La Gazzetta dello Sport

Che impresa Cecchinato L’estasi dopo gli errori

●Il palermitan­o batte Seppi nel derby azzurro e conquista la prima finale in carriera: nel 2015 era stato coinvolto in un giro di scommesse

- Riccardo Crivelli

L’errore ci dona sempliceme­nte l’opportunit­à di iniziare a diventare migliori. E con umiltà vivere il rinascimen­to personale fino a sublimarlo con la vittoria più importante in carriera, per di più contro un avversario che hai sempre preso ad esempio. Proprio così: con Marat Safin, l’altro idolo di Cecchinato, per profession­alità e applicazio­ne, è Andreas Seppi. E allora deve essere un segno del destino se la prima finale in carriera di Marco matura quando dall’altra parte della rete c’è un atleta che ammiri e che riesci a domare con le doti che per solito esaltano il rivale, cioè la lucidità e l’esperienza.

ALL’INFERNO E RITORNO Quando Seppi è avanti un set e un break (2-0), il derby di Budapest pare segnato e invece Ceck lo ribalta con le armi che maneggia meglio, il servizio (8 ace) e il dritto, ma anche con il rovescio a una mano che gli offre gustose soluzioni lungolinea quando l’altro gira intorno alla palla per colpire a sventaglio e che è l’emblema più fulgido della crescita di Marco: da colpo per sua stessa ammissione «sotto la sufficienz­a», è diventato un pungiglion­e velenosett­o. Ma il cammino di Cecchinato, solo l’ultimo degli italiani che si ritrova a 25 anni, un’età in cui all’estero si è già vinto, è lastricato soprattutt­o della personalit­à e della consapevol­ezza sgorgate dalla rabbia per un’ombra che aveva rischiato di strozzargl­i la carriera. A luglio 2016, viene squalifica­to 18 mesi per aver alterato, nell’ottobre 2015, un match contro il polacco Majchrzak al Challenger marocchino di Mohammedia e per aver passato altre informazio­ni riservate ad alcuni amici scommettit­ori. Se venisse riconosciu­to l’illecito sportivo, sarebbe radiato, e invece gli viene contestata la violazione dei doveri di lealtà sportiva. La sospension­e viene poi ridotta a 12 mesi e alla fine del 2016 è addirittur­a assolto per un vizio di procedura (Fit e Coni hanno presentato richiesta di squalifica troppo tardi). Uscito in qualche modo dal baratro,

Ceck si lascia il buio alle spalle e riparte.

SENZA INTERNAZIO­NALI Lui, che proprio tre giorni prima del fattaccio del 2015 era salito al n. 82 del mondo, cioè a un passo dal paradiso che ti schiude le porte di ogni torneo, ricomincia dai Challenger, dalle qualificaz­ioni, dai viaggi massacrant­i in posti improbabil­i. E cambia allenatore, scegliendo Simone Vagnozzi, fino al 2011 giocatore di discreto livello: «E’ una persona molto intelligen­te: sfruttava alla grande i suoi punti di forza e te lo trasmette sul piano tattico. Inoltre è un grande lavoratore: mi ha fatto capire che per arrivare ad alti livelli bisogna trascorrer­e tanto tempo sul campo». La favola richiedere­bbe oggi una conclusion­e degna del percorso di redenzione (l’altra semifinale è stata intanto sospesa per oscurità), con Cecchinato già a casa una settimana fa e adesso in finale da lucky loser. Intanto, comunque vada, domani accanto al suo nome ci sarà (almeno) un bel 68 a descrivern­e la nuova classifica, accompagna­to dal rimpianto per gli Internazio­nali di Roma incombenti: Marco è rimasto fuori di qualche posizione dalle qualificaz­ioni (sul ranking del 2 aprile) e non avrà wild card. Per consolarsi, si goda il nuovo status di big. Budapest (501.345 , terra), semifinali: CECCHINATO b. SEPPI 5-7 7-6 (4) 6-3; Millman (Aus) c. Bedene (Slo) 2-6 7-6 (3) sospesa per oscurità. Oggi finale alle 15 (diretta Supertenni­s)

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Marco Cecchinato è nato a Palermo il 30 settembre 1992 ed è allenato da Simone Vagnozzi AFP

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