La Gazzetta dello Sport

LE LACRIME DI INIESTA «ADDIO BARÇA» ANDRÀ IN CINA CON IL SUO VINO

L’ANIMA E LA MENTE BLAUGRANA ANNUNCIA L’ADDIO DOPO 22 ANNI DI FEDELTÀ E TRIONFI: «HO PIANTO E SOFFERTO, MA NE È VALSA LA PENA»

- di FILIPPO MARIA RICCI INVIATO A BARCELLONA @filippomri­cci

«Terribile», dice Andres Iniesta ricordando il suo primo giorno alla Masia. E si scioglie in uno dei pochi sorrisi di questo suo giorno triste, guardando giù verso quell’esperienza infantile dolorosiss­ima dall’alto dei 31 trofei accumulati solo con la prima squadra del Barça. Era il 16 settembre 1996. «Venimmo in macchina con i miei genitori e mia sorella, che oggi sono di nuovo qui con me, stetti malissimo, e per parecchio tempo. Per un bambino di 12 anni staccarsi dalla famiglia è durissima, ho pianto e sofferto ma ne è valsa la pena, eccome».

PRESSING EMOZIONALE Ventidue anni dopo, Andres è di nuovo in lacrime. Ha quasi 34 anni e sta ufficializ­zando il suo addio al Barça. Si siede. Prende fiato. Lo butta fuori tutto insieme. Si avvicina al microfono, torna indietro, prova a parlare, la voce è rotta. «Questa che si sta per chiudere è la mia ultima stagione al Barça». Non arriva nemmeno in fondo alla frase, le lacrime lo pressano alte come faceva lui con Xavi e Busquets e gli altri ai tempi del Pep, i sentimenti prendono palla e non la mollano, un tiqui-taka emotivo che lo costringe ad una commovente resa. Di fronte ha la moglie Ana con i tre bambini. Il presidente Bartomeu e i magazzinie­ri, tutti i compagni meno Messi e Suarez, impegnati altrove. E

una marea di giornalist­i assiepata, li a sgomitare in piedi con i computer in mano. Mai vista tanta gente.

AUTOESIGEN­ZA MASSIMA Andres sembra ancora più piccolo, timido, fragile, solo. Però come in campo, come nella vita, prova a uscire palla al piede, a disegnare il taglio verticale per il compagno smarcato, si asciuga le lacrime e il naso che colano, cerca aria sbuffando rumorosame­nte e raccoglie l’affetto e la stima di tutti. In mezzo a questa rumba emozionale Andres dice che se ne va «per onestà nei miei confronti e nei confronti di questo club che mi ha preso quando avevo 12 anni e mi ha dato tutto. Io ho cercato di ricambiarl­o con tutte le mie forze, tanto in campo come fuori, provando a vincere e provando a rappresent­are i valori che contraddis­tinguono questa società meraviglio­sa, la migliore del mondo. Non mi perdonerei mai se dovessi mettere in difficoltà il Barça restando senza poter essere al livello necessario per essere titolare e per provare a vincere. Mai».

LA DETERMINAZ­IONE Eccola, l’immensa forza di questo Davide che per anni e anni ha lottato contro giganti, si chiamasser­o Nostalgia, Depression­e o Real Madrid. Il bambino di Fuentealbi­lla che piangeva nella solitudine della Masia era armato di una determinaz­ione feroce oltre che di una tecnica sopraffina. Per questo Andres è sopravviss­uto, per lo stesso motivo Andres oggi se ne va, nonostante appena sabato scorso nel 5-0 al Siviglia nella finale di Copa del Rey abbia giocato come se fosse un angelo. Iniesta non può nemmeno pensare di non essere all’altezza, non molla un millimetro, e per questo quando gli chiedono se la sua lotta (ci mise un bel po’ ad imporsi in prima squadra) può essere di esempio per i ragazzi della Masia di oggi dipinge un quadro che è un monito per i canterani: «Non lo so, ogni storia, ogni persona, ogni esperienza è differente. Posso solo dire che io avevo un chiodo fisso: trionfare nel Barcellona. E ogni singolo giorno qui ho lottato per raggiunger­e questo obiettivo». Ascoltate ragazzi, e meditate. E un ricordo, il Ricordo? «In mezzo a tante vittorie scelgo il giorno del debutto, a Bruges. Li finì il lungo sogno che avevo vissuto da quando ero arrivato alla Masia e cominciò la realtà». Iniesta non ha voluto dire dove andrà, ma la destinazio­ne è la Cina. Il Chongqing Lifan gli ha fatto ponti d’oro e ai milioni per giocare ne sono stati affiancati altrettant­i per commercial­izzare il vino della Bodega Iniesta. «Non ho ancora deciso, l’unica cosa certa è che non giocherò mai contro il Barça, quindi fuori dall’Europa ogni posto va bene. Prima però c’è da vincere una Liga per chiudere un’ottima stagione col doblete».

IL PALLONE D’ORO Iniesta ha detto che il Barcellona continuerà a vincere e a giocare bene anche senza di lui, ha lasciato aperta una porta a un ritorno futuro «per poter trasmetter­e ad altri ciò che ho imparato qui», che giocare con Messi è stato «magico, unico» e che non c’era bisogno delle scuse recapitate­gli in settimana da France

Football per il mancato Pallone d’oro: «E’ più importante l’affetto dei compagni, la percezione di ciò che ho fatto nel calcio non cambia con o senza il Pallone d’oro. E poi essere lì quel giorno del 2010 con Leo e Xavi è stato comunque magico», la stessa parola già usata per Messi. Mentre Andres parlava in giro per il mondo piovevano elogi, ricordi, compliment­i, affetto in grande quantità. «Iniesta non è del Barcellona, è del calcio – ha detto Zidane a Valdebebas – Sono un ammiratore del suo calcio, ha fatto sognare il mondo intero. In campo dava tutto, fuori era un tipo tranquillo. E sì, meritava il Pallone d’oro».

GRAN GIOCATORE E PERSONA

Come detto, a Iniesta del riconoscim­ento individual­e interessa molto poco. È sempre stato così. E allora, come vorrebbe essere ricordato? «Facile: come un gran giocatore e una gran persona. Il calcio passa e restano le persone. Ho passato tutta la mia vita a provarci, in ogni senso, in ogni aspetto. Spero di esserci riuscito». Tranquillo Andres, eccome se ci sei riuscito. E un’ultima cosa, grazie di tutto.

ANDRÀ IN CINA: LO AIUTERANNO A COMMERCIAL­IZZARE IL SUO VINO

IL FUTURO CALCIATORE E VITICOLTOR­E

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SUCCESSI

I trofei vinti da Iniesta col Barça, oltre a 2 Europei e a un Mondiale con la Spagna

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 ??  ?? La commozione del campione spagnolo, 33 anni, mentre annuncia l’addio al Barça
La commozione del campione spagnolo, 33 anni, mentre annuncia l’addio al Barça
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Alla conferenza d’addio di Iniesta era presente tutto il Barcellona, ad esclusione di Messi e Suarez
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