La Gazzetta dello Sport

Roma sente la passione della rosa «Ci vediamo tra un mese»

- Valerio Piccioni ROMA

Ci vediamo fra un mese, non vedo l’ora di arrivare da te. Il Giro d’Italia l’ha detto a Roma ieri pomeriggio presentand­o il suo manifesto ufficiale creato da Derek Gores, e il Trofeo Senza Fine, che sarà consegnato proprio in un luogo magico della capitale all’ultima maglia rosa del 2018. Fino al 27 maggio resteranno qui, al piano terra della nuova «Rinascente» di via del Tritone, dove ieri le due immagini sono state svelate per dare il via al conto alla rovescia.

QUANTA ROMA D’altronde Roma è un po’ dell’inizio della storia del Giro. Perché se è vero che la corsa prese il via nella notte di Milano, alle 2.53 del 13 maggio 1909 per la precisione, il suo primo vincitore di tappa fu un romano. Dario Beni, si chiamava così, viveva al rione Monti, distante un quarto d’ora di cammino da qui. Per festeggiar­lo al passaggio del Giro la mamma gli preparò una specie di pranzo matrimonia­le con tutto il bendiddio possibile. Rispedito al mittente dal passista fedele alle regole della dieta del corridore. Da allora tanta Roma ha conosciuto il Giro: per molto tempo si partì da Ponte Milvio, dove Gino Bartali doveva arrivare mascherato per evitare che l’entusiasmo della gente lo travolgess­e; ma la corsa è arrivata allo stadio dei Marmi e persino all’Olimpico, il primo giorno dell’Olimpico, 17 maggio 1953, volata vincente di Giuseppe Minardi.

«GRADITO RITORNO» Il circuito cittadino di 11 chilometri e mezzo da ripetere per 10 volte il 27 maggio, avrà il suo cuore, partenza e arrivo, ai Fori Imperiali. «Un gradito ritorno e al tempo stesso una grande copertura mediatica, con un audience globale di 750 milioni di persone», dice Daniele Frongia, l’assessore allo sport e ai Grandi Eventi di Roma Capitale, che ammette di non essere proprio un ciclista di profession­e. «L’ultima volta in bici fu ai Castelli, 30 anni fa…» Magari sarà l’occasione per tornare in sella. E a proposito di occasione, per Annalisa Lancia, vice direttore dello store Rinascente, «questa è una grande opportunit­à per avvicinare moda e sport». Fuori c’è la solita Roma che corre, che ha fretta, che sembra non volersi fermare neanche un secondo presa da mille pensieri. Ma il fascino del Giro è speciale, unico: «il canto inebriante alla fatica» di cui scriveva Candido Cannavò, è pronto per regalare per la quarta volta il suo arrivo alla città con i suoi Froome, Aru e Dumoulin. I precedenti sono quelli del 1911, del 1950 e del 2009.

EMOZIONI Si comincia dunque con una rosa speciale. «Gores — spiegano Matteo Mursia, direttore commercial­e di Rcs Sport, e Roberto Salamini, capo del settore marketing e comunicazi­one — è stato conquistat­o dall’idea di fare qualcosa per il Giro». Il suo manifesto, con l’iconica immagine della maglia rosa al centro della scena, sarà battuto all’asta con altri 25 lotti, proprio la sera dell’arrivo. Tutto l’incasso sarà devoluto alla Fondazione Umberto Veronesi. «Per il Giro d’Italia è stato emozionant­e catturare la celebrazio­ne della vittoria usando centinaia di piccoli momenti — ha detto l’artista statuniten­se spiegando la sua personale scoperta della corsa — i bellissimi paesaggi di gara, le foto dei fan, le statistich­e, le maglie, i dettagli che mostrano il sangue, il sudore e le lacrime. Spero di assistere allo spettacolo della corsa di persona, un giorno!». E se arrivasse pure lui ai Fori Imperiali?

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