CALHA & JACK E IL MILAN RITROVA IL SORRISO
●Hakan e Bonaventura prima del 2-1 di De Maio Rossoneri settimi ma in risalita: manca solo il k.o.
La squadra di Gattuso non vinceva dal 18 marzo. Ma l’Atalanta (3-1 al Genoa) replica e rimane davanti
Sarà stato l’urlo del «tutti a rischio» di Rino Gattuso sabato, oppure l’intermittenza del Bologna che scivola aggrottato verso fine stagione, ma il Milan che non vinceva dal 18 marzo trova un’improvvisa fioritura primaverile. Che il risveglio sia persuasivo soltanto a tratti, viene sottolineato anche dall’allenatore: il merito sta più nella connessione potenziata a inizio secondo tempo, quasi per farsi perdonare i due tiri-due gol del primo, che non nel tremolante finale
quando lo spreco può venir pagato caro. In ogni caso, buon segno rialzarsi dopo sei partite senza successo; buon segno perché mancano quattro incontri alla fine di un’annata faticosa, iniziata il 27 luglio in Romania, ma che racchiude nelle ultime tre sfide le sentenze che potranno modificare umori e investimenti. Sabato l’antipasto con il Verona, poi in fila la Juventus (finale di coppa Italia), l’Atalanta e la Fiorentina, concorrenti per l’Europa League.
I MOTIVI Il Milan riesce soltanto a restare al passo dell’Atalanta che lo precede al sesto posto e non si scrolla di dosso quelli che inseguono da più vicino. Ritrova comunque alcuni protagonisti che lo avevano sorretto nei mesi scorsi e adesso erano in modalità riposo o infortunio: Hakan Calhanoglu e Giacomo Bonaventura, per tutti Jack. I due mettono il loro ritratto sulla parete della partita, determinano la rottura dell’ordine nel consueto avvio compresso, come spazi e bassa velocità: rivedono gol (uno a testa), assist (il turco per il socio, sul 2-0) e occasioni (la traversa di Jack nella ripresa). Il Milan dunque segna soltanto nella prima parte, grazie anche agli aiuti del Bologna, anche se quella seguente è migliore come produzione offensiva. Quando subito dopo l’intervallo si ritrova quasi stupito a correre fra le ombre (rossoblù), il Milan non ha la cattiveria per il terzo centro, e fra i più colpevoli c’è Suso, di solito affidabile.
MILAN SU E GIU’ Per abbondanza tricologica e taglio minimale, Rino Gattuso non è tipo che si spettina, nemmeno sotto le raffiche che disturbano, al Dall’Ara. Però la sventolata del 2-1 di De Maio e il quasi 2-2 di Mbaye potevano scompigliargli i pensieri, se non la cresta. Il Milan arranca in chiusura mentre era sovrano prima, l’allenatore lancia una riflessione profonda sul perché non si chiudano certi match, dicendo che i suoi «hanno fatto di tutto per rovinare un bel film». Giusto. Comunque restano altre scene convincenti, dovute agli attori non protagonisti: la duttilità di Calabria, la discreta tenuta di Zapata, superiore a quella di Bonucci, il sapersi riscattare di Donnarumma che ha una manona ferma su Mbaye dopo alcuni svolazzi tra sole e vento. Il ritrovato 4-3-3 vive anche sugli spostamenti al centro, con un sistema semplice: tenere i rivali larghi e poi precederli nei tagli. Nell’1-0 riceve in posizione da centravanti Kessie e colpisce da destra l’esterno sinistro Calha. Sul raddoppio, con palla persa da Gonzalez e Pulgar, è Bonaven-
>La vittoria rossonera mancava dal 18 marzo contro il Chievo