Spagna Trionfo Barça nella Liga con 3 sigilli di Messi
● Valverde porta a casa Liga (imbattuto) e Coppa del Re, ma resta la grande delusione della Champions League svanita a Roma
La Liga della tranquillità, la Liga della continuità, una Liga ancora senza sconfitte, e alla fine mancano 4 partite. La Liga del 4-4-2, anche, e la prima di Ernesto Valverde, che ha sostituito Luis Enrique e sinora il campionato l’aveva vinto solo in Grecia.
MADRILENE STACCATE Il Barcellona ha dominato la Liga, con l’Atletico azzoppato dalla sentenza Fifa che gli ha tolto il mercato e il Madrid in altre faccende (europee) affaccendato. Dopo aver vinto il campionato lo scorso anno rompendo un digiuno quinquennale la squadra di Zidane si è immediatamente sentita esentata dal dover lottare per una competizione tanto lunga e impegnativa. Il 20 settembre il Madrid aveva fatto 8 punti su 15, il Barcellona viaggiava a punteggio pieno, pareggerà all’ottava e vincerà 11 delle prime 12 partite. A quel punto entrambe le madrilene erano già a -10, il Valencia, secondo, non è mai stato un pensiero reale per la vittoria finale. Il 23 dicembre alle 13, antivigilia di Natale che ha portato al mondo intero il Clasico come pregiata strenna in arrivo dalla Spagna, il Barcellona è andato a vincere 3-0 al Bernabeu col Madrid che aveva appena vinto il suo quinto titolo del magico anno solare 2017, il Mondiale per Club. Campioni di tutto, sì, ma a -14 dai rivali catalani in Liga (pur con una partita da recuperare).
MESSI, SEMPRE LUI Il Barça non ha mai tremato, titubato, rallentato: tre pareggi tra il 4 febbraio e il 1° marzo per rifiatare approfittando del vantaggio accumulato, e in generale un torneo senza macchia. Tenuto pulito dalla miglior stagione di Ter Stegen, dalla seconda miglior difesa (3 gol in più dell’Atletico) e dal miglior attacco (5 gol in più del Madrid) sostenuto da Messi e Suarez, 54 reti in due. L’argentino ancora una volta è stato il pilastro, il rifinitore, il bomber, l’anima, il cuore del Barcellona. Tante tante volte ha risolto lui. All’inizio gli ha dato una mano Paulinho, quando il Barça ha iniziato a mostrare la sua faccia più solida. Poi è intervenuto Luis Suarez.
TRA CALCIO E POLITICA Valverde una volta perso Neymar ha abbandonato il dogmatico 4-3-3 provando a destra Deulofeu, Dembélé, Alcacer, Aleix Vidal, con Messi a fare il 9 vero e falso e Suarez leggermente spostato a sinistra. Un’invenzione che ha reso i catalani solidissimi. È stata l’ultima Liga di Iniesta, che sarà sostituito da Coutinho, arrivato in gennaio. È stata la Liga della politica: il 1° ottobre mentre la città era scossa dal referendum illegale per l’indipendenza con la Guardia Civil che cercava di impedire la votazione il Barcellona decise di giocare contro il Las Palmas (che scese in campo con la bandiera spagnola stampata sulla maglia). Lo fece a porte chiuse, per evitare proteste del pubblico: molti «culé» volevano che il Barça non scendesse in campo per solidarietà con chi era stato respinto con la forza dai seggi, Messi e compagni non avevano nessuna voglia di perdere 3-0 a tavolino e lasciare 6 punti ai rivali.
SETTE SU DIECI Il Barça ha sofferto pressioni politiche ma il buon senso di Valverde ha vinto su tutto: dentro uno spogliatoio sfiancato dal triennio abrasivo di Luis Enrique e con la stampa e i soci divisi tra calcio e politica. E così a velocità di crociera è arrivata la 25ª Liga, settima negli ultimi 10 anni (due al Madrid, una all’Atletico), arricchiti anche da 6 Copa del Rey e 3 Champions. Ecco, la Champions: questo ottavo doblete del Barça resterà comunque sempre macchiato di giallorosso. A Roma il 10 aprile è calato il sipario sull’Europa blaugrana. Enorme delusione che il doblete può mitigare solo in parte.