Svolta a Torino Riconosciuto un bimbo nato da due mamme
●Per la prima volta in Italia la trascrizione all’anagrafe. «Scritto un pezzo di storia»
La notizia ha subito scatenato una battaglia per il “primato”. Quando la sindaca di Torino, Chiara Appendino, ha annunciato la registrazione a Palazzo Civico di un bambino figlio di due mamme, primo riconoscimento alla nascita in Italia di un bimbo di una coppia omogenitoriale, da Napoli si son fatti sentire. «Il primo riconoscimento all’anagrafe di un bimbo nato da due donne è stato fatto dal nostro Comune ben tre anni fa quando abbiamo sanato la vicenda del piccolo Ruben», ha rivendicato il sindaco Luigi de Magistris. Sta di fatto che da ieri il piccolo Niccolò Pietro, figlio di Chiara Foglietta, vicecapogruppo del Pd in consiglio comunale, e della compagna Micaela Ghisleni, è ufficialmente registrato all’anagrafe torinese. Mai un primo cittadino aveva fatto questa scelta senza la disposizione di un giudice. «Oggi non si è solo scritto un atto. Un nome su un foglio. Si è scritta una pagina importante della nostra storia», ha commentato la neo mamma Foglietta. Grande la soddisfazione della sindaca che nei giorni scorsi aveva espresso l’intenzione di dare pari diritti anche “forzando la mano”: «A livello di legislazione l’Italia non è ancora pronta a questo passo, ma noi abbiamo deciso senza dubbio alcuno di compiere un gesto forte, superando molti ostacoli. Oggi è una di quelle giornate per cui vale davvero la pena ogni goccia di energia spesa per fare politica».
LA VICENDA La settimana scorsa l’anagrafe di Torino aveva respinto la domanda di riconoscimento del figlio da entrambe le madri. E bocciato la proposta di accettare la dichiarazione, presentata dalla sola Foglietta, del concepimento del figlio con le tecniche di procreazione assistita in una clinica danese. Allo stop, è seguito l’intervento della Appendino. «Abbiamo aperto una strada importante per tutte le coppie che si trovano nella nostra stessa situazione, abbiamo dato coraggio a quelle donne che non hanno più intenzione di dichiarare il falso», ha spiegato ancora la consigliera Pd. La giurisprudenza ha già fornito casi in favore del riconoscimento dello status di genitori per entrambi i componenti di una coppia gay. La Corte d’Appello di Torino, nel 2015, ribaltò l’iniziale no del Tribunale accogliendo la richiesta di due donne (che si erano sposate e poi avevano divorziato a Barcellona) ordinando all’ufficiale di stato civile del Comune di Torino di trascrivere la nascita del bambino come figlio di entrambe le donne. «Sono mamme tutte e due», sentenziarono i giudici. Ma sul delicato argomento va ricordata la storia di cui parla il sindaco de Magistris: nel 2015, a Napoli, la vicenda del piccolo Ruben, figlio di due mamme sposate in Spagna, fu sanata con la trascrizione nel registro dell’anagrafe del Comune. Poi arrivò l’annullamento dell’allora Prefetto ma il Tribuna- le di Napoli ordinò la ri-trascrizione dell’atto di nascita dato che il riconoscimento di Ruben non violava «l’ordine pubblico italiano». Nel gennaio scorso, infine, a Milano, il sindaco Beppe Sala decise di trascrivere il certificato di nascita per i gemellini di una coppia gay concepiti con gestazione per altri in California, riconoscendo la genitorialità di entrambi. Ma anche qui si era trattato della trascrizione di un atto registrato all’estero. Ora la svolta torinese di ieri va a riaprire il dibattito. Parla di «falso in atto pubblico» Massimo Gandolfini, leader del Family Day: «Ancora una volta viene infatti negata l’esistenza del padre per via amministrativa e viene implicitamente tollerata una pratica vietata nel nostro Paese, ovvero l’eterologa per coppie dello stesso sesso».