LA SERATA HIMALAIANA E L’OMICIDIO DELL’AVVENTURA
I temi al Festival della Montagna
Esattamente un anno fa la notizia della morte di Ueli Steck sul Nuptse arrivò in pieno svolgimento del Film Festival della Montagna. Lasciò tutti sorpresi e increduli. Il fortissimo alpinista svizzero stava preparandosi a tentare la traversata Everest-Lhotse. Che ora è nei progetti di Tenji Sherpa, il quale doveva essere il compagno di Steck in quella grande avventura. Una sfida nei programmi anche della cordata formata dal romeno Horia Colibasanu e dallo slovacco Peter Hamor. Lo sfortunato Steck verrà certamente ricordato anche quest’anno. Domani sera a Trento è in programma proprio una serata himalaiana, condotta dagli amici Luca Calvi e Sandro Filippini. Ricostruiranno le tre grandi spedizioni dello scorso inverno e, con Alex Txicon e Denis Urubko che hanno tentato invano Everest e K2, ricorderanno la particolare figura del polacco Tomasz Mackiewicz, morto sul Nanga Parbat. La montagna che lo aveva conquistato e alla quale si era testardamente dedicato per tanti inverni.
Al Festival, nella serata di venerdì prossimo all’Auditorium Santa Chiara, io invece cercherò di fare il punto sulla situazione dell’alpinismo e dell’arrampicata a 50 anni da un articolo nel quale lanciai l’allarme sul pericolo che un uso eccessivo dei mezzi artificiali potesse «uccidere» l’avventura. Infatti quelle righe le avevo intitolate «L’assassinio dell’impossibile». Sono molto felice di discuterne con interpreti eccezionali delle scalate come Tommy Caldwell, Adam Ondra, Hervé Barmasse, Manolo, Hansjörg Auer e Nicola Tondini. Spazieremo dall’arrampicata estrema su El Capitan ai più alti gradi mai superati, dall’avventura in Himalaya, alla sperimentazione e alla ricerca di sfide personali.