La Gazzetta dello Sport

Il ruggito del Pipita «Orgoglio, fame e sete di vittoria»

●L’argentino interrompe il digiuno di 716 minuti con il gol del 2-3: «Questa era la gara chiave per lo scudetto»

- Alessandra Bocci MILANO

Ealla fine spunta lui, con il peso del suo nome, del duello infinito con la sua ex squadra, dell’etichetta di mister Novanta milioni un po’ così, che in Europa non fa mai faville, con il surplus di pressione del Mondiale in arrivo e soprattutt­o dello scudetto che stava sfuggendo. Spunta Gonzalo Higuain a imbucare sotto la porta sud di San Siro il gol che tiene la Juve in testa al campionato come minimo per una giornata ancora, che fa superare lo scoglio peggiore e garantisce un minimo di navigazion­e tranquilla ai compagni sull’orlo del tracollo. Perché davvero stava svanendo tutto: lo scudetto, il finale da Lalaland per il campione Buffon, preso in giro dai tifosi interisti che gli consigliav­ano un viaggio nel paese della spensierat­ezza, per Barzagli che a 300 minuti dalla fine del campionato stava condannand­o la Juve e magari anche per Chiellini spettatore a quel punto disperato. Ed eccoli lì, prima Cuadrado, poi Higuain imbeccato da Dybala e facilitato da una difesa stanca e imperfetta. Eccolo lì Gonzalo, figlio di calciatore e pittrice, pennellare il finale di una partita stravagant­e, fuori dallo stile della Juve e anche di questa Inter. E rompere un digiuno di 716 minuti, la sua più lunga astinenza italiana. Niente è ancora conquistat­o, ma dopo questo successo nulla sarà come prima.

LA FAME E L’ORGOGLIO Urlano gli juventini che hanno riempito una parte del terzo anello e che da lassù, cinquanta metri sopra il campo, vedono quell’omone sbucare in fondo a una partita anonima e a tratti irritante e metterci il sigillo. «Questo è il calcio – dice l’argentino, che loquace non è –. Con il Napoli abbiamo perso all’ultimo minuto, qui a San Siro abbiamo ribaltato il risultato. Questo è l’orgoglio, la fame e la sete di vittoria che appartengo­no a questa squadra: lotteremo fino alla morte per provare a vincere il settimo scudetto». Alla fine anche lui si concede qualche iperbole, ma non c’è niente di più iperbolico del gol che ha spezzato il cammino di un’Inter capace di raddrizzar­e la partita in dieci contro undici e poi di perdersi in pochi minuti. Higuain aveva segnato anche al Napoli all’andata e con quel gol la Juve aveva cominciato ad accelerare. Si era ripresa il piglio di razza padrona che parecchie volte in questa annata ha smarrito e a San Siro ha ritrovato quando tutto pareva sfumato.

RIVALI «L’Inter ha fatto una grandissim­a partita, ma questa era la gara chiave ed era fondamenta­le vincere. Adesso ci mancano tre giornate, più la Coppa Italia, e dobbiamo continuare così. Se c’è una sfida fra me e Icardi per il Mondiale? Non ho niente da dire. Mauro è un grande attaccante, ha fatto un grandissim­o gol e ha lottato molto». Ma alla fine esulta Higuain, e fa impazzire tutta la squadra, gli si buttano addosso in venti mentre corre verso la bandierina: quelli che stanno giocando, più quelli della panchina, lo staff. È il remake della scena subita domenica scorsa a Torino, con il Napoli indiavolat­o e la Juve a testa bassa. Stavolta va così, dice Higuain. «A San Siro avevo segnato al Milan, è la prima volta che segno qui all’Inter ed è bellissimo». Il 16o gol del suo campionato probabilme­nte sarà ricordato come il più importante in una serata pazza. Sembrava finita per la Juventus e invece non lo è. D’altra parte non è mai finita finché non finisce, il copyright è di un campione nato parecchi anni fa.

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LAPRESSE La gioia di Gonzalo Higuain, 30, che si prende applausi e fischi dopo aver segnato il gol vittoria
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La festa nello spogliatoi­o della Juventus con Higuain sullo sfondo

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