La Gazzetta dello Sport

C’È CHI HA IN PANCA LA JOYA E CHI NO

Inter-Juve: partitissi­ma a San Siro

- Di LUIGI GARLANDO

C ome Rambo braccato nei boschi che prendeva ago e filo e si rammendava le ferite da solo. Così la Juve, a 3 minuti dalla fine, sotto di un gol, ha raccolto lo scudetto cascato nell’erba e se lo è cucito nuovamente sul petto.

Come Rambo braccato nei boschi che prendeva ago e filo per rammendars­i le ferite da solo. Così la Juve, a 3 minuti dal novantesim­o, sotto di un gol, braccata dal Napoli, ha raccolto lo scudetto cascato nell’erba e se lo è cucito nuovamente sul petto. Autogol di Skriniar, 3-2 di Higuain al 44’: Inter ribaltata in un amen. Una partita e un epilogo che Hollywood se lo sogna. Immaginiam­o il silenzio lunare nel golfo di Napoli al momento del gol del Pipita e la maschera di Sarri che già aveva programmat­o di battere la Fiorentina oggi pomeriggio e di ritrovarsi al comando del campionato, nella città che lo ha battezzato allenatore quando ancora lavorava in banca. A 3 sole giornate dal termine. Gli sarà cascato lo stuzzicade­nti dalle labbra.

Arginiamo la tentazione di spendere inchiostro per celebrare le virtù etiche della solita Juve che non muore mai. Questa non è la solita Juve. La solita Juve non c’è più. La vera Juve mai sarebbe finita in balia di un’Inter in 10 come nei primi 20 minuti della ripresa; la gloriosa BBC mai si sarebbe fatta segnare due gol da una squadra in inferiorit­à. L’autogol dell’affannato Barzagli ha la forza metaforica di un’era che si chiude. La vera Juve avrebbe gestito senza soffrire, con personalit­à e palleggio; avrebbe sgonfiato il pallone e se lo sarebbe portato a casa. Questa Juve è una squadra stanca di reduci, sfilacciat­a anche nelle relazioni, che, come il pescatore Santiago di Hemingway, cerca di trascinare a riva l’ultima preda, braccata dai pescecani di Sarri. E’ andata in vantaggio grazie a una buona idea di Allegri: stendere un filo tra Cuadrado e Mandzukic, cioè spedire cross sul secondo palo dalle parti di Cancelo che era a casa con la varicella quando spiegavano le diagonali. Su quel filo infatti è nata la prima palla gol e il vantaggio di Douglas Costa. Poi la Juve, prima di essere travolta dall’Inter in 10, si è tenuta in piedi con la stampella della Var: esagerata l’espulsione di Vecino, incomprens­ibile la mancata espulsione di Pjanic. Con l’orgoglioso assalto finale, la Signora si è meritata l’epilogo fortunato. Non solo fortuna, chiaro. Anche la fede di uomini abituati a vincere e quindi ottimisti per natura e la qualità somma delle individual­ità. Il filo Dybala-Higuain può stenderlo solo la Juve.

Invece di pescare in panca Dybala, Spalletti ha pescato Santon che ancora una volta ha fatto la figura di Calimero. Facile buttare la croce sulle spalle del tecnico di Certaldo. Più a freddo si considerer­à che l’Inter, dopo un’ora in inferiorit­à e dopo lo sforzo tremendo, quasi eroico, di rovesciare la Juve dei 6 scudetti con uomo in più, era sulle gambe. Si stava affloscian­do davanti ad Handanovic e Spalletti ha provato a soccorrerl­a con quello che passa il convento. Perisic zoppicava e guardava la panchina con occhi da naufrago, Rafinha era sfinito, Icardi quasi... Immettere un difensore a sostegno delle barricate è stata reazione logica, anche se poi è andata come è andata. Con l’allungo della Roma e l’ultima giornata in casa della Lazio, la faccenda Champions si complica. Ma piuttosto che impallinar­e il mister, al popolo interista conviene mettere a fuoco il presente e il futuro, perfino con orgoglio. Oggi, grazie a Spalletti, l’Inter è una squadra che sa costruire bel gioco dal basso, come prima non sapeva; ha il cuore per rimontare in 10 la Juve, mentre prima si avviliva alla prima bua; ha trovato un’identità solida e giovane, che potrà diventare definitiva­mente competitiv­a con pochi innesti di grande qualità. E poi tareranno meglio anche la Var.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy