La Gazzetta dello Sport

TROPPA LAZIO PER IL TORO MILINKOVIC VEDE CHAMPIONS

●Luis Alberto sbaglia un rigore, Immobile si fa male, ma il serbo dà il +4 sull’Inter

- Andrea Elefante INVIATO A TORINO

Luis Alberto si fa parare un rigore da Sirigu, ci pensa il serbo a segnare il gol del +4 sull’Inter. Immobile k.o.

Conta sempre più il presente del futuro. Conta più giocarsi la prossima Champions League che il Toro che sarà. Fra gli obblighi di classifica della Lazio imbattuta da 8 gare (5 vittorie nelle ultime 6) e quelli morali dei granata che devono dimostrare a Mazzarri di meritarsi un domani in questa squadra, vince la voglia della squadra di Inzaghi di mordere le ferite fresche dell’Inter, di guardarla da più lontano. Dall’alto in basso come Milinkovic con i difensori granata sul gol decisivo. Da ieri sera, dopo la 12ª vittoria in trasferta, 4 punti più in alto, a braccetto con la Roma: potrebbe essere stato lo strappo decisivo, in chiave Champions. Le speculazio­ni del Toro sono durate un tempo, quello in cui i suoi interpreti offensivi hanno dato la disponibil­ità necessaria a incartare una Lazio turbata dall’infortunio del suo totem Immobile. Ma non quella che sarebbe servita a farle anche male, e poi a provare a restituire il colpo di Milinkovic. Belotti a digiuno da 5 partite, un altro gol subito nella ripresa (10 degli ultimi 11) e a difesa schierata. E meno male che San Sirigu – terzo rigore parato sugli ultimi 4 e almeno tre altri miracoli – non aveva voglia di goleade sulla schiena.

IMMOBILE, ADDIO? La partita era girata per la prima volta dopo neanche un quarto d’ora, quando Immobile ha denunciato la resa per uno stiramento: da quel momento e per un po’ non sarebbe stata la solita Lazio, come se il salto di un ingranaggi­o avesse fatto battere in testa tutto il motore, abituato a regimi tarati a memoria. Ma dopo un muro di Sirigu su Murgia, una doppia chance per Ljajic e soprattutt­o De Silvestri e i primi segnali di vita del progetto tattico studiato da Mazzarri, l’altra scossa è arrivata poco dopo, quando la Lazio ha toccato con mano una volta di più il peso di Immobile. Su lancio al bacio di De Vrji, Sirigu era stato costretto a rimediare a un ritardo in ripiegamen­to di Nkoulou e Milinkovic, che pure si stava allargando a sinistra, aveva «costretto» i due a un fallo evitabile. In assenza di Immobile, sul dischetto Luis Alberto: ipnosi con copyright di Sirigu.

SOFTWARE Come un altro bug nel software della Lazio, che Mazzarri aveva scelto di manometter­e con un 3-4-1-2 rivisitato. Coordinato dalla doppia fase di Baselli e molto variabile grazie ai movimenti ad allargarsi a destra di Edera e a sinistra di Belotti, per tenere larghi Radu e Luiz Felipe e costringer­e Lulic e Marusic a non alzarsi troppo, e ai chilometri anche di sacrificio percorsi da Ljajic: quasi in versione «falso nove» da 3-4-3 e in pressione costante su Leiva, il centro di gravità della Lazio. Ma proprio il ritorno del brasiliano ai suoi picchi di metronomo senza cadute di ritmo, nella ripresa, ha smascherat­o la pesante flessione del Toro. Inzaghi ha chiamato un 3-4-2-1, chiedendo a Milinkovic di avvicinars­i ancora di più a Luis Alberto, alle spalle di Caicedo. Il serbo ha colpito di testa su corner – ennesimo assist di Luis Alberto – ma soprattutt­o ha spadronegg­iato in lungo e in largo, chiudendo con sette conclusion­i in porta e sfiorando anche il 2-0 nel finale dopo un uno-due bijou con Lieva. Ci era già andato vicino due volte Caicedo, ben più di quanto fosse riuscito a fare il Torino, nonostante l’«all in» con Iago alle spalle di Belotti e Niang e Ljajic in versione regista basso al fianco di Baselli. Molto peso offensivo, pochi veri brividi per Strakosha: era già successo altre volte, e Mazzarri ci ha già riflettuto su.

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GETTY L’incornata vincente di Sergej Milinkovic, 23 anni, 11° gol in A
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