La Gazzetta dello Sport

LA DOMENICA DELLE RISPOSTE

Le volate scudetto e Champions

- Di FABIO LICARI

Nella pazza stagione di Real-Juve e Roma-Barça tutto è possibile, ma i giochi sembrano più o meno fatti. Non si vede come la Juve possa perdere questo scudetto, dopo aver scherzato col fuoco negli ultimi giorni. Allo stesso tempo, precipitat­a nell’incubo di -4 da Roma e Lazio, l’Inter teme ormai di doversi procurare un decoder per andare in Champions (mettendo così a rischio il suo futuro senza i milioni dell’Europa che conta). Non è come in Spagna, Inghilterr­a, Germania e Francia, non c’è sicurezza aritmetica, ma questa sembra la domenica delle risposte.

Come qualcuno sospettava, il ribaltone di San Siro ha finito con il coinvolger­e il Napoli, alle prese con limiti di personalit­à non più trascurabi­li se la prossima stagione vorrà pensare in grande. Stop brusco e doloroso quello di Firenze, ben oltre le meraviglie di Simeone. Nel momento più importante il pallone diventa inesorabil­mente pesantissi­mo, la testa smette di pensare alla solita velocità. Turnover ridotto, stanchezza, nervi tesi, prevedibil­ità a ritmo basso, e qualche festeggiam­ento anticipato di troppo. Ma forse c’è altro.

Vuoi vedere che Sarri ha ragione quando dice che giocare dopo i bianconeri è uno svantaggio? Può darsi. Però dovrebbe precisare che lo è per la sua squadra, mentalment­e non attrezzata alla tensione da vertice, alla gestione dell’attimo fuggente: il primo difetto di fabbrica sul quale dovrà lavorare. Non si spiega altrimenti la «quasi» rinuncia preventiva alla Champions e all’Europa League. Un vero peccato: anche se il bel gioco non è tutto — alla faccia degli integralis­ti dell’estetica — quello di Sarri resta un modello che l’Europa invidia. Un peccato anche perché 84 punti, a tre turni dalla fine, il Napoli di Sarri non li ha mai avuti. S’è migliorato di stagione in stagione, 73 punti nel 2016, poi 77, adesso 84, in altri tempi cifra buona per essere campioni. Il suo problema è che neanche la Juve si ferma, 85, 85, adesso 88. Mostruosa.

Se i bianconeri si prenderann­o il settimo scudetto lo avranno meritato, ben oltre le polemiche «pre» e «post» Orsato. Ad Allegri basta vincere contro Bologna e Verona, qualcuno ha dubbi in merito?, oppure conquistar­e un successo e due pari (confidando nella differenza-reti rispetto al Napoli). E comunque si può arrivare secondi, dopo sei successi consecutiv­i, senza inscenare drammi e istruire processi. Vincere non è un obbligo. Però, che Allegri resti o meno, serviranno nuove strategie per la stagione che verrà. Una squadra da ringiovani­re, soprattutt­o in difesa e in mediana, un atteggiame­nto diverso, se la Champions diventerà il primo obiettivo. Napoli e Inter non sono stati capitoli indimentic­abili.

Obiettivo, ossessione, sogno, la Champions cambierà la vita di chi partecipa (e chi non) come non mai. Con il nuovo sistema di premi, la semplice partecipaz­ione può valere una quarantina di milioni. Perderli, un disastro. Al di là dell’arbitro, non è stata una grande serata per Spalletti le cui sostituzio­ni sono state concausa della sconfitta. L’Inter non può però essere condannata: ha giocato meglio in inferiorit­à, è «squadra» per la prima volta dai tempi di Mou, meglio di Spalletti non ce ne sono tanti. Ma non si può negare che i nostri migliori tecnici siano arrivati col fiatone a questo finale: Allegri, Sarri, Spalletti, Inzaghi. Lo stesso Di Francesco per il quale tutti tifiamo. Tatticamen­te e strategica­mente la situazione per il Liverpool sarà ideale: se poi il sistema tattico davvero non conta, lo scopriremo se confermerà (o meno) la difesa a tre.

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