I SOLITI SOSPETTI
JUVE, ARBITRI E VELENI... POLEMICHE SENZA FINE
Gli errori di Orsato e gli attacchi ai bianconeri. L’Inter: «Brutto spot, certe cose non cambiano». Il sindaco di Napoli De Magistris: «Furti di Stato e di calcio»
●L’a.d. Antonello ha parlato su InterTv. De Magistris ha attaccato su facebook. Inter-Juve non finisce più
Inter-Juventus è un pozzo senza fine, pensi di aver tirato su tutti i veleni e invece ricaschi giù e finisci per affogare. I fischi, o i mancati fischi del signor Orsato, Vecino espulso al minuto 18 e Pjanic « perdonato» al giro di lancetta numero 57, i meno uno che diventano più o meno 4, continuano a scatenare polemiche feroci. Ed è il fronte del «fuori» ad alzare i toni più duri rispetto a quello del «dentro». Perché se l’amministratore delegato nerazzurro Alessandro Antonello parla di «cose inaccettabili» e di «Inter arrabbiatissima», un’accusa e un dato di fatto, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris sorprende tutti con un affondo al vetriolo via facebook attaccando con un solo apparentemente generico «loro» - pronunciato senza nome e cognome, ma di identità facilmente intuibile - i colpevoli di «furti di calcio e di Stato» perché si sentono «forti e potenti rubando». Un attacco che ha preso in contropiede tutti, prendendosi tutta la scena della piazza di Napoli, dove invece la società e la squadra hanno scelto il basso profilo. ORGOGLIO E STORIA Toni diversi, un solo obiettivo: la direzione di Orsato, l’idea che l’ormai vicino settimo sigillo consecutivo della Juve sia frutto di una grande ingiustizia sul doppio binario scudetto conquistato (e strappato al Napoli)-Champions quasi sfumata (per l’Inter). Un verdetto di oggi, che però stana evidentemente fantasmi di ieri e di domani. Lo capisci da una parte del discorso di Antonello: «Un brutto spot. Nel mondo del calcio molte cose stanno cambiando ma sembra che alcune di queste rimangano invariate. Noi, comunque, siamo orgogliosi della nostra storia». Storia, non cronaca. Oggi, ma non solo oggi. Perché il contesto è diverso, l’Inter morattiana è diventata cinese, ma la rivalità, teniamoci bassi almeno noi con il vocabolario, è sempre la stessa.
DURANTE E DOPO Tutto è il frutto della combinazione fra un antagonismo incattivito dagli anni e da un rimescolamento di carte che ha fatto dell’Inter-Juventus di sabato una sorta di bivio di tutto un campionato, la partita che probabilmente ha detto allo scudetto vai di là e alla Champions vai di qua. Insomma, il solito frullato di romanzo, giallo e polemiche, un genere in cui il calcio è un autore imbattibile, capace di scrivere un best seller dopo l’altro. Si pensi che solo tre settimane fa era stato «pubblicato», quello di Real MadridJuve, fra il rigore di CR7 e il deprecabile sfogaccio di Buffon. Davvero troppo per una partita da sola. Uno scoppio di adrenalina che ha invaso anche il «dopo», anche questo un classico del repertorio. La corsa alla scoop da social network, la caccia alla prova regina da presunto complotto, s’è infatti presa tutto il post partita. Ecco allora il presunto labiale smascheratore del quarto uomo Tagliavento, a cui era stato attribuito un «nel recupero vinciamo» che era in realtà un «che recupero facciamo?», o quel «Promosso! Eh!» rivolto da Allegri proprio a Tagliavento e in cui qualcuno ha visto sostanzialmente un grazie per la direzione di Orsato. Episodi sui quali il procuratore federale Giuseppe Pecoraro, visionati i filmati, ha ritenuto di non dover aprire alcuna inchiesta.
GIUSTIZIA SOCIAL Tutto in pochi secondi: le decisioni dell’arbitro, il sorpasso Juve, la bufera sui social. Al confronto pure la singolar tenzone dei tempi di calciopoli, che fu invece una lunga storia di accuse e difese, di processi e di sentenze, è una roba da goliardate di un tempo che fu. Un tempo in cui i social
SEMPRE PEGGIO Al confronto degli scontri di queste ore, Calciopoli pare una goliardata... L’errore diventa minaccia, come sa Orsato, ma anche il povero Santon
network facevano soltanto le prove generali del ruolo che avrebbero occupato anni dopo, un gigantesco megafono che amplifica tutto: delusioni, trionfi, giustizia sommaria. E nel quale l’errore, non solo quello arbitrale, diventa minaccia (vedi quello che è successo al povero Santon, subentrato a Icardi e protagonista negativo della serata proprio negli attimi del ribaltone juventino). Un posto dove devi schierarti per forza e se non lo fai ti danno pure del vigliacco. Qualcosa di simile al bullismo da scuola di certi genitori, della serie: qualsiasi cosa succeda mio figlio ha sempre ragione e il professore che ha qualcosa da dire su di lui è sempre un imbecille.
«SORELLA» POLITICA Dunque, a distanza di 48 ore dai fatti e misfatti (o presunti tali), InterJuve diventa la classica disfida di Barletta, prestandosi a sconfinamenti non proprio all’insegna del fairplay di altri mondi, quello dello spettacolo e naturalmente, quello della politica. Dove per qualche ora, il gran duellare su Orsato, Vecino e Pjanic, il triangolo della polemica, mette in ombra una crisi sempre più impantanata con la prospettiva di nuove elezioni con una campagna elettorale modello...InterJuve.
INTERISMI DIVISI Calcisticamente parlando, però, anche all’interno degli stessi partiti, si fanno strada posizioni diverse. Lo stesso «interismo» non usa le stesse parole. Paolo Bonolis dice che «in Inter-Juve è successo quello che succede costantemente da anni in Italia. Una squadra come la Juve, fortissima, ma che quando va in difficoltà trova degli errori a suo favore che rimettono tutto in carreggiata». Mentre Sandro Mazzola va in fuga sulla fascia e converge verso il centro con una traiettoria molto poco conformista: «La sconfitta dell’Inter - dice a “Un giorno da Pecora” su Radio 1 - non è colpa dell’arbitro. Non è stato un furto, i bianconeri hanno vinto legittimamente, e l’espulsione di Vecino c’era». In pratica, è colpa nostra: «Io non avrei tolto Icardi, non lo toglierei mai».
TRAMA IMBATTIBILE Sull’altro fronte rispunta la tesi dei torti arbitrali che si compensano. «È ovvio che in una gara una cosa può andare a favore, una volta contro - ha dice Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo e tifoso juventino, interrogato da «La politica nel pallone» su Radio 1 - Orsato ha commesso un errore grave nel non espellere Pjanic, ma per il resto direi che ha fatto bene. E poi con il rosso non penso sarebbe cambiato l’esito». Affermazione che fa ripartire il viaggio sulle montagne russe fra un punto di vista e l’altro. Un’atmosfera che la storia, vicina e lontana, ha cucito addosso a Inter-Juve ormai da anni. Una trama di cui sembra impossibile fare a meno.
TEMPI MODERNI Nell’era social il calcio e la politica diventano insulto per odio di parte Nessuna inchiesta aperta in Procura sui filmati di Allegri e Tagliavento