con la tenacia di una volta a rinviare la vacanza degli Spurs. Manu segna 16 punti, ma nell’ultimo periodo ne insacca 10 in 6’ e spiccioli. «Sono così felice per lui. Si merita tutto quello che gli sta capitando nella sua carriera e in campo», dice Messina.
PERFETTO In campo, in quell’ultima frazione, l’argentino mette tre triple (senza mai sbagliare), una dall’angolo proprio davanti all’allenatore rivale, Steve Kerr, suo ex compagno. «Quando ha realizzato quel tiro sotto i miei occhi ho sorriso: 16 punti a 40 anni. Mi sono detto: io sono ormai un anziano decrepito, quindi deve essere un vecchietto anche lui, perché abbiamo giocato assieme», scherza Kerr. Manu ritocca un primato: nessun quarantenne aveva mai segnato in doppia cifra nei playoff dalla panchina. E lui lo ha già fatto due volte nelle ultime tre gare. Non infilava 10 punti nell’ultimo quarto dai playoff del 2012 e sale ad un Olimpo speciale: terzo giocatore nella storia della Nba a realizzare 15 punti e servire 5 assist nella postseason. Gli altri due? John Stockton e Karl Malone. «Nell’ultimo quarto mi sono sentito benissimo perché tutti stavamo producendo. Eravamo carichi: sapevamo di poter vincere». Lui era in trance, un trascinatore: il ruolo che interpreta meglio. Rimane in testa il suo tiro in torsione dalla media distanza su un piede solo e con una mano: vintage Manu. E gli Spurs, dopo aver sparacchiato dal perimetro nelle prime tre sconfitte (20/83, 24%), infilano collettivamente 15 triple su 28 (53.6%), una meno del loro record. Conquistano gara-4 e riaccendono una piccolissima fiammella di speranza. Dura ribaltare il verdetto che appare scritto: negli ultimi quattro campionati solo due squadre hanno prolungato la serie contro i Warriors con un match point contro. Spiega soddisfatto Messina: «In situazioni difficili come questa, a volte ti puoi accontentare di fare una buona partita. Auguri ai tuoi avversari di vincere il titolo e vai a casa soddisfatto. Invece questi ragazzi non si sono accontentati, volevano qualcosa di più».
ROUTINE Pure adesso, nel ruolo di capo allenatore (temporaneo), Messina continua a riscaldarlo Manu prima di ogni gara, in una routine che va avanti nel tempo. Per quanto ancora? Ginobili deciderà in estate. Chiude l’ex c.t. azzurro: «Anche se allenare in queste tristi circostanze non è semplice, poter dare una mano alla squadra e aiutare Manu a giocare una grande partita mi rende felice». Come ai vecchi tempi.