ROMA KO CONTO SALAHTO ORA UN ALTRO MIRACOLO!
Champions, semifinale d’andata Il grande ex fa una doppietta e piazza altrettanti assist trascinando il Liverpool (5-2) Dzeko e Perotti evitano la disfatta
Ma non è finita ad Anfield. Non ancora. È stato a lungo un massacro, un inferno, un’angoscia senza fine. Roma letteralmente in balìa di Salah, un indemoniato che ha segnato due gol, servito due assist e che nessuno è riuscito neanche a vedere, altro che fermare. Un mostro. E Firmino incantevole quasi quanto l’ex giallorosso. Poteva chiudersi qui la semifinale, senza che il ritorno avesse più senso, un k.o. tecnico umiliante. Ma la Roma, ecco l’unico merito di una serata sbagliata, a cominciare dalle scelte di Di Francesco, non s’è arresa. S’è rimessa a posto con cambi tardivi, ma necessari, di uomini e sistema. E dallo sprofondo del 5-0 s’è arrampicata nel finale su un 5-2 che sempre batosta è ma, almeno, rimette le cose come dopo il Barcellona. All’Olimpico serve il 3-0 e all’Olimpico ci si aspetta quello che s’è visto contro Messi. Il Liverpool è forte, i giallorossi però lo hanno ingigantito.
ILLUSIONE
Quello che più fa male è il modo in cui la Roma, improvvisamente, è crollata. Come se questa semifinale – comunque indimenticabile per emozioni e uno stadio unico – fosse cominciata soltanto al 28’. Prima ci si era illusi che Di Francesco avesse azzeccato ancora la strategia vincente. Aveva deciso di insistere sulla difesa a tre: un azzardo contro le tre punte scatenate del Liverpool. Un azzardo che aveva ripagato finché la Roma era riuscita a compattare un 3-4-1-2 non troppo basso: posizioni rispettate diligentemente, gambe che rispondevano e un bel giropalla che rendeva vano il pressing del Liverpool. Nainggolan era trequartista per schermare Henderson in impostazione, Ünder molto largo a destra sulla linea di Dzeko. Anche la traversa di Kolarov su punizione, con la complicità di Karius, lasciava sognare. Invece Salah e Mané restavano in mezzo al guado, troppo bassi per scatenarsi nel loro sport preferito, i 100 metri, o troppo lontani per essere pericolosi. Poi, l’inferno.
ERRORI E CROLLO
Può darsi che la Roma abbia pagato quella mezzora. Di sicuro la difesa a tre ha cominciato a mostrare tutte le sue inevitabili crepe, con Salah sempre diretto verso il povero Juan Jesus, un incubo, un uno contro uno dall’esito scritto appena l’egiziano riceveva palla. Con Fazio che doveva accentrarsi per dare una mano a Manolas distrutto da Firmino, lasciando l’altro satanasso Mané libero a sinistra. E
soprattutto con troppi interpreti irriconoscibili (Strootman, Juan Jesus) o inadeguati (Ünder). Ha sbagliato Di Francesco a non proteggersi a quattro, a scegliere il turco invece di Schick e, infine, a mettere mano alla squadra soltanto al 22’ del secondo tempo. Troppi errori. In questo spazio di tempo – 40 minuti circa – è stato un monologo impressionante del Liverpool che, ad ogni gol, acquistava coraggio, velocità, prepotenza.
SALAH DA URLO
S’è scatenato Salah come spesso gli è successo in stagione: le cifre, due gol (1-0 e 2-0) e due assist (3-0 e 4-0), non possono spiegare tutto. Sembrava Messi al doppio della velocità. Kolarov non riusciva mai ad abbassarsi per proteggere Juan Jesus. Il centrocampo cadeva sotto il pressing di Milner e Wijnaldum (dentro subito per l’infortunato Oxlade-Chamberlain). E la Roma si spezzava in due tronconi che soltanto De Rossi nel primo tempo, e Nainggolan con discreta continuità, provavano a ricomporre. Due gol di Salah nel primo tempo. Tre nella ripresa, Mané e due volte Firmino, prototipo del centravanti moderno, a tutto campo, con un’intelligenza pari al senso del gol. E tutti in tribuna a chiedersi: quanti ancora? Una volta che il Liverpool ha potuto impostare il suo gioco, pressing, verticalizzazioni, palle rubate al centro (vero Manolas?), non c’è stata partita. Ma tiro al bersaglio.
RISCATTO
Soltanto a questo punto Di Francesco reagisce. Fuori Jesus e De Rossi stanchissimo, dentro Perotti e Gonalons, con Schick che aveva già sostituito Ünder. Subito dopo il doppio cambio arriva il 5-0 di testa, di Firmino, ma è calcio d’angolo. La Roma in realtà si è
finalmente sistemata in un molto più sensato 4-3-2-1. E poi, a dirla tutta, pecca un po’ di presunzione il bravissimo Klopp che ha trasformato una squadra buona in una macchina da gol: sul 5-0 pensa che sia finita, sostituisce Salah, e questa scelta «uccide» anche Firmino che non si ritrova più. Mentre la Roma, spinta dall’orgoglio, dalla freschezza di Perotti, dal movimento di Schick, non lascia più solo Dzeko: il bosniaco firma il 5-1 a modo suo, danzando in area, e poi Perotti mette dentro il rigore del 5-2 per mano in area di Milner. Cinque sono troppi comunque: nelle ultime sei trasferte la Roma ne ha presi 17 e ancora una volta, lontana dall’Olimpico, è affondata. Ma la semifinale è lunga 180’. La Roma l’ha già fatto una volta. Sarà più difficile ma, dopo Real-Juve e Roma-Barça, niente è più impossibile.